Moda da morire

Ana Carolina Reston MacanLa morte di questa povera ragazza di 21 anni, brasiliana, Ana Carolina Reston Macan, per anoressia, è da imputare a quelle leggi non scritte, ma dettate dal mondo della moda, che esigono che le modelle siano molto magre, ai limiti appunto dell´anoressia, pena l´esclusione dalle sfilate. La riflessione che mi accingo a fare è molto dura, e senza quella diplomazia che molti uomini usano verso il mondo femminile cercando di ingraziarselo [Paolo De Gregorio].

Il cosiddetto fenomeno della moda, esploso negli ultimi venti anni, che detta legge non solo nell´estetica, ma che influenza profondamente gli stili di vita fino a proporre modelli subliminali sociali e sessuali, di grande capacità seduttiva, ha coinvolto grande parte del mondo femminile che ubbidisce, come una scimmia ammaestrata, ai diktat dei freddi calcolatori che lucrano sulla stupidità e sul conformismo.

L´illusione di trovare la felicità e di essere desiderate, perché ben vestite e alla moda, ha convinto molto più dei principi femministi che suggerivano alle donne di uscire dalla gabbia della “donna oggetto” e proporsi nella società con le proprie capacità, intelligenza, cultura, senza dare troppo peso a estetica e abiti. E´ veramente misterioso come delle regole faticose, costose, scomode, create in genere da omosessuali che non amano le donne, siano state accettate masochisticamente in una perenne corsa ad ostacoli fatta di diete feroci contro la propria salute, acquisto continuo di abiti, cure estetiche e chirurgia plastica (ormai dilagante), uso quotidiano di creme dermatologiche spesso nocive.

Il complesso economico, che ha vinto questa campagna contro le donne, è stato quello industriale (produttivo e distributivo) intimamente connesso con quello mediatico e pubblicitario, che tutti i giorni negli ultimi venti anni, ha riempito Tv, giornali, riviste.

Più forte di qualsiasi ideologia teorica, l´obbligo di essere belle ed eleganti ha spostato le persone verso la ricerca del denaro ad ogni costo, perché con i soldi ti rifai dal chirurgo, con i soldi vesti elegante, fai cure estetiche e ti mantieni giovane. Questo fenomeno ci dimostra che peso hanno le forze economiche nel condizionare la mentalità e il costume, nel rendere instabili e passive le persone, a cui si domanda di indossare anche una personalità, romantica o aggressiva, femminile o androgina, a seconda delle esigenze di “vendita” del mercato.

Ma la strada tracciata è lastricata da tante croci, di quelle povere giovani e giovanissime che muoiono di anoressia per adeguarsi al modello dettato, fino alle drammatiche depressioni di tutte coloro che non rispondono ai canoni estetici stabiliti e che si autoemarginano dai rapporti sociali e interpersonali. La ferocia ideologica con cui si premia la bellezza e l´eleganza, pari solo alla prostrazione davanti al dio denaro, è diventata una componente  culturale, di stampo razzista, che divide profondamente la nostra società, contro cui finora non si è elevata alcuna opposizione.

“Avere per essere!” Ecco lo slogan, inventato dai persuasori occulti, che condanna le persone ad essere soppesate e valutate per i capi firmati e gli accessori di valore che esibiscono. I danni di questo edonismo sfrenato sono evidenti e profondi e i comportamenti di adesione alle leggi razziali estetiche attraversano la destra e la sinistra politiche, che restano passive davanti ad un fenomeno di massa che crea occupazione, consumo, ricchezza.

Anche le guerre creano occupazione e ricchezze, e questa guerra mediatica degli stilisti e del loro potente apparato propagandistico contro le donne fa molte vittime, ma soprattutto crea persone a metà, tese spasmodicamente verso l´apparire a cui si dedica denaro e tutto il tempo libero, ma indifferenti e disinteressate per tutto il resto.

Basta pensare alla superficialità con cui il genere femminile chiede pellicce e diamanti, cose inutili e superflue, di cui esistono validissime copie sintetiche, che potrebbero sostituire oggetti per cui viene pagato un pesante prezzo di sofferenza e di sangue.

Chi è capace di tanta indifferenza ha il mio totale disprezzo, e credo che questa indifferenza si estenda a non voler vedere come questo idiota e più generale consumismo stia portando la terra al collasso. L´unica possibilità di condannare a morte questo sistema che ci scava la fossa e che ci rimbambisce, risiede nell´uso della ragione, dell´etica, e della umanità, rifiutando di obbedire a chi ci promette la felicità a patto che siamo  belli e ben vestiti.

Facciamo i disubbidienti, lasciamo le loro inutili merci sugli scaffali, occupiamoci della nostra salute mentale e fisica e di quella del pianeta terra che ha tanto bisogno di una “decrescita felice”. Sento che alcune organizzazioni femminili vogliono “uscire dal silenzio”, era ora, ma cercate di far pulizia al vostro interno, perché la vostra credibilità è a zero.

Siamo nauseati dal vedere donne rifatte, arrampicate su sadici tacchi a spillo, che non vedono l´ora di mostrare culi e tette, in perenne e feroce competizione tra loro per affermarsi in quei lavori dove l´immagine è tutto. Ci piacerebbe vederle lottare contro chi le vuole riproduttrici e consumiste, e visto che chiese e botteghe sono piene di donne, direi che c´è molto da fare.

Paolo De Gregorio

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