Tenendo conto di questo accertato contesto, viene qualche dubbio (e ben poche speranze) sulla sostenibilità ambientale e sociale dell’operazione di cui dà notizia oggi il Sole24Ore, ovvero del progetto di produzione di etanolo, in Ghana appunto, della società petrolifera brasiliana Constrant. Questa costruirà un impianto che sfrutterà la canna da zucchero e l’etanolo prodotto andrà interamente al mercato svedese. Lula spiega che la canna da zucchero sarà coltivata su una superficie complessiva di 27mila ettari perché si dice che in Ghana questa coltivazione cresca più in fretta che altrove.
Ricapitolando, la società petrolifera brasiliana prenderà materie prime in Ghana per produrre etanolo che servirà interamente alla Svezia. I brasiliani ci guadagnano e non hanno impatti ambientali sul proprio territorio; la Svezia otterrà l’etanolo senza impatti sul proprio territorio; il Ghana… non si sa.
Nel pezzo si legge solo che gli svedesi non svelano quanto pagheranno l’etanolo. Molto probabilmente lo stato ghanese avrà le royalty, ma a chi gioveranno? Quanti kit antimalaria verranno comprati? Quali compensazioni ambientali ci saranno? Quanto inciderà e se inciderà anche questo progetto, in piccolo o in grande, sul costo del cibo? Il fatto stesso che nell’articolo neppure ci si preoccupi di darne conto è già significativo.
Come è significativo il fatto che mentre qualcosa cambia in una parte del mondo (l’occidente), come appunto la diversificazione delle fonti energetiche per il trasporto, nulla o quasi cambi per chi (l’Africa) vede da secoli il proprio territorio depauperato dalle materie prime di cui è ricchissimo, senza ricavarne praticamente alcun vantaggio.
L´unica speranza è che abbia ragione Corrado Clini, dirigente del ministero dell´ambiente, che alcuni giorni fa scriveva su Il sole 24 ore che l´etanolo da canna da zucchero non incide sulle dinamiche dei prezzi degli alimenti.
Be the first to comment on "L’etanolo e’ un bene o un male? Chiedetelo a uno svedese, a un brasiliano e a un ghanese…"