I piani segreti USA per il petrolio dell’Iraq

L'amministrazione Bush aveva preparato dei piani per la guerra e per il petrolio iracheno prima degli attacchi dell'11 settembre, scatenando una battaglia politica tra i neo-conservatori e Big Oil, come Newsnight della BBC ha rivelato. Esattamente due anni fa – quando il presidente George Bush annuncio' che gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e le forze alleate avrebbero iniziato a bombardare Baghdad – i manifestanti sostennero che gli USA avevano un piano segreto per il petrolio iracheno, una volta che Saddam fosse stato sconfitto (Greg Palast, Z Magazine).


A dire il vero c'erano due piani, conflittuali tra loro, che scatenarono una guerra politica (tenuta nascosta) tra i neo-conservatori al Pentagono ed un misto di dirigenti “Big Oil”(1) e “pragmatisti” del dipartimento di stato statunitense.

“Big Oil” sembra aver vinto. L'ultimo piano, ottenuto da Newsnight proprio dal dipartimento di stato statunitense, era stato redatto, come abbiamo appreso, con l'aiuto dei consulenti dell'industria petrolifera americana.

Alcuni “interni” hanno rivelato a Newsnight che la pianificazione inizio' “nel giro di qualche settimana” dalla prima entrata in carica di Bush nel 2001, molto prima degli attacchi dell'11 settembre agli USA.

Il consulente di industrie petrolifere iracheno Falah Aljibury afferma che prese parte ai meeting segreti in California, a Washington e in Medio Oriente. Ha descritto un piano del dipartimento di stato per attuare un golpe.

Aljibury ha anche detto a Newsnight di aver intervistato dei potenziali successori di Saddam Hussein per conto dell'amministrazione Bush.

Piano segreto di vendita

Il piano sostenuto dall'industria era stato scartato a favore di un altro progetto segreto, steso appena prima dell'invasione nel 2003, che prevedeva la vendita di tutti i campi di petrolioi. Il nuovo piano fu scritto dai neo-conservatori con l'intento di usare il petrolio iracheno per distruggere il cartello dell'Opec mediante degli aumenti massicci di produzione.

Secondo Robert Ebel, alla vendita fu dato l'ok durante un meeting segreto tenuto a Londra da Ahmed Chalabi poco prima dell'ingresso statunitense a Baghdad. Ebel, un ex analista petrolifero della CIA, ed ora insegnante al centro per gli studi strategici internazionali di Washington, volo' al meeting di Londra su richiesta del dipartimento di stato, come ha rivelato a Newsnight.

Aljibury, che un tempo era il canale tra Ronald Regan e Saddam, richiese i piani per la vendita del petrolio iracheno, spinse in questa direzione il consiglio governativo insediato dagli USA nel 2003, aiuto' ad istigare l'insorgenza e gli attacchi sulle forze d'occupazione statunitensi e britanniche.

“Gli insorti fanno cosi'… Vedi, immagina di star perdendo il tuo paese e di star perdendo le tue risorse, che finiscono nelle mani di una banda di ricchi miliardari intenzionati a comandarti e a rendere miserabile la tua vita” ha detto Aljibury dalla sua casa vicino a San Francisco

“Vediamo un aumento dei bombardamenti sulle installazioni petrolifere e sugli oleodotti, basati sul presupposto che la privatizzazione stia arrivando”.

Privatizzazione fermata dall'industria

Philip Carroll, l'ex direttore generale della Shell Oil USA, prese il controllo della produzione petrolifera irachena a nome del governo statunitense un mese dopo l'invasione e sospese il piano di vendita.

Carroll ci ha detto di aver chiarito a Paul Bremer, il capo dell'occupazione statunitense che arrivo' in Iraq nel maggio 2003, che non ci sarebbero dovute essere privatizzazioni delle risorse petrolifere irachene o degli impianti finche' lui fosse rimasto in carica.

Il successore scelto di Carrol, un dirigente di Corroco Oil, ordino' un nuovo piano per la creazione di una compagnia petrolifera statale, proprio come voluto dall'industria.

Ari Cohen, della neo-conservatrice Heritage Foundation, ha dichiarato a Newsnight che era stata persa un'opportunita' per privatizzare i giacimenti petroliferi dell'Iraq. Sostenne che il piano era un mezzo degli USA per sconfiggere l'Opec e che l'America avrebbe dovuto andare avanti con quella che lui stesso ha definito una decisione “priva di cervello”.

Carroll colpi' ancora, dicendo a Newsnight “Sarei d'accordo con quest'affermazione. Privatizzare sarebbe una decisione priva di cervello. Solo una persona persona priva di cervello l'avrebbe pensata.

Nuovi piani, ottenuti da Newsnight e da Harper's Magazine grazie all'atto statunitense sulla liberta' d'informazione, richiedevano la creazione di una compagnia petrolifera statale, come voleva l'industria statunitense. In base all'inchiesta di Harper's, l'istituzione di questa compagnia ebbe termine nel gennaio del 2004 sotto la guida di Amy Jaffe dell'istituto Baker in Texas. L'ex vice-segretario di stato James Baker e' ora un legale. Il suo studio, Baker Botts, sta rappresentando ExxonMobil e il governo saudita.

Potete vedere dei segmenti dei piani per il petrolio iracheno qui.

Interrogata da Newsnight, miss Jaffe ha affermato che l'industria petrolifera preferisce il controllo statale del petrolio iracheno, e non la sua svendita, perche' tema un ripetersi della privatizzazione energetica sul modello russo. Temendo il collasso dell'Unione Sovietica, alle compagnie petrolifere statunitensi fu impossibile fare delle offerte per le risorse.

Dice Joffe: “Non c'e' dubbio che una compagnia petrolifera americana non sarebbe entusiasta di un piano per privatizzare tutte le risorse mediante compagnie irachene. Le compagnie americane resterebbero fuori dalla transazione”.

D'altronde, Jeffe aggiunge che le compagnie petrolifere statunitensi non apprezzerebbero neppure un piano che indebolisca l'Opec. “Loro [le compagnie petrolifere] devono preoccuparsi del prezzo del petrolio”.

“Non sono certa che, se fossi la presidentessa di una compagnia americana e venissi sottoposta alla macchina della verita', affermerei che prezzi alti del petrolio siano negativi per me o per la mia compagnia”.

L'ex capo della Shell conferma. Ad Houston, ecco quel che ha detto a Newsnight: “Molti neo-conservatori sono persone che hanno certe convinzioni ideologiche sui mercati, sulla democrazia, su questo e su quello. Le compagnie petrolifere internazionali, senza eccezione, sono organizzazioni commerciali molto pragmatiche. Non hanno una teologia”.

Il filmato di Greg Palast – frutto di un'inchiesta congiunta tra BBC Newsnight e Harper's Magazine – Ã¨ andato in onda onda giovedi' 17 marzo 2005.

(1) Big Oil (Grande Petrolio) indica il complesso delle industrie petrolifere.

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