Il nuovo governo e’ partito. Non arrivera’

(Fonte: Inviatospeciale.com/)

Mario Monti ha giurato coi suoi ministri. E mentre i ‘tecnici’ stanno per mettersi al lavoro, puntuale e’ arrivato l’attacco alla Francia. Il capitalismo ‘tradizionale’ e’ defunto senza lasciare eredi.

Se il nome del premier negli ultimi tre giorni e’ diventato meno ignoto ai cittadini,  per i ministri uscire dall’anonimato sara’ un viaggio lungo e periglioso.

Tutte stimabilissime persone, si spera che i nuovi ‘amministratori’ dello Stato non ricalchino l’esperienza dei ‘professori’ alla Rai. In piena Tangentopoli una pattuglia di accademici, guidati da Claudio Dematte’ (altro bocconiano), furono mandati a ‘risanare’ l’azienda pubblica radiotelevisiva. I poverini, tuttavia, una volta strappati alle simulazioni da aula universitaria e  messi di fronte alla realta’,  combinarono piu’ guai di tutti i loro lottizzati predecessori messi insieme.

Ieri, mentre a Roma si insediava la nuova squadra di SuperMario, i fendenti della cosiddetta speculazione prendevano a randellate la Francia del Napoleone nano Sarkozy.

L’ormai famossisimo spread tra i titoli decennali (Oat) d’oltralpe e quelli tedeschi (Bund) ha raggiunto quota 192 punti, nuovo record dal 1999 e pure massimo storico dalla crisi valutaria del 1992. E siccome piove sempre sul bagnato, anche per la Spagna le notizie sono state pessime, con il solito spread a ben 457 punti.

E le cose vanno maluccio anche per la signora Merkel. Perche’ la Germania ha visto un secco calo della domanda per i titoli di Stato biennali (Schatz) della Repubblica federale. Il loro rendimento e’ la minimo storico, lo 0,39 per cento. Gli investitori hanno disertato l’asta di ieri e si e’ venduto per soli 5,455 miliardi di euro contro i 6 previsti.

Si vedra’ presto quali decisioni prenderanno i ‘tecnici’ italiani, anche se e’ chiaro che fare peggio di Berlusconi, Tremonti e soci sara’ quasi impossibile.

Ma la questione centrale che continua ad essere negata e’ quella della morte del modello capitalistico, con forte impronta liberista. E’ da questo che da questo derivano le tempeste degli ultimi anni.

O si uscira’ dall’economia della ‘finanza’ per entrare in quella del ‘prodotto’, dal potere delle banche per tornare a quello dei produttori, o le speculazioni non saranno fermate ed a disastri seguiranno disastri.

Sapranno i ‘professori’ affrontare il nodo poltico che i partiti neppure vogliono nominare? Tutto lascia pensare di no.

(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)

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