Bce, il bazooka di Mario

(Fonte: altrenotizie.org)

di Carlo Musilli

Dopo mesi di annunci e rassicurazioni, ieri la Banca centrale europea ha dato il via libera alle nuove e tanto sospirate misure non convenzionali di politica monetaria. Il tasso di riferimento e’ calato dallo 0,25 allo 0,15%, nuovo minimo storico, mentre quello sui depositi e’ sceso per la prima volta sotto lo zero (-0,1%), il che rendera’ svantaggioso per le banche parcheggiare la propria liquidita’ nelle casse virtuali dell’Eurotower.

Il presidente Mario Draghi, che non ha escluso per il futuro un vero e proprio quantitative easing in stile Fed, ha poi annunciato un ulteriore pacchetto d’interventi: nuove ondate di prestiti in scadenza nel 2018 per il sistema bancario; stop alle operazioni settimanali con cui la Bce riassorbe la liquidita’ che ha creato comprando titoli di Stato durante la crisi del debito, pari a circa 165 miliardi di euro; lavoro preparatorio per l’acquisto di Abs (Asset backed securities, titoli cartolarizzati garantiti da crediti e mutui), ma soltanto di quelli semplici, trasparenti e veri, cioe’ basati su prestiti reali e non derivati.

Si tratta di misure ampiamente attese dai mercati (che ieri hanno festeggiato: Piazza Affari +1,5%, spread in calo a 163 punti base) e piu’ volte sollecitate sia dal Fondo monetario internazionale sia dall’Ocse – con cui non sono mancate le scaramucce – ma fin qui rinviate dall’Eurotower per ragioni in primo luogo politiche. Cos’e’ cambiato nell’Eurozona rispetto ad aprile o a maggio? Assolutamente nulla, sennonche’ ormai le elezioni europee sono archiviate e nessuno puo’ accusare la Bce di aver agito con un occhio alle urne.

Gli obiettivi fondamentali delle misure non convenzionali sono due. Il primo e’ sventare il pericolo deflazione, ovvero l’inflazione negativa, che si ha quando i prezzi non solo riducono il loro ritmo di crescita (in quel caso si parla di disinflazione), ma addirittura calano. Il taglio dei tassi d’interesse riduce il costo del denaro e aumenta la massa monetaria, il che dovrebbe produrre due risultati: limare la forza eccessiva dell’euro sul dollaro (anche per rendere piu’ competitive le esportazioni) e appunto riaccendere l’inflazione.

Statuto alla mano, e’ proprio questo il primo obiettivo della Bce: vigilare sulla stabilita’ dei prezzi, puntando a un’inflazione media annua inferiore ma  vicina al 2%. Un obiettivo ora molto lontano, visto che proprio ieri lo stesso istituto centrale ha tagliato ulteriormente le previsioni sull’inflazione, portando le stime sul 2014 dall’1 allo 0,7%.

Il rischio e’ l’ingresso in una spirale deflattiva: la debolezza della domanda induce le imprese a ridurre i prezzi, fenomeno che a sua volta spinge consumatori e aziende a rinviare gli acquisti, nella speranza che in futuro i prezzi calino ancora. E cosi via, in un circolo di aspettative che si auto-avverano, con le imprese che progressivamente tagliano i costi e, nel peggiore dei casi, falliscono. Una situazione di questo tipo si e’ verificata in Giappone fra il 2000 e il 2006.

Il secondo obiettivo della Bce e’ allentare il credita’ crunch. Vanno in questa direzione i nuovi maxi-prestiti alle banche, che si differenziano profondamente dai due LTRO (Long-term refinancing operations) risalenti al dicembre 2011 e febbraio 2012. Il nuovo acronimo e’ TLTRO (Targeted longer-term refinancing operations), e quella T iniziale segnala un’innovazione decisiva: stavolta le banche otterranno la liquidita’ soltanto se finanzieranno l’economia reale.

In una prima fase gli istituti potranno prendere in prestito fino al 7% del totale dei loro impieghi verso il settore privato non finanziario, al netto dei prestiti per i mutui in circolazione al 30 aprile 2014. Saranno condotte due aste, a settembre e dicembre di quest’anno, per le quali e’ previsto un ammontare di circa 400 miliardi di euro. Dal marzo 2015 e al giugno 2016 le banche potranno richiedere altri finanziamenti trimestralmente fino a tre volte l’ammontare dei loro finanziamenti al settore privato non finanziario dell’Eurozona (sempre esclusi i mutui).

Nelle due precedenti operazioni LTRO non solo questo vincolo non esisteva, ma, poiche’ la Bce accettava come garanzia dalle banche i titoli di Stato dei Paesi Ue, agli istituti di credito era ufficialmente permesso speculare sulla differenza fra i tassi d’interesse irrisori pagati a Francoforte e quelli molto alti ottenuti dagli Stati sovrani. In sostanza, allora le banche usarono l’oceano di liquidita’ arrivato dall’Eurotower per fare trading e guadagnare, mentre alle famiglie e alle imprese arrivarono le briciole. Stavolta il trucco non dovrebbe funzionare.

(Tratto da: http://www.altrenotizie.org)

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