Lettera aperta a Marco Travaglio

Nel tuo articolo “Le cose che non si dovevano dire”, a proposito del licenziamento di Padellaro all’Unità, scrivi la seguente frase: “sono molto affezionato al principio di autorità, dunque riconosco agli editori il potere di nominare i direttori che piu’ li aggradano” (A cura di Paolo De Gregorio).

 


Incredibilmente mostri di non aver compreso che il “liberismo” editoriale, che tu rispetti, è il sistema che ha portato il pensiero unico, ha concentrato nelle mani di pochi capitalisti la proprietà di quasi tutti i media (Tv compresa), ma non di tutti solo perché si possa dire che siamo in democrazia, ma è sicuramente un potere che fa vincere le elezioni.

Non mettere in evidenza, in modo chiaro e definitivo, che il capitalismo si garantisce l’eternità e l’egemonia culturale e politica attraverso la proprietà editoriale, è come dire che la Tv e i giornali non sono stati decisivi a Berlusconi per prendere il potere, ma è stato eletto per la sua onestà e il suo disinteresse per il denaro.

Caro Travaglio, bisogna “urlare” che la “libertà di stampa” non esiste, i meccanismi che consentono ai capitalisti di selezionare i loro impiegati giornalisti sono raffinati e collaudati, trionfa fra questi il fatto che i proprietari contano sulla autocensura e sull’omissione,una volta che è stata stabilita quella “linea editoriale” che è un soave e democratico suggerimento del padrone, ma più dura dell’acciaio.

Quella sparuta e ininfluente minoranza di giornalisti che cercano di essere indipendenti, dai partiti o dalla proprietà, prima o poi vengono messi a tacere, spesso in modo subdolo e silenzioso.

Il vero giornalismo può nascere solo se giornalisti col pallino della indipendenza si associano tra loro, fanno una redazione, e cominciano in Internet a scrivere e cercare collaborazioni in tutta Italia, tra quei moltissimi che lo fanno senza fini di lucro, ma per passione civile.

Se nessuno fa questo, e se nessuno, neanche tu, sostiene che solo i giornalisti associati tra loro possono essere indipendenti, è segno che il denaro e il prestigio televisivo sono diventati privilegi irrinunciabili, e se qualcuno comunque ti farà lavorare, ti userà solo per dimostrare che è aperto e democratico.

Anche Pasolini scriveva qualcosa sul Corriere della Sera, il giornale faceva la figura aperta e liberale, ma era una goccia nel mare, e nessuno è mai diventato indipendente leggendo quel giornale.

La battaglia che viene prima di qualunque altra, semplicemente per tornare alla democrazia, e avere una “opinione pubblica” anche antagonista, è questa sui “media”.

Boicottare il canone Tv per incrinare il potere dei partiti, puntare ad una “public company” che compri Tv regionali e cominci a fare informazione, fare dei buoni quotidiani “on-line”diretti da giornalisti indipendenti (senza stipendio), sono le cose da fare, incominciando subito, senza farsi distrarre e senza disperdere forze e tempo con raccolte di firme inutili o referendum che possono essere facilmente aggirati.

Paolo De Gregorio, 27 agosto 2008

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