Principi per affrontare l’attuale crisi finanziaria globale e quelle future

Questo articolo riassume le opinioni personali di Joseph E. Stiglitz e quelle dell’Initiative for Policy Dialogue su alcuni elementi chiave riguardanti la risposta all’attuale crisi finanziaria globale.


1. L’attuale crisi finanziaria, che ha avuto origine negli Stati Uniti e poi si è diffusa in Europa, è ora diventata globale. È molto probabile che rimarranno coinvolti nella crisi e ne subiranno le conseguenze anche i mercati emergenti e i paesi meno sviluppati che hanno gestito bene le loro economie, si sono opposti alla tendenza sbagliata di concedere prestiti, hanno mantenuto livelli elevati di riserve in valuta estera, non hanno acquistato titoli tossici e non hanno permesso alle proprie banche di intraprendere azioni eccessivamente rischiose affidandosi agli strumenti derivati. Qualsiasi soluzione a livello globale – misure a breve termine per stabilizzare la situazione attuale e a lungo termine per evitare che si possa ripetere – deve prestare la dovuta attenzione alle ripercussioni in questi paesi. Altrimenti la stabilità economica globale non potrà essere restaurata e verranno compromessi irrimediabilmente gli obiettivi della crescita economica e della riduzione della povertà in tutto il mondo.

2. L’attuale crisi economica dovrebbe rappresentare un’occasione per riesaminare gli accordi economici globali e le dottrine economiche prevalenti. Negli ultimi anni si sono verificati dei grandi cambiamenti nell’economia mondiale, per esempio nelle fonti di risparmio globali, nelle riserve e nel Pil, ma questi non hanno avuto ripercussioni sulle nostre istituzioni e sugli accordi economici a livello mondiale. Mentre cerchiamo di risolvere la crisi a breve termine dovremmo cogliere l’occasione per realizzare delle riforme più profonde che consentano al mondo di entrare nel ventunesimo secolo con un sistema finanziario globale più stabile ed equo, che inauguri un’era di maggiore prosperità per tutti i paesi.

3. In passato il sistema finanziario globale ha spesso agito a svantaggio dei paesi in via di sviluppo. Per esempio le banche dei paesi industrializzati erano incoraggiate a concedere prestiti a breve termine ai paesi in via di sviluppo, diffondendo in tal modo una maggiore liquidità nei primi e una maggiore instabilità nei secondi. Spesso ai paesi in via di sviluppo venivano imposte politiche monetarie e fiscali pro-cicliche, mentre i paesi sviluppati seguivano politiche anticicliche. La comunità internazionale deve impegnarsi a sviluppare istituzioni e strumenti in grado di accrescere la stabilità e la trasparenza del sistema economico globale.

4. Così come le cause dei problemi attuali nei paesi industrializzati sono in parte legate al fallimento della governance (le strutture di corporate governance hanno prodotto regimi di incentivi non trasparenti, che a loro volta hanno incoraggiato principi contabili sbagliati), le cause dell’incapacità di creare un sistema stabile e trasparente sono in parte legate a problemi di lunga data nella governance mondiale. La rappresentanza dei mercati emergenti e dei paesi meno sviluppati è stata insufficiente, e in alcuni casi totalmente assente. Occorre una riforma della governance degli istituti economici internazionali e degli organismi che definiscono gli standard, come il Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria. Le riforme intraprese, come quella della governance del l-mi, per ora sono state inadeguate. Se non vengono avviate riforme più profonde, queste istituzioni non saranno in grado di svolgere il proprio ruolo. Mentre il dibattito informale tra i paesi potrà contribuire a sviluppare un consenso globale su complicate questioni chiave, i processi decisionali dovranno aver luogo all’interno di istituzioni internazionali con un’ampia legittimazione politica e con un’adeguata rappresentanza sia dei paesi con un reddito medio sia di quelli meno sviluppati. La sola istituzione che attualmente ha una così ampia legittimità sono le Nazioni Unite. Storicamente le Nazioni Unite hanno svolto un ruolo centrale, per esempio quando hanno convocato la Conferenza Monetaria e Finanziaria delle Nazioni Unite a Bretton Woods durante la quale sono state fondate le istituzioni di Bretton Woods. Ma il mondo è cambiato moltissimo da quella conferenza di 64 anni fa. Oggi abbiamo bisogno di un’altra “Bretton Woods”.

5. Per affrontare i problemi legati alla crisi finanziaria globale servono competenza e collaborazione da parte di agenzie specializzate come l’Fmi e la Banca Mondiale. Ma in passato queste istituzioni sono state troppo legate a particolari prospettive economiche basate sul presupposto che i mercati si potessero autodisciplinare, e hanno prestato troppo poca attenzione alle prospettive economiche che rilevavano i rischi delle politiche portate avanti negli ultimi anni dai paesi industrializzati. Contrariamente alle politiche che questi ultimi e altre organizzazioni economiche internazionali hanno imposto ai paesi in via di sviluppo, spesso la liberalizzazione del capitale e dei mercati finanziari non ha prodotto i benefici promessi di una crescita maggiore, ma ha accresciuto l’instabilità. Il sistematico supporto a politiche macroeconomiche pro- cicliche nei paesi in via di sviluppo, mentre nei paesi sviluppati si continuano a perseguire politiche anticicliche, non è solo svantaggioso per i primi, ma contribuisce anche all’instabilità globale.

6. Ogni politica economica ha forti conseguenze distributive e i responsabili politici dovrebbero tenerne conto. Non è necessariamente vero che ciò che è buono per i mercati finanziari è buono anche per l’economia. Ma inevitabilmente gli istituti finanziari internazionali, strettamente legati ai mercati finanziari (attraverso la governance connessa con i ministeri finanziari e i governatori delle banche centrali), rispecchieranno gli interessi e i punti di vista di coloro che si trovano all’interno dei mercati finanziari. Questi problemi sono esacerbati dai conflitti d’interesse che emergono per esempio a causa delle cosiddette “porte girevoli”. È necessario ristabilire la fiducia nei confronti della credibilità, della legittimità e della validità di queste istituzioni, e ciò comporta prestare una maggiore attenzione ai principi generalmente accettati di governance democratica.

7. Nella crisi attuale i paesi industrializzati devono essere consapevoli che esistono delle asimmetrie congenite tra le loro condizioni economiche e quelle dei paesi in via di sviluppo, e del fatto che politiche analoghe possono avere conseguenze notevolmente diverse a seconda di dove vengono attuate. Per esempio le garanzie statali fornite dai paesi in via di sviluppo possono non avere la stessa credibilità di quelle offerte dai paesi industrializzati, spostando i maggiori flussi di investimento dai primi ai secondi.

8. Si dovrebbe valutare la creazione di un nuovo strumento finanziario internazionale, sovvenzionato in particolare dai paesi che hanno ampie riserve (come Cina, Giappone e alcuni paesi esportatori di petrolio). Tale strumento potrebbe essere utilizzato per aiutare i paesi in via di sviluppo e i mercati emergenti a finanziare le garanzie per prevenire il rischio del fallimento delle loro aziende causato da un debito eccessivo. In caso di necessità potrebbe anche finanziare le garanzie per il credito commerciale concesso dalle banche ai paesi in via di sviluppo. Tale istituzione dovrebbe avere una governance completamente diversa dalle vigenti istituzioni finanziarie globali, che tenga conto delle nuove fonti di investimento globali e della necessità di concedere uno spazio maggiore ai mercati emergenti e ai paesi in via di sviluppo. Le strutture dell’Fmi con il compito di arginare i danni al commercio per i paesi in via di sviluppo devono assumere maggior importanza e ridurre o eliminare ogni forma di influenza sulla loro attività.

9. Tutti i paesi, ma in particolare quelli industrializzati dove la crisi ha avuto origine, devono prendere immediatamente in considerazione l’idea di riformare le proprie strutture regolatorie. È chiaro che I’autodisciplina non sarà sufficiente, così come non lo saranno una maggiore trasparenza e una maggiore circolazione delle informazioni. È necessario garantire incentivi migliori, ridurre la possibilità di conflitti d’interesse, imporre restrizioni anticicliche sull’indebitamento assieme a regole sugli accantonamenti e a limiti di velocità. Altre riforme devono affrontare questioni sociali ed economiche più generali. La competizione è alla base del successo dell’economia di mercato, ma le leggi antitrust sono state imposte in maniera inadeguata e negligente; le istituzioni finanziarie sono cresciute a tal punto che ora sono troppo grandi per poter fallire. La regolamentazione deve inoltre affrontare le questioni della tutela del consumatore e dell’accesso ai mercati finanziari per tutti i gruppi della realtà sociale. In particolare è necessario realizzare riforme mirate alla sicurezza e alla trasparenza che incidano sulla base del sistema finanziario di ciascun paese, sulle sue banche commerciali e su coloro che trattano con esse. Occorre che il raggio d’azione di queste istituzioni finanziarie centrali sia adeguatamente fissato da altre istituzioni regolate in modo meno vincolante. Tuttavia la regolamentazione dovrebbe essere generale, per evitare di lasciare spazi che possano essere gestiti arbitrariamente, generando livelli elevati di rischio sistemico. Occorrerebbe valutare a livello nazionale e internazionale la creazione di commissioni con il compito di stabilire la sicurezza e l’adeguatezza dei nuovi prodotti finanziari e di verificare la stabilità del sistema su entrambi i livelli. Un Forum per la Stabilità Finanziaria sostanzialmente riformato potrebbe essere in grado di trasformarsi in un organismo globale responsabile della valutazione del rischio sistemico. La creazione di tale organismo regolatore della finanza globale, capace di attuare una regolamentazione coordinata di tutti i centri finanziari, compresi quelli offshore, dovrebbe essere considerata una priorità.

10. Le banche centrali devono cominciare a modificare i propri mandati e a riconoscere che la stabilità dei prezzi non è sufficiente a mantenere la stabilità e la prosperità economica, ma al contrario può contribuire a rallentare e rendere più squilibrata la crescita. Dev’essere data la dovuta attenzione alla stabilità del sistema finanziario e alle sue interazioni con le tendenze macroeconomiche.

