Ricordiamo che Palina imbottigliava tutto in vetro e in vetro a rendere, in tutti formati, dalle bottigliette da mezzo litro, da 750 cl, da uno e due litri (formato quasi introvabile in questo materiale). La Palina secondo il vecchio proprietario aveva un mercato di nicchia pur essendogli riconosciuta un’ ottima qualità dovuta anche al contenitore in cui veniva distribuita. Ma non si vive di soli elogi e soprattutto gli elogi non riempiono lo stomaco.
La grande distribuzione (anche quella più attenta all’ambiente) si orienta secondo i consumi e i cittadini da anni sembrano preferire l’acqua contenuta in bottiglie di pet (polietilene terftalato): le confezioni sono più leggere e trasportabili, salvo poi dire che l’acqua in vetro ha un altro sapore, è più buona. La normativa Toscana del settore (recentemente aggiornata), favorisce sul piano economico i produttori che imbottigliano in vetro, ma poi la politica non tutela le piccole produzioni regionali che tra l’altro fanno fare anche poco movimento alle merci (qualche tempo fa era in qualche difficoltà anche l’acqua San Felice, della zona pistoiese, che imbottiglia in vetro).
Ora non sappiamo se il nuovo proprietario (Panna) che imbottiglia con Pet proveniente da varie parti d’Italia, vorrà dare una distinzione specifica (nella sua grande produzione), alla sorgente Palina magari mantenendo l’imbottigliamento in vetro di quell’acqua. Vedremo.
Greenreport continuerà a dire che ci si può dissetare bene, in qualità, facendo pochissima fatica e a costi contenuti, bevendo l’acqua potabile, quella che scende dal rubinetto con un semplice rotazione della manopola. Continueremo ad informare cercando di eliminare i pregiudizi culturali che circondano il mondo delle acque del “sindaco”. Ma leggiamo anche noi i dati: gli italiani sono i maggiori consumatori al mondo di acque minerali. E pure in questo settore qualche distinzione andrebbe fatta.
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