Di sana pianta

Nella campagna dello Yorkshire non c’è l’ombra di una zanzara malarica, ma è qui che si affilano le armi per contrastare l’avanzata del plasmodio che, solo in Africa, uccide oltre 900mila persone all’anno. Una scommessa che punta anche a creare coltivazioni ad alto valore aggiunto per il continente africano, nel quale l’agricoltura è una delle principali voci del Pil (Guido Romeo, Ilsole24ore). 


Nei laboratori del Cnap, il centro per i nuovi prodotti agricoli dell’Università di York, Diana Bowles e Ian Graham stanno mettendo a punto nuove varietà di “Artemisia annua”. A oggi la pianta rimane l’unica fonte di artemisinina, il principio attivo al centro delle Act, le terapie raccomandate dall’Oms per la lotta alla malattia. «I farmaci sono importantissimi – osserva Stefan H.E. Kaufmann, direttore del Max Planck di Berlino e autore di “The New Plagues: Pandemics and Poverty in a Globalized World” (The sustainability prject 2009) – se inseriti in una strategia coordinata che prevede l’uso di zanzariere e le bonifiche con Ddt nelle case». Il problema è che l’artemisia non è una pianta robusta e le incertezze del raccolto spesso causano forti oscillazioni di prezzo, da meno di 200 a oltre 1.700 dollari al chilo per l’artemisinina. «Il costo di produzione è direttamente proporzionale alla concentrazione della molecola nelle piante – osserva Bowles –, ma le piante che oggi si trovano nei campi hanno un contenuto di artemisinina inferiori all’1% del peso a secco delle foglie». La scorsa primavera Bowles e colleghi hanno terminato lo screening di oltre 23mila piante di Artemisia, selezionandone 200 altamente produttive. Nei prossimi mesi avvieranno le sperimentazioni dei nuovi ibridi creati in laboratorio per ottenere piante con contenuto di artemisinina fino al 4% sul peso a secco.

Ma per avere sementi disponibili entro il 2011 serve individuare i geni che regolano la produzione dei tricomi, le cellule specializzate nella produzione di artemisinina e collocate sulle foglie, così come quelli in grado di aumentare il numero di foglie e la produttività di ciascuna cellula. «Non stiamo facendo Ogm – sottolinea Bowles – che potrebbero ostacolare l’accettazione da parte dei coltivatori». Sul mercato, l’effetto delle varietà superproduttive sarà l’abbattimento dei costi nella produzione dei farmaci, ma anche la riduzione dei rischi per gli agricoltori dei Paesi poveri che potrebbero ampliare questa coltura ad alto valore aggiunto. Il progetto del Cnap è sostenuto con 10 milioni di dollari dalla Gates Foundation, e sviluppa i risultati già ottenuti con il sostegno del consorzio Medicines for Malaria, della GlaxoSmithKline e della Fondazione Garfield Weston, ma soprattutto collabora anche con aziende specializzate nell’estrazione del principio attivo e mira a una distribuzione globale dei semi a prezzi accessibili ai produttori del Sud del mondo. Una delle aziende estrattrici è la keniota Botanical Extracts Epz Limited (Beepz), controllata dalla britannica Advanced Bio-Extracts Limited (Abe). Negli ultimi anni la coltura dell’Artemisina si è moltiplicata in Kenia, Tanzania, Uganda ed Etiopia facendo diventare l’Africa Orientale il terzo produttore mondiale dopo Cina e Vietnam. I 4 coltivatori kenioti contrattualizzati nel 2002 dalla Beepz per circa 40 ettari oggi sono ben oltre 3mila produttori per una superficie coltivata di 4mila ettari nel 2009. Una volta estratta, l’artemisinina è destinata agli impianti di produzione delle farmaceutiche come la svizzera Novartis e la francese Sanofi Aventis, ma anche di player più piccoli come l’italiana Lachifarma e la vietnamita Saokim Pharma. Per gli agricoltori africani, l’artemisinina promette di diventare una vera “cash-crop” se il suo prezzo sarà stabilizzato e la produzione aumentata. L’anello mancante in Africa resta la produzione locale di Act avviata invece da anni in Cina e recentemente anche in India. Nel 2006 Beepz ha pagato oltre 1,7 milioni di dollari agli agricoltori africani e ha completato l’estrazione del principio attivo fornendo a Novartis artemisinina sufficiente per oltre 22 milioni di dosi. Il lancio di una produzione farmaceutica locale è auspicato da molti, anche perché il mercato nazionale sembra già consolidato. Ogni anno il Governo keniota acquista 17 milioni di dosi di Act per circa 24 milioni di dollari da distribuire gratuitamente attraverso il sistema sanitario, mentre nelle farmacie private un trattamento oscilla tra i 5 e i 9 dollari. «Eradicare la malaria è possibile – sottolinea Kaufmann – in Rwanda, Zanzibar, Emirati Arabi e Perù hanno ottenuto ottimi risultati combinando bonifiche, disinfestazioni e farmaci. Ma è una corsa contro il tempo perché, diversamente dal l’Europa, in Africa il riscaldamento globale di 2°C aumenta il rischio di malaria del 5 per cento».

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I numeri dell’infezione 52 milioni Il numero totale nel mondo di persone infettate dal plasmodio della malaria secondo i dati dell’Oms 300 milioni Le persone nel mondo che ogni anno si ammalano gravemente di malaria 1 milione I decessi per malaria, il 90% dei quali avvengono nell’Africa sub-sahariana. 12 miliardi I dollari che l’Africa, in termini di perdita sul Pil, paga a causa della malaria

http://www.newsletter.ilsole24ore.com/Tech24/    Giovedí 17 Settembre 2009

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