11. Avere buone regolamentazioni non è sufficiente; esse devono essere rispettate. I paesi devono creare istituzioni regolatorie che sappiano resistere agli interessi particolari e rappresentare adeguatamente le voci di coloro che sono danneggiati dal fallimento della regolamentazione.

12. Occorre una maggiore cooperazione per stabilire gli standard regolatori e coordinare la politica macroeconomica. I paesi in via di sviluppo hanno subito in maniera particolare l’instabilità dei tassi di cambio. Per questo occorrono misure urgenti, tra cui ad esempio la creazione di un sistema di riserva globale, che mantengano la promessa di ridurre tale instabilità. Inoltre la definizione degli standard non deve dipendere dalle associazioni delle industrie, né dalle istituzioni finanziarie o dalle agenzie di rating per la valutazione del rischio.

13. Alle istituzioni finanziarie dei paesi che rifiutano di conformarsi agli standard internazionali dovrebbe essere impedito di trattare con quelle delle economie ben regolate. In particolare bisogna riconoscere che la segretezza bancaria può non solo incoraggiare il terrorismo, ma anche favorire l’evasione fiscale, il traffico di droga, il riciclo di denaro sporco e la corruzione, che possono essere particolarmente dannosi per i paesi in via di sviluppo.

14. Occorre pensare a riforme di lungo termine che potenzino la stabilità e la trasparenza del sistema finanziario globale. Tra queste dovranno essere annoverate la riforma del sistema di riserva globale, un meccanismo di ristrutturazione del debito pubblico, la creazione di un sistema regolatorio della finanza globale e l’ulteriore sviluppo del mercato obbligazionario nelle valute locali.

15. Per quanto riguarda la richiesta di un maggior controllo, ci sono due problemi fondamentali. Il primo è che ultimamente il controllo è stato inteso in un senso troppo specifico. Spesso i rendimenti macroeconomici sono stati legati al mantenimento di una bassa inflazione. Il secondo è che gli Stati Uniti e gli altri paesi industrializzati non sono stati adeguatamente controllati e da ciò dipende l’attuale disordine economico. In futuro il controllo dovrà come minimo riguardare l’occupazione, la stabilità del sistema finanziario e l’inflazione, e dovrà coinvolgere non solo l’Fmi, ma anche altre organizzazioni internazionali, come l’Ilo.

16. Dieci anni fa, al tempo della crisi finanziaria asiatica, si è acceso un forte dibattito sulla necessità di riformare la struttura finanziaria globale, ma, come è evidente, non è stato fatto abbastanza. È fondamentale non solo rispondere in maniera adeguata alla crisi attuale, ma anche intraprendere un processo di riforme a lungo termine per avere un’economia globale più stabile e prospera. Dobbiamo evitare che in futuro si possano ripetere altre crisi globali.

17. L’Assemblea Generale, con l’aiuto del Consiglio Economico e Sociale e di altre agenzie dell’onu, come l’Ilo, deve assumere un ruolo guida per monitorare gli organismi e le istituzioni finanziarie multilaterali, le loro governance, le loro decisioni e le conseguenze di tali decisioni; e per valutare i più ampi impatti sull’economia e sulla società, in particolare sulla crescita, la disoccupazione e la povertà. Per poter adempiere a queste nuove responsabilità, occorre riconsiderare i rapporti tra l’Assemblea Generale dell’onu, Bretton Woods e le istituzioni regolatorie, per incrementare le responsabilità di queste ultime nei confronti della comunità internazionale.

18. La Conferenza di Doha sul Finanziamento allo Sviluppo rappresenta un’opportunità per fare passi avanti sia sulle questioni istituzionali, comprese quelle legate alla governance, sia su quelle di merito.

19. Lo scorso mese, durante il Dibattito Generale, molti capi di Stato e di governo hanno chiesto alle Nazioni Unite di guidare il processo di riforma del sistema finanziario e monetario internazionale. Prima e dopo di allora molti altri, ad esempio il Commonwealth, hanno sostenuto la necessità di avviare quel processo riformistico che molti cominciano a chiamare una nuova Bretton Woods. Ci sono voluti 15 anni e una guerra mondiale, dopo l’ultima crisi finanziaria globale, prima che nel luglio 1944 a Bretton Woods, nel New Hampshire, avesse luogo la Conferenza delle Nazioni Unite sugli Affari Monetari e Finanziari. Anche se è troppo tardi per impedire la crisi attuale, la comunità internazionale si sta unendo per contenere i danni e invertire l’inevitabile tendenza al ribasso. Nel frattempo non dobbiamo perdere di vista la nostra responsabilità collettiva. Dobbiamo fare del nostro meglio per evitare che questa crisi devastante possa ripetersi e per garantire un sistema monetario e finanziario internazionale che favorisca uno sviluppo sostenibile ed equo.

Joseph E. Stiglitz

Copresidente dell’lnitiative for Policy Dialogue e Professore alla Columbia Universily

Be the first to comment on "Principi per affrontare l’attuale crisi finanziaria globale e quelle future"

Leave a comment