Banche armate: Intesa-Sanpaolo esce dal mercato delle armi

Entro poche settimane un nuovo ordine di servizio del gruppo Intesa-Sanpaolo stabilirà che si esce dall’operatività legata all’export di armi”. Lo ha annunciato Valter Serrentino, responsabile Csr (Responsabilità sociale d’impresa) del gruppo guidato da Corrado Passera, al dibattito di Trento su “Capitali disarmati”.

 


L’iniziativa è stata organizzata dalla “Piazzetta dell’Altra Economia”, lo spazio che nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento ospita imprese e associazioni del mondo dell’equo, solidale e sostenibile. Il confronto con Intesa-Sanpaolo, molto partecipato dal pubblico, partiva dalla constatazione che il principale sponsor del Festival dell’Economia (svoltosi a Trento ai primi di giugno, ndr), è stato nel 2006 la banca che con oltre 400 milioni di euro di operatività, ha maggiormente fornito servizi in appoggio alle esportazioni italiane di armi.

“La pressione della società civile e dei risparmiatori sta ottenendo ulteriori risultati, ma le associazioni non devono adagiarsi” – ha commentato Giorgio Beretta, coordinatore della Campagna di pressione alle ‘banche armate’ lanciata otto anni fa dalle riviste missionarie Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di Pace. “Il mercato delle armi vede l’interesse di molti attori, dall’industria ai politici, dai mediatori alle banche. Noi stiamo cercando di scomporre questo fronte e di sollecitare ciascuno ad assumersi responsabilità precise e trasparenti”. Con le banche alcuni risultati si vedono: il Monte dei Paschi di Siena è uscito dal settore, ci sono impegni, per ora solo parzialmente rispettati, di Unicredit e Capitalia. C’era stato l’impegno di Banca Intesa nel 2004, che è rimesso in discussione dall’aggregazione con il Sanpaolo.

Serrentino ha precisato che la linea adottata da Intesa diverrà quella di tutto il gruppo. “La nuova scelta dovrebbe scattare dal 1° luglio. L’anno prossimo quindi Intesa-Sanpaolo sarà in parte presente nella lista contenuta nella Relazione della Presidenza del Consiglio al Parlamento, ma poi dovremmo rapidamente scendere”.

Tuttavia gli intervenuti hanno osservato che i più recenti sviluppi del mercato delle armi – tecnologie a doppio uso, broker, operazioni estero su estero, contractors privati – stanno rendendo più difficile i controlli in questo campo. E l’industria militare italiana si sta lamentando delle scelte che alcune banche stanno facendo.

“Come possiamo scegliere di non finanziare un progetto per il rischio creditizio, così possiamo scegliere di non partecipare ad un certo business a causa del rischio di reputazione” – ha sottolineato Serrentino. “Ma parallelamente alla diminuzione dell’impegno sulle armi vorremo aumentare l’impegno nel campo dell’economia sociale e solidale”. A questo proposito nascerà tra poco Banca Prossima, la banca del gruppo Intesa-Sanpaolo dedicata alle imprese sociali, che sarà presente anche in Trentino, inquadrata, come la controllata Banca di Trento e Bolzano, nella “banca dei territori”.

Secondo una stima di Microfinanza, il periodico dell’omonima associazione impegnata nella promozione del microcredito, l’economia solidale trentina vale, in termini di fatturato, circa 150 milioni di euro. Di essi, 82 milioni fanno capo alle cooperative sociali, 2 milioni alla cooperativa del commercio equo Mandacarù, 30 milioni l’agricoltura biologica, altri 30 milioni l’edilizia ecocompatibile, 6 milioni le energie rinnovabili, in particolare i pannelli solari. Massimo Sinigaglia, rappresentante in Trentino di Banca Etica, che ha sostenuto la realizzazione della Piazzetta dell’Altra Economia, ha ricordato a sua volta che Banca Etica già oggi è dedicata interamente all’economia sociale.

Francesco Terreri

 

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