Rinascimento armato

Non e’ facile nascondere dieci fregate. Ci era riuscito il governo Berlusconi. Nella finanziaria dello scorso anno aveva mimetizzato uno stanziamento di 30 milioni di euro per il proseguimento del programma “Fremm” nella tabella di spesa del ministero delle attivita’ produttive [Enzo Mangini, Carta].

E c’e’ quasi riuscito – di nuovo – il governo Prodi che ha raddoppiato quello stanziamento, attribuendolo al ministero per lo sviluppo economico… Ricevera’, dal 2010 in poi, un totale di un miliardo e 665 milioni di euro. Le fregate Fremm, La voce e’ rubricata nella Tabella 3 “Stato di previsione del ministero dello sviluppo economico” numero 3.2.3.16, “Sviluppo industria difesa”: dai 30 milioni di euro del bilancio di previsione per il 2006, si passa ai 60

del bilancio 2007.

Per capire a cosa servano, bisogna spulciare la Tabella F della Finanziaria (che giovedi e’ arrivata alla camera dei Deputati). La Tabella F ‘ quella sugli “Importi da iscrivere in bilancio in relazione alle autorizzazioni di spesa recate dalle leggi pluriennali”. In capo al ministero dello sviluppo economico, viene richiamata la finanziaria dell’anno scorso e in particolare l'”articolo 1, comma 95, punto 1: proseguimento del programma di sviluppo unita’ navale classe Fremm”.

La Tabella F dice che i 60 milioni di euro del 2007 diventeranno 135 nel 2008 e nel 2009, e che il programma, che si dovrebbe concludere nel 2022, ricevera’ dal 2010 in poi, un totale di un miliardo e 665 milioni di euro…

Le fregate Fremm, che la marina militare ha ribattezzato “Rinascimento”, