Le nuove tecnologie per lo sviluppo del sud del mondo

A Ginevra il primo Vertice mondiale sulla societàƒ dellà¢â‚¬â„¢informazione promosso dallà¢â‚¬â„¢ONU.

La diseguale distribuzione di risorse e conoscenze tecnologiche rischia di rendere ancor più incolmabile il divario oggi esistente negli standard di vita tra paesi del nord e del sud del mondo. Finora ben poco è stato fatto per risolvere il problema. Ma finalmente, forse, qualcosa si muove davvero e il superamento del à¢â‚¬Å“digital divideà¢â‚¬? conquista un posto di rilievo nelle agende dei massimi leader della terra.
(di Nicola Furini)



LE OPPORTUNITàƒâ‚¬ DELLà¢â‚¬â„¢ECONOMIA “DIGITALE”

In questi ultimi anni si è fatta strada là¢â‚¬â„¢idea che la diffusione delle tecnologie dellà¢â‚¬â„¢informazione e della comunicazione possa contribuire ad accelerare il processo di sviluppo nei paesi del cosiddetto terzo mondo.  La speranza è che queste tecnologie – cui ci si riferisce spesso anche con là¢â‚¬â„¢abbreviazione “ICT”, acronimo di Information and communication technologies – consentano a questi paesi di compiere il cosiddetto “salto della rana”: un processo che innesca un circolo virtuoso in grado di condurre allo sviluppo senza passare attraverso tutte le fasi che questo percorso tradizionalmente comporta.

Le ICT presentano ineguagliabili potenzialitàƒ di sviluppo, in grado di condurre là¢â‚¬â„¢umanitàƒ verso superiori condizioni di benessere, aumentando  la possibilitàƒ di costruire un mondo più pacifico e più prospero per tutti i suoi abitanti. Là¢â‚¬â„¢accesso e là¢â‚¬â„¢utilizzo delle ICT rappresentano anzi, ormai, un prerequisito per lo sviluppo.

IL DIVARIO DIGITALE NELLà¢â‚¬â„¢ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE

Mentre i paesi economicamente avanzati destinano investimenti crescenti in ogni campo di applicazione delle nuove tecnologie, i paesi più arretrati vengono emarginati da questo processo. Questo comporta là¢â‚¬â„¢accentuarsi delle disparitàƒ esistenti tra nord e sud del pianeta, causate da una distribuzione diseguale di risorse e conoscenze.

Per utilizzare internet, e più in generale le ICT,  bisogna almeno saper leggere e scrivere. Gli analfabeti saranno pertanto maggiormente esclusi in un mondo che si serve sempre di più del computer e i poveri sopporteranno un ulteriore elemento di povertàƒ . Ma anche i disabili dovranno superare unà¢â‚¬â„¢ulteriore barriera fisica in un mondo che comunica tramite una macchina che per essere utilizzata ha bisogno di perfetta integritàƒ fisica (nella vista, nel tatto, nei movimenti). Chi è escluso per motivi razziali, sessuali, religiosi, etnici, continueràƒ ad essere escluso anche nell'accesso alla rete. E purtroppo questo significa che tutte queste persone, che nella rete non ci sono, saranno definitivamente dimenticate.

IL “RITARDO” DEI PAESI POVERI

Le maggiori difficoltàƒ per la diffusione delle ICT nei paesi del sud del mondo sono date dalla carenza delle infrastrutture per le telecomunicazioni e dai costi elevati di utilizzo delle linee telefoniche, dalla scarsa presenza di computer e attivitàƒ di formazione per il loro utilizzo, dalla distribuzione geografica delle connessioni, concentrata nelle grandi cittàƒ o esclusivamente nelle capitali, mentre è totalmente assente nelle zone rurali dove vive la maggior parte della popolazione. I dati forniti dallà¢â‚¬â„¢UNDP nel rapporto 2003, riassunti nella tabella sotto, sono in tal senso particolarmente significativi.

 Anche se la mancanza di infrastrutture e di connettivitàƒ rappresenta un serio ostacolo allo sviluppo della societàƒ dellà¢â‚¬â„¢informazione,  è bene ricordare che “portare i computer nei paesi in via di sviluppo non è là¢â‚¬â„¢unica soluzione che serve”. CosàƒÂ¬ almeno la pensa Jason Nardi, direttore di Unimondo.org Italia. Infatti aggiunge: “Bisogna creare le basi, dare il tempo di assorbire le nuove tecnologie. Non si puàƒÂ² portare un bisogno indotto, si devono, invece, individuare le necessitàƒ effettive di una certa popolazione.”

