I cambi della storia

Bernardino Vitoni lo conoscono ben pochi, anzi pochissimi, e quei pochi lo associano, giustamente, alla storia della città di Pistoia. Ma cosa c’entra con noi? Tanto, tutto, nulla per alcuni. Andiamo con ordine.

di Gaspare Armato .


Il Vitoni, che visse dal 1733 al 1811, in piena epoca storica moderna, era un onesto cittadino, medico nello spedale del Ceppo a Pistoia e, nello stesso tempo, insegnante di anatomia nella scuola medica. Come la buona gente istruita del tempo, gli piaceva l’arte, le scienze, la storia, era sanamente curioso, educato, ben disposto verso gli altri, un filantropo, in altre parole. Ciò che a noi interessa sottolineare è che Bernardino ebbe la fortuna di vivere in un momento storico pieno di mutamenti, pieno di rinnovamenti, basta solo ricordare l’Illuminismo, la Rivoluzione francese e le ripercussioni in Italia, o l’età napoleonica, o, ancor più localmente, le riforme leopoldine, o addirittura le innovative iniziative del vescovo pistoiese Scipione de’ Ricci. Eppure sembra non avesse capito l’importanza dei cambiamenti che in quegli anni stavano avvenendo, non avesse ben compreso il cruciale momento cui la vita gli aveva assegnato assistere. E lo si può dedurre dai suoi diari quando, non appena scoppiò la Rivoluzione francese, annotò che “… la plebaglia è corsa a Versaglia”. Nello stesso tempo affermava che il de’ Ricci fosse un pazzo, in quanto di idee riformatrici, tanto riformatrici che soppresse enti religiosi e privilegi ecclesiastici. Insomma, il nostro buon Vitoni vedeva con occhio sospetto qualunque causa alterasse lo status quo. E sebbene la Storia non ammetta paragoni, mi sembra che anche oggi vi siano persone che non comprendono la trasformazione a cui la nostra società sta assistendo, non afferrano la vera essenza dell’eccezionale periodo storico che stiamo vivendo.

Mentre alcuni affermano che negli ultimi sessant’anni, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, è cambiato ben poco, che non vi sono state rivoluzioni degne di nota, a mio avviso, viceversa, siamo entrati in una nuova epoca. Solo per fare qualche esempio: il ’68, la caduta del muro di Berlino della fine anni ’80, il ridimensionamento del comunismo, gli anni di pontificato di papa Giovanni Paolo II, tutta la serie di guerre europee e asiatiche (Kosovo, Iraq, etc.), il crollo delle Torri gemelle, Obama negli Stati Uniti, ultimamente la forte crisi economica…

E i morti, ahimè, ci sono stati, magari lontano dalle nostre terre, magari in Africa o in Asia, magari in quelle zone dove la notizia è fermata ancor prima di nascere, morti magari in numero minore rispetto a cento anni fa. E che dire della nuova rivoluzione gutenberghiana? La rete, internet! L’informazione, il veloce scambio delle idee, il diffondersi delle notizie in maniera repentina, una cultura che non è più quella di una volta, l’essere umano che sta prendendo coscienza della sua capacità individuale, nel bene e nel male. L’universalizzazione del sapere, gli acquisti che molti oramai fanno tramite un computer, i nuovi lavori una volta impensabili, la forza di certi blog che possono influenzare l’opinione pubblica e magari una scelta politica, o il successo di un libro, di un film, di un nuovo mezzo tecnologico, il singolo che con le proprie idee raccoglie attorno a sé migliaia di consensi senza muoversi di casa, e via dicendo. Non sono frutti secondari, non sono eccezioni, non sono minuzie. Ed è importante essere coscienti di questi cambiamenti, essere consapevoli che i tempi sono mutati e mutano in un modo tanto rapido che ci è difficile seguirne il corso, anche perché li stiamo vivendo e non ce ne rendiamo conto.

La Storia, alla fin fine, per continuare deve rinnovarsi e se poi sembra ripetersi, be’, fa parte del suo ciclo. Rino, in poche parole

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