Marchionne attacca, sindacati e governo rispondono

lavoro precario 3Sergio Marchionne attacca (“Senza l’Italia la Fiat farebbe meglio”), i sindacati controbattono (“parla come fosse a capo di una multinazionale straniera”), il governo, per bocca del titolare al Lavoro, Maurizio Sacconi, precisa (“Marchionne non dimentichi che i sindacati e le istituzioni si sono gia’ rese concretamente disponibili ai necessari cambiamenti”).

Che tempo che fa
La ‘provocazione’ dell’amministratore delegato della Fiat, intervistato per la prima volta in televisione da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’, non tarda a scatenare una serie di reazioni nel mondo sindacale e politico italiano. “Senza l’Italia – attacca – Fiat farebbe meglio, ma il Lingotto nel Bel Paese ci vuole stare ed e’ disposto a monetizzare con aumenti salariali l’incremento di efficienza nelle fabbriche, ritenuto come l’anello debole del sistema”: con indosso l’immancabile maglioncino blu, il manager Fiat taglia corto sulle presunte ambizioni politiche e insiste sul ‘nuovo corso’ avviato con la Fabbrica Italia.

 

Schiaffo
Parole che, alle orecchie dei sindacato suonano piu’ o meno come un ennesimo schiaffone: Marchionne parla “come se la Fiat fosse una multinazionale straniera che deve decidere se investire in Italia”, attacca Giorgio Airaudo (Fiom). Anche gli altri sindacati, con sfumature e toni diversi, non apprezzano le parole del supermanager Fiat.

“Marchionne – dice Rocco Palombella della Uilm – deve evitare di continuare ad umiliare i lavoratori e il sindacato che si e’ assunto la responsabilita’ di gestire anche accordi difficili”.

E anche Bruno Vitali (Fim), “Marchionne deve credere di piu’ nell’Italia e smettere di tenere tutti appesi”. La Fiat, aveva chiosato Marchionne, ha ripagato “qualsiasi debito verso lo Stato in Italia”. “Non voglio ricevere un grazie, ma non accetto che mi si dica che chiedo assistenza finanziaria”.

 

Anche Sacconi replica
L’Italia oggi si trova “al 118/mo posto su 139 per efficienza del lavoro e al 48/mo posto per la competitivita’ del sistema industriale. Siamo fuori dall’Europa e dai Paesi a noi vicini – ha proseguito Marchionne – Negli ultimi 10 anni l’Italia non ha saputo reggere il passo con gli altri Paesi, ma non e’ colpa dei lavoratori”.

Una puntualizzazione che non deve essere particolarmente piaciuta al ministro Sacconi che a stretto giro gli ricorda che “l’Italia e’ un Paese che ha gia’ dimostrato l’attitudine ad evolvere verso una maggiore competitivita’ nel rispetto dei diritti dei lavoratori incluso il diritto ad incrementi salariali legati a una maggiore produttivita’.

Se “e’ legittimo invocare maggiore produttivita”, Marchionne – chiarisce Sacconi – deve anche ricordarsi che “la maggioranza del sindacato e le istituzioni si sono gia’ rese concretamente disponibili ai necessari cambiamenti”. Marchionne aveva ricordato che in Italia “qualcosa bisogna fare, perche’ non c’e’ nessuno straniero che investe qui”. Soprattutto, secondo il manager italo-canadese, “gli attacchi verso la Fiat di questi giorni sono fuori posto e non aiutano a richiamare investimenti in Italia dall’estero”.

Fonte: http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=146669
Milano, 24/10/2010

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