Elezioni in Ecuador, parità tra i candidati Correa e Noboa

Solo tra 10 giorni sapremo chi sarà il nuovo presidente in Ecuador. Intanto il testa a testa tra i candidati continua e tutti i sondaggi danno praticamente vicinissime le percentuali di voto. Si deciderà tutto in questi pochi giorni che mancano al ballottaggio tra Rafael Correa e Álvaro Noboa in Ecuador, visto che ancora si stima vicina al 23% la percentuale degli indecisi. Nel frattempo i giornalisti si rivoltano contro Noboa mentre la OFP (Organización Frente Popular) si schiera ufficialmente con Correa [Antonio Pagliula].

Ieri è arrivata l’ufficializzazione che la OFP (Organización Frente Popular) appoggerà Correa al secondo turno. Questa organizzazione, che raggruppa tutta la comunità educativa in Ecuador, attraverso un comunicato ai suoi iscritti (per lo più contadini, comunità indigene, piccoli commercianti e operai) ha invitato a votare per Rafael Correa, sottolineando che altrimenti sarebbe come favorire ed appoggiare il TLC (trattato di libero commercio) che Noboa e il suo “Partido Renovador Institucional de Acción Nacional ” (PRIAN) sono intenzionati a stringere con gli Stati Uniti in caso di vittoria alle urne.

La campagna elettorale diventa quindi sempre più calda ed infuocata. Anche le associazioni dei giornalisti si sono rivoltate ieri contro Noboa dopo gli attacchi e le critiche ricevute dall’aspirante presidente nelle scorse settimane. La UNP (Unión Nacional de Periodistas) accusa Noboa di cercare di limitare la libertà di espressione e i principi democratici. “Il candidato alla presidenza della Repubblica non si è trovato d’accordo per le critiche ricevute da alcuni mezzi di comunicazione, o da parte di qualche giornalista. La reazione è stata attaccare verbalmente i media e criticare il loro operato, però in qualche modo attaccare i mezzi di comunicazione è attentare contro la libertà di espressione e di pensiero” – sono state le parole di Héctor Espin, presidente della UNP. Álvaro Noboa, secondo le associazioni dei giornalisti, non accetta le critiche nei suoi confronti e nei suoi discorsi attacca ripetutamente i media che, per questo, temono una libertà di espressione limitata in caso di vittoria di Noboa nella corsa alla presidenza. “Noi crediamo in un giornalismo indipendente, in un giornalismo che in nessun modo sia subordinato al potere ma che anzi sia critico e utile alla comunità. Per questo motivo non troviamo giustificazione alcuna all’attitudine di Noboa di attaccarci, un’attitudine sicuramente autoritaria ed antidemocratica” – ha dichiarato ieri Paco Velasco, direttore di “Radio Luna” vittima anche lui delle aggressioni del leader del PRIAN.

Nonostante tutto, però, Noboa rimane sicuramente il candidato favorito anche se di pochi punti percentuali, e pensare che prima delle elezioni era dato addirittura fuori dal ballottaggio. Per chi non lo sapesse, Noboa è anche l’uomo più ricco dell’Ecuador e un gran magnate della produzione delle banane. Poco prima delle elezioni aveva affermato parlando del suo rivale dato in testa a tutti i sondaggi: “Correa è un amico dei terroristi, un comunista, un dittatore con l’immagine di Cuba in mente… la mia proposta è che l’Ecuador sia come la Spagna, il Cile, l’Italia paesi dove ci sono libertà e democrazia”. Effettivamente Noboa mi ricorda molto un esponente della peggiore democrazia italiana, anche lui è l’uomo più ricco del paese e non ha buonissimi rapporti con i media, tanto da arrivare a censurare alcuni giornalisti delle reti pubbliche. Se poi aggiungiamo le notizie di questi giorni sui tentati brogli italiani con i sospetti di brogli elettorali nel primo turno in Ecuador le cose in comune tra Noboa e Berlusconi potrebbero aumentare a vista d’occhio.

A parte queste similitudini forse azzardate, sinceramente ritengo Noboa il peggior candidato in questo momento per l’Ecuador, un paese che non si può più permettere di essere portato alla rovina da un trattato di libero commercio con gli Usa. Molto probabilmente però sarà proprio Noboa il vincitore il prossimo 26 novembre, anche perché gli Stati Uniti, interessati al TLC, si sono già adoperati a paragonare Correa a Chàvez e Morales. Correa, che non è poi tanto simile a Chàvez, visto che è anche un ex ministro dell’economia e che il suo orientamento è solo moderatamente antiliberista, ha annunciato già che non stipulerà il trattato di libero commercio, che non rinnoverà con gli Usa l’accordo sulla base militare di Manta e che non permetterà l’entrata a gruppi militari stranieri in Ecuador, tutte dichiarazioni non gradite agli Usa.

C’è da sperare nella rimonta elettorale di Correa ma anche e soprattutto in un turno elettorale più democratico e “pulito” di quello del 15 ottobre, dove il ritiro dell’incarico di scrutinare i voti elettronici alla società brasiliana che doveva occuparsene, a poche ore dalla chiusura dei seggi, ha fatto pensare male in tanti e sicuramente contribuisce solo ad aumentare dubbi e perplessità sulle libere elezioni ecuadoriane. D’altronde dopo l’esperienza messicana è giusto vigilare…

Antonio Pagliula

http://verosudamerica.blogspot.com

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