IL RUOLO DEL SOFTWARE LIBERO

L'accesso al software determina chi puàƒÂ² far parte o meno di una societàƒ digitale. Ma là¢â‚¬â„¢accesso al software puàƒÂ² diventare impossibile laddove il suo utilizzo venga subordinato al pagamento di costose licenze commerciali.

Il software libero, che si fonda sullà¢â‚¬â„¢etica della collaborazione orizzontale tra simili e sulla condivisione delle conoscenze e dei risultati della ricerca,  rappresenta una risorsa fondamentale per offrire opportunitàƒ di sviluppo anche per i paesi poveri, e puàƒÂ² mostrarsi al tempo stesso strumento per la costruzione di nuove forme di economia e di relazione. Ed infatti è attiva unà¢â‚¬â„¢ampia comunitàƒ di programmatori, sparsi in tutto il mondo, che sviluppa software “libero” (da licenze commerciali) di ottima qualitàƒ , fornendo una concreta possibilitàƒ di accedere alla societàƒ dell'informazione e chiudere cosàƒÂ¬ il divario digitale.  

IL VERTICE MONDIALE SULLA SOCIETàƒâ‚¬ DELLà¢â‚¬â„¢INFORMAZIONE

Il difficile scenario che scaturisce dallà¢â‚¬â„¢analisi del digital divide richiede alla comunitàƒ internazionale di assumere nuovi impegni e responsabilitàƒ , al fine di imprimere unà¢â‚¬â„¢inversione di tendenza. àƒâ€° sotto questi auspici che si terràƒ il primo Vertice mondiale sulla societàƒ dell'informazione, organizzato in seno alle Nazioni Unite, sotto l'Alto patronato dello stesso Segretario generale Kofi Annan.

Il vertice,  che si svolgeràƒ nella sua prima fase a Ginevra dal 10 al 12 dicembre 2003, mentre la seconda sessione è prevista per novembre del 2005 a Tunisi, mira alla stesura ed allà¢â‚¬â„¢approvazione di due documenti di riferimento:
a. una dichiarazione che contenga i principi etici e i codici di condotta che i diversi attori dovrebbero seguire al fine di attuare una giusta societàƒ dell'informazione;
b. un piano d'azione che formuli le prioritàƒ operative e le misure concrete da prendersi tanto nei paesi del sud quanto in quelli del nord del mondo, in modo che tutti possano beneficiare in eguale misura delle nuove opportunitàƒ offerte dalla societàƒ dell'informazione.

Il Vertice, concepito per coinvolgere attivamente la comunitàƒ globale, prevede la partecipazione, ai massimi livelli, di rappresentanti dei governi, del settore privato, della societàƒ civile e delle organizzazioni internazionali.

Verso un nuovo ordine mondiale dellà¢â‚¬â„¢informazione e della comunicazione
Qualcuno osserva che l'appuntamento di Ginevra si inserisce in un più ampio processo di costruzione di un nuovo ordine mondiale dell'informazione e della comunicazione. Questo processo, che  ha coinvolto numerosi organismi internazionali giàƒ dagli anni '70 e '80, si pone come obiettivo la definizione dei criteri base che dovrebbero condurre ad una più equa distribuzione delle risorse necessarie per sviluppare le industrie locali dei media, della telefonia, della comunicazione. Questo processo è stato peràƒÂ² frenato a seguito della fuoriuscita dall'UNESCO degli Stati Uniti e del Regno Unito, i quali hanno preferito puntare su una decisa deregolamentazione dei mercati, producendo di fatto i forti squilibri della scena mondiale del mercato dell'informazione, cosàƒÂ¬ come oggi li conosciamo.

Il vertice di Ginevra rappresenta dunque là¢â‚¬â„¢occasione per riprendere le fila di un percorso interrotto 20 anni fa e che, con il contributo della societàƒ civile, potrebbe riportare alla ribalta la necessitàƒ di una regolamentazione globale del mercato dell'informazione e del sostegno delle industrie locali che operano nell'ambito dei media.

Le critiche al vertice: la mobilitazione dei mediattivisti
La societàƒ civile teme che gli altri due settori presenti al vertice (governi e organizzazioni internazionali legate all'ONU) s'impadroniscano del summit per perseguire i propri fini: i governi per imbrigliare internet (e la societàƒ dell'informazione in generale), i rappresentanti del business per sfruttarlo.

E in effetti, “il processo preparatorio del summit ha giàƒ messo in discussione il ruolo degli attori dal basso”, come dichiara Claudia Padovani, della Campagna CRIS (Communication Rights in the Information Society). “La governance globale della comunicazione – prosegue la docente dellà¢â‚¬â„¢universitàƒ patavina –  mostra il suo vero volto: gli interessi strategici di alcuni stati e gli interessi commerciali delle grandi imprese convergono verso una visione orientata al profitto e al mercato, dimentica dei diritti fondamentali delle persone e delle comunitàƒ che sono i veri costituenti della societàƒ che si va evolvendo.”

Intorno al Vertice mondiale sulla societàƒ dellà¢â‚¬â„¢informazione è cosàƒÂ¬ cresciuto un movimento di mediattivisti (attivisti dellà¢â‚¬â„¢informazione e della comunicazione) che stanno lavorando per sensibilizzare là¢â‚¬â„¢opinione pubblica, creare consapevolezza sulle implicazioni sociali, culturali e politiche delle trasformazioni in atto, stimolare il dibattito pubblico su questi temi

.Di particolare interesse le iniziative promosse dallà¢â‚¬â„¢associazione Geneva-03 (vedi http://www.geneva03.org) e dalla campagna CRIS (vedi http://www.crisitalia.org).

La presenza “pallida” dei media
I media detti tradizionali – radio, stampa scritta, televisione – messi anche sovente in discussione dalle stesse ICT, sono gli attori principali della societàƒ dell'informazione. E pur tuttavia il loro ruolo non è stato oggetto di nessuna delle tavole rotonde su cui si sono svolti i lavori preparatori per il vertice.

“I giornalisti stessi, finora, si sono poco preoccupati delle implicazioni di questo avvenimento per la loro professione”, ha dichiarato Michel BàƒÂ¼hrer, della Federazione Svizzera dei giornalisti. “Se la societàƒ dell'informazione fornisce alla stampa strumenti inapprezzabili – prosegue lo stesso BàƒÂ¼hrer – questo comporta gravi minacce per la sua indipendenza e qualitàƒ . Alcune sono giàƒ visibili a livello mondiale: la concentrazione dei media, incoraggiata in particolare dalle capacitàƒ del multimedia, impoverisce la varietàƒ delle fonti e tende a ridurre l'informazione a mera merce.”

LE ATTESE DELLA SOCIETàƒâ‚¬ CIVILE

Il Vertice sulla societàƒ dellà¢â‚¬â„¢informazione di Ginevra costituisce una grande occasione, nella quale sono riposte le speranze di sviluppo dei paesi più poveri.  Risultano peràƒÂ² fondati i timori di chi prevede che le lobby delle ICT si presenteranno a Ginevra con il preciso intento di orientare i lavori verso lo scopo di rafforzare la proprietàƒ intellettuale, ignorando l'importanza di costruire una societàƒ dellà¢â‚¬â„¢informazione intesa come patrimonio comune.

Insomma, a Ginevra “c'è un'enorme massa di problemi che aspettano di essere analizzati – osserva Giulietto Chiesa, giornalista e presidente dellà¢â‚¬â„¢associazione Megachip – come la spaventosa concentrazione della proprietàƒ e della gestione dei mezzi di comunicazione di massa, la libertàƒ di espressione, il pluralismo, entrambi minacciati gravemente, la trasformazione della democrazia in spettacolo, il dilagare abnorme della pubblicitàƒ in proporzioni e forme ormai patologiche, il dominio della televisione sulle menti indifese di milioni e miliardi d'individui, il ritorno in massa dell'analfabetismo nelle societàƒ industrialmente avanzate.”

Cà¢â‚¬â„¢è dunque da sperare davvero che a Ginevra si parli un poà¢â‚¬â„¢ anche di politica, di cultura e di diritti.

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