Che succede nel microcredito?

Continua il ciclo negativo che ha investito il settore del microcredito qualche mese fa. Chi non si fosse limitato ad attendere le notizie che stanno comparendo in questi giorni sui giornali di tutto il mondo a proposito delle difficolta’ di M. Yunus e della Grameen Bank in Bangladesh avrebbe certo notato il momento non proprio felice delle attivita’ finanziarie rivolte alle fasce piu’ disagiate della popolazione in particolare nei paesi poveri.

Se qualcuno si prende in effetti la briga di andare a consultare un articolo apparso qui il 9 dicembre del 2010 si accorgera’ che avevamo gia’ informato con qualche dettaglio i lettori di almeno due dei punti di difficolta’ attuali del settore in giro per il mondo, in particolare per quanto riguardava l’Asia.

Il primo punto riguardava la situazione in India, paese che e’ diventato negli ultimi anni e di gran lunga, almeno a livello di dati assoluti, il mercato piu’ interessante per tale tipo di attivita’; il secondo riguardava proprio M. Yunus e i suoi problemi nel suo stesso paese di origine, il Bangladesh; nemo profeta in patria, come si soleva dire almeno una volta.

Per quanto riguarda il primo tema, le notizie che venivano dall’India qualche tempo fa erano quelle che, in particolare nello stato dell’Andara Pradesh, il piu’ importante mercato del microcredito nel paese, diverse decine di donne si erano suicidate non potendo piu’ resistere alle pressioni anche violente esercitate su di loro dagli agenti esattori delle societa’ di microcredito, in presenza tra l’altro di tassi di interesse su tali prestiti particolarmente elevati. Ne e’ seguito un periodo di turbolenze e di difficolta’ per il settore, con l’intervento delle autorita’ politiche dello stato che avevano praticamente bloccato per molti aspetti l’attivita’ di tale area, anche se successivamente esse avevano un po’ allentato la morsa.

I rappresentanti del settore avevano cercato di respingere il colpo affermando che i responsabili dell’incresciosa situazione venutasi a creare erano in realta’ gli usurai, presenti da molti anni in forze in particolare nelle campagne indiane e che avevano ora rivestito, per meglio mascherarsi, proprio i panni delle imprese di micro finanza. Ma i risultati di tali dichiarazioni erano stati piuttosto limitati rispetto ad un’opinione pubblica inferocita. Giunge in questi giorni notizia che la Reserve Bank of India e’ ora intervenuta per sbloccare in qualche modo una situazione diventata insostenibile, mettendo in campo una dettagliata regolamentazione del settore, regolamentazione che, a detta dell’istituzione ufficiale di Nuova Dehli, dovrebbe avere come risultato una nuova partenza dello stesso microcredito nel grande paese.

Mentre tale attivita’ dovrebbe mantenere il suo statuto privilegiato, che le permette, tra l’altro, di accedere in maniera agevolata al credito bancario, in compenso, per tutelare una clientela di solito molto debole e vulnerabile, essa dovrebbe essere soggetta, per la banca centrale, a delle regole molto restrittive. Verrebbe fissato, tra l’altro, un tetto massimo ai tassi di interesse praticabili; essi non dovrebbero superare il 24% e comunque i margini di intermediazione tra tassi attivi e passivi non dovrebbero superare il 10-12%. Inoltre, si potrebbe prestare solo a dei clienti molto poveri ”il loro reddito annuo non dovrebbe eccedere le 50.000 rupie, cio’ che escluderebbe una fetta importante dell’attuale clientela-, mentre almeno il 75% dei prestiti dovrebbe essere utilizzato per migliorare il reddito annuo degli stessi clienti.

