Gli embrioni di Bagnasco – prima parte –

All’apertura della 59 esima assemblea dei vescovi italiani il card. Bagnasco, oltre a spaziare a tutto campo in temi che ben poco hanno a che fare con la fede e men che meno con la dottrina cristiana, ha nuovamente ribadito la sua difesa nei confronti degli embrioni. Il più recente pronunciamento giurisprudenziale in tal senso è quello della Corte costituzionale che l’8 maggio 2009 ha deliberato sul congelamento degli embrioni e il ruolo del medico in questa decisione. L’embrione umano è stato dichiarato dalla chiesa cattolica persona dotata di anima immortale, immagine di Dio, fin dal concepimento.


Il problema più che grave che ora si pone, apparentemente grottesco, consiste nell’urgenza di delineare qual è il destino eterno degli embrioni, in grandissima parte non destinati alla nascita. Molti sono, infatti, condannati a morire presto, o perché non hanno raggiunto in utero una collocazione compatibile, o perché, nel breve tempo della formazione, le cellule embrionali degenerano per mancanza di ossigenazione che, al di sotto della concentrazione ottimale libera radicali liberi killer. Degli embrioni soprannumerari congelati a milioni e scongelati per la utilizzazione, solo una minima parte sopravvive. La vita della chiesa è già complicata di suo. Travolta da scandali di pedofilia, di abusi sessuali continui, di accuse omosessuali (e di cui parlerò in un prossimo articolo) ora deve pure risolvere il problema dell’immortalità e della vita eterna degli embrioni. Mai prima d’ora si era presentata la necessità di una loro redenzione e di una dotazione d’anima immortale. E soprattutto mai si era posta dei dubbi in che modo: con il battesimo? per evitare il Limbo ed entrare in Paradiso risorgendo nella carne anche se, di questa, ancora privi? La Chiesa è sconcertata dalla sperimentazione legata alle scienze biologiche. Sta vivendo lo sconquasso creato dalla genetica: fecondazione in vitro, inseminazioni assistite, uteri in affitto, montaggio e smontaggio di embrioni congelati o no. Essa dice che questo secolo scientifico è il secolo dei genocidi. Vorrebbe gestire l’attuale “novus ordo rerum” con gli schemi del vecchio armamentario della superiorità etica. Diventa allora ingerente, petulante, incompetente ed inadeguata su temi di cui non ha competenza alcuna. Anzi, bisogna rimarcare che c’è già in atto un conflitto tra teologi che frequentano il pensiero scientifico e quelli che non lo frequentano. L’idea dell’embrione-uguale-persona sposta il confine segnato dalla natura che aveva diversificato il vivente consapevole dall’inconsapevole; lo stato evoluto da quello involuto. Ora si rendono uguali l’uovo e la gallina, il seme e l’albero. La sacralizzazione dell’embrione destabilizza la struttura dottrinaria tradizionale ma, soprattutto, altera le prospettive della vita dell’embrione e dell’adulto anche nel loro “dopovita” con conseguenze impensabili religiose, etiche e sociali. Quando l’anima entra nell’embrione lo fa persona? La stessa voce latina anima, dal greco anemos, vento, respiro vitale esprime il senso della persona e della vita: “anima est qua vivimus”. Idea fatta propria dal cristianesimo nella scansione della vita e della morte. Tuttavia la sede dell’anima si è, nel tempo, spostata dal cuore alla mente, all’inconscio, all’intero corpo. Tutte sedi che verrebbero abbandonate con la morte. Papa Ratzinger aveva già avvertito con fermezza l’assemblea dei vescovi del 30 maggio 2005 che quella dell’embrione è una “questione nevralgica” per la quale noi “lavoriamo”. Questo lavoro partirebbe da una certezza: l’embrione, che è l’inizio della vita, sarebbe uguale all’uomo realizzato. La Chiesa sta di fatto scrivendo di fatto un nuovo libro della genesi svolazzando tra teologia rarefatta, scienza non ancora digerita, sociologia addomesticata, rendendo disagevoli e falsamente confuse le une e le altre.

Fine prima parte

Ludovico Polastri

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