Padova in Iraq per la ricostruzione


PADOVA. La ricostruzione dell’Iraq è una prospettiva allettante e la imprese padovane non intendono restarne ai margini. Così, al console generale americano Douglas L. McElhaney in visita a Unindustria, gli imprenditori
hanno sciorinato ipotesi e proposte di partnership nel campo delle infrastrutture civili e industriali, incassando un impegno prudente ma sostanziale: nella spartizione della grande torta del Golfo gli Usa non dimenticheranno «l’Italia amica» e le sue «energie economiche d’avanguardia». Dalle parole ai fatti: all’inizio di giugno l’ambasciatore di Washington a Roma, Mel F. Sembler, giungerà a Padova e annuncerà la
costituzione di uno ‘sportello’ dove confluiranno offerte, progetti e dossier italiani legati alle commesse irachene. E nelle aziende padovane che operano all’estero, penalizzate dall’aggressività dell’euro sul dollaro, c’è un clima di grande attesa: «Nel campo dell’impiantistica, civile e
produttiva, disponiamo di un know how collaudato che ha ben figurato in ogni parte del mondo» dichiara Francesco Bettella, il presidente di Uniexport «e la concorrenza internazionale sul piano della qualità non ci spaventa».
Bettella ha guidato la delegazione economica composta dai rappresentanti di imprese da tempo in affari con gli Stati Uniti e, in alcuni casi, presenti oltreoceano con propri stabilimenti: dalla meccanica di precisione [Carraro, Mini Gears e Sit] alle argenterie [Greggio]; dai macchinari di lavorazione
del legno [Griggio] alla produzione di divani e poltrone [Nuova
Lineavalentini], fino ai condizionatori sofisticati [Uniflair]. Al loro fianco il sindaco Giustina Destro. Il ‘made in Padova’ non attraversa una fase di particolare fulgore sul mercato americano, che resta però il terzo bacino dell’export [preceduto da Francia e Germania] e garantisce un flusso
di oltre 460 milioni di euro. L’interscambio segna un andamento sussultorio, con un picco nel 2000, un decremento nell’anno successivo e una vistosa caduta nel 2002. Agroalimentare, metalmeccanico e prodotti di lusso le
tradizionali punte di diamante.
«I nostri rapporti con l’Italia e con il Veneto scontano le difficoltà dell’economia americana dove la crisi della tecnologia digitale è stata acuita dall’11 settembre e dalla minaccia terrorista» riflette il console McElhaney «ma il segnali che arrivano sono confortanti, la ripresa è dietro
l’angolo, dobbiamo lavorare insieme ai partner europei per favorirla.
Padova? Fa parte di un distretto, quello del Nordest, che ben conosciamo: le piccole e medie imprese venete sono studiate negli atenei americani e la nuova frontiera della nanotecnologia, che state esplorando, promette grandi
soddisfazioni».
Gli investimenti americani latitano. Qualche consiglio? «Posso soltanto affermare che le aziende americane sono molto attente alla disponibilità di infrastrutture adeguate, ai costi competitivi dell’energia, alla semplificazione legislativa e alla flessibilitò nel mercato del lavoro».
Rispunta la polemica verso la «vecchia Europa»? «Al contrario, seguiamo con molta attenzione il progresso dell’Unione europea, che consideriamo un alleato insostituibile prima che un concorrente». L’euro insidia il primato
del dollaro? «Diciamo che la sua ascesa agevola l’acquisto di materie prime ma mette nei guai l’export. Ora, comunque, la Banca europea è chiamata a elaborare una strategia capace di stimolare la ripresa».
«La verità » riprende Bettella «è che l’euro ‘forte’ penalizza notevolmente le nostre imprese impegnate sui mercati extrauropei dove esiste una parità fissa rispetto al dollaro, penso alla Cina. Ma è recriminare è inutile, nel
concreto, come Uniexport padovana, definiamo ogni anno un Paese ‘target’ sul quale concentrare gli sforzi per favorire la penetrazione dei nostri prodotti e quest’anno abbiamo scelto gli Stati Uniti, dotando di consulenti di marketing americani il consorzio delle nostre aziende: è un grande
mercato, che può spaventare le imprese di dimensioni ridotte. Occorrono sinergie e competenze, noi lavoriamo per dotare il nostro sistema industriale di strumenti adeguati alla sfida globale».

Il Mattino di Padova – martedì 20 maggio 2003

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