Il settore del microcredito da una parte appare molto lieto che le attivita’ possano finalmente ripartire in modo adeguato e che siano fissate delle regole molto chiare e precise; ma, d’altro canto, esso dichiara, per voce di molti dei suoi responsabili, che i vincoli cosi come sono stati ora fissati appaiono troppo restrittivi e costringerebbero nella sostanza molte societa’ a chiudere i battenti.
Ad esempio, viene sottolineato che il 24% di tasso di interesse annuo puo’ apparire elevato, ma che bisogna considerare che i costi di ogni singola operazione di prestito, viste le sue ridotte dimensioni quantitative, sono molto elevati e che comunque i tassi praticati dagli istituti sono molto piu’ bassi di quelli degli usurai. Si sta quindi cercando attivamente di far allentare almeno alcune delle regole proposte. Ne sapremo presto qualcosa.

Dovremmo molto presto sapere qualcosa di piu’ anche per quanto riguarda le vicende di M. Yunus, vicende che hanno interessato la grande stampa molto piu’ di quelle indiane, vista anche la notorieta’ del personaggio. Nell’articolo del nove dicembre scorso informavamo i lettori come il fondatore della Grameen Bank fosse stato accusato di avere stornato dalla loro destinazione originaria 46 milioni di dollari, impiegandoli in attivita’ diverse da quelle a suo tempo concordate con dei suoi finanziatori scandinavi. Ma ora e’ stato chiarito che si trattava di una vicenda molto vecchia, che era stata a suo tempo perfettamente e chiaramente spiegata con piena soddisfazione degli stessi finanziatori e che invece la diffusione di tale voce infamante faceva parte di una campagna molto piu’ vasta contro lo stesso Yunus portata avanti da parte di prominenti uomini politici del suo paese ” si tratta di una razza di persone evidentemente in gran parte fatta della stessa cattiva pasta in tutto il mondo, non solo in occidente.

Nel Bangladesh i politici da tempo al potere sono in effetti descritti dalla stampa internazionale come incapaci e corrotti. E’ per questo che nel 2007 M. Yunus, in un quadro politico largamente compromesso, aveva manifestato l’intenzione di creare un suo movimento politico per cercare di contribuire a risanare la situazione. Successivamente egli aveva fatto cadere l’idea. Ma Sheikh Asina Wajed, l’attuale primo ministro donna del paese, non ha dimenticato la cosa e ora pensa che sia venuto il momento di scoraggiare definitivamente il reo dall’intraprendere una tale azione e comunque di punirlo per le sue dichiarazioni di allora, che avevano peraltro suscitato delle speranze nel paese. Ecco allora che il primo ministro ha a suo tempo dichiarato che il settore del microcredito non aveva alcuna utilita’ sociale e che esso invece succhiava il sangue del popolo, mentre il suo rappresentante nella Grameen Bank, nonche’ per legge presidente della stessa – il governo possiede il 25% del capitale dell’istituzione – Muzamel Haq, affermava dal canto suo molto elegantemente che Yunus possedeva un cervello da gallina.

Cosi, dopo una fase di minacce e di intimidazioni, che non erano servite a nulla, la mossa successiva, come tutti ormai sanno, innescata dalla Banca Centrale del paese, e’ stata quella di ordinare l’estromissione del suo fondatore dalla direzione della Grameen, sulla base di pretesti chiaramente risibili. La mossa e’ stata subito stigmatizzata da diverse personalita’ del paese ed anche dagli Stati Uniti; Hillary Clinton ricevera’ cosi Yunus ufficialmente e solennemente l’8 di marzo. La banca ha comunque risposto all’ordinanza sottolineando che tutte le leggi del paese erano state rispettate e rifiutandosi di cacciare Yunus, che continua ad esercitare la sua attivita’ presso l’istituto. Lo stesso Yunus, nel frattempo, ha avviato una battaglia legale contro la decisione, presentando una petizione all’Alta Corte di giustizia del paese, petizione che dovrebbe essere discussa in questi giorni.

(Tratto da: http://www.finansol.it)

Be the first to comment on "Che succede nel microcredito?"

Leave a comment