Sfide per un’informazione democratica


‘Abbiamo imparato tutti qualcosa’. Con queste parole Giulietto Chiesa, presidente di Megachip, ha chiuso sull’ isola di San Servolo a Venezia il convegno ‘Riflessi[oni] da un’isola: e’ una follia parlare ancora di etica nella comunicazione?’. L’idea ‘folle’ di questo incontro [svolto per di piu’ sul set di un ex-manicomio] e’ stata quella di voler parlare di etica in un settore che ne appare sempre piu’ privo.

L’informazione, ha detto Oliviero Beha, giornalista, e’ stata inglobata dalla pubblicita’ e dall’entertainment: oramai e’ ‘infotainment’. Ma quale etica possiamo aspettarci da un simile modello di giornalismo, che vede sempre piu’ inviati con l’elmetto in testa ed i pantaloni abbassati?

La notizia e’ sempre piu’ spettacolarizzata e le conseguenze sono sempre piu’ nefaste: il Procuratore della Repubblica di Venezia, Vittorio Borraccetti, ha espresso preoccupazione per la diffusa tendenza ad una giustizia fai da te e per una possibile crescita del consenso alla pena di morte, mentre Marisella Mazzaroli ha denunciato come senza immagini che buchino lo schermo, oramai alcune notizie non vengono nemmeno prese in considerazione dalle redazioni. E il servizio pubblico? Roberto Natali, segretario dell’Usigrai, ha denunciato come ne vengano sistematicamente disattesi i pilastri: completezza, imparzialita’ e integrita’.

‘Stiamo affrontando l’ennesima guerra contro un’ impero’, ha detto Franco Cardini, professore medioevalista dell’Universita’ di Prato, ‘ma questa volta si tratta di un impero senza nome e la situazione e’ quindi piu’ grave. Coloro che detengono realmente il potere, ossia controllano i mezzi di comunicazione, non hanno alcuna responsabilita’ verso di noi, sono persone che non abbiamo eletto’.

Viviamo una comunicazione caotica, dove la censura e’ fuori moda, troppo impopolare. Ora si preferisce non spegnere il microfono a nessuno: basta tenerli accesi tutti contemporaneamente, cosi’ che nella confusione abbia buon gioco chi sa approfittare del caos.

Queste denunce ripropongono con forza il bisogno di etica all’interno di un settore che investe con il suo prodotto le menti di tutti i cittadini. Raniero Della Valle, storico e giornalista, ha segnato un parallelo tra etica nella comunicazione e verita’: chi informa deve soprattutto dire il vero. ‘Il problema’, ha detto Della Valle, ‘e’ che una delle fonti di notizie fondamentale per il giornalista e’ il Potere, il quale abita molto spesso su un piano diverso da quello della Verita’ ‘. Ma mentre fino ad oggi la politica aveva cercato di mantenere un minimo di credibilita’, adesso la menzogna e’ palese: gli Stati Uniti d’America hanno giustificato una guerra con prove false, e nemmeno si sforzano di nasconderlo. ‘Ritrovare la volonta’ di fare bene il prorpio lavoro’, e’ la ricetta di Roberto Morrione, direttore di RaiNews24, che ha sottolineato la necessita’ di recuperare la deontologia: l’etica del coraggio e’ forse quella che ha sostenuto, assieme ad Oliviero Beha. Ma l’etica non e’, secondo il pensiero di Fausto Colombo, Direttore dell’Osservatorio della Comunicazione all’Universita’ Cattolica di Milano, il giusto campo di battaglia per il futuro della comuncazione e dell’informazione. ‘Le etiche sono molteplici e spesso contrapposte’, ha affermato Colombo, ‘e il nostro e’ un problema politico, non etico: siamo di fronte ad una battaglia per la Democrazia, e’ necessario imporre regole di sistema, e queste non si possono negoziare con chi le regole non le vuole’.

Non condivide il concetto di etiche molteplici Flavio Manieri, Professore di Psicologia della Formazione all’Universita’ La Sapienza di Roma. Manieri ha sostenuto l’impossibilita’ della comunicazione al di fuori di un etica che le sia propria, e ha sottolineato come messaggero e destinatario debbano compenetrarsi, sulla base comune ‘della norma Kantiana, ossia l’etica che sviluppa consenso attorno alle regole’.

Si e’ parlato anche di etica dell’accesso, con Michele Sorice, della Sapienza di Roma, perche’ sia sempre piu’ garantita la massima disponibilita’ delle nuove tecnologie per un numero sempre maggiore di persone.

A San Servolo tutti si sono trovati concordi sulla necessita’ di agire nel campo della Formazione, per fornire ai giovani gli strumenti critici per gestire l’overload informativo e smascherare le tecniche manipolatorie della comunicazione moderna. ‘Lottare per dare vita ad una nimula etica che agisca nel campo dell’istruzione’ ha proposto il prof.Manieri.

Il prof. Mario Morcellini, Direttore del Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Universita’ la Sapienza di Roma, ha disegnato i contorni di un fenomeno globale: la ritirata degli intellettuali e dei formatori, di fronte all’avanzata delle masse mediatizzate. ‘L’avvento delle comunicazioni di massa ha garantito livelli di inclusione per la popolazione come mai in nessun altra epoca storica si era visto’, ha detto Morcellini, ‘ma gli intellettuali non riescono piu’ a stare al passo con la velocita’ incredibile dei flussi comunicativi odierni’. Si arroccano, si ritirano, per alcuni di loro ‘la massa puzza’. La scuola, dove lavorano insegnanti maltrattati e sottopagati, non e’ piu’ il luogo che dovrebbe essere, ossia ‘il luogo di mediazione istituzionale del sapere dei mutamenti’, ha detto Morcellini.

Che fare? Giulietto Chiesa ha chiamato tutti a raccolta per una battaglia dura sul fronte della Democrazia nella Comunicazione, perche’ si faccia leva sulla responsabilita’ personale di uomini e donne, promuovendo una grande riforma morale ed intellettuale. Megachip dovra’ entrare con le sue attivita’ in tutti i circuiti formativi, aiutando con specifici progetti la scuola e la famiglia a reggere l’urto che le ha quasi annichilite come agenzie di socializzazione, sia primaria che secondaria.

Di Simona Davoli e Paolo Bianchi.Tavola Rotonda a Venezia del 21-6-2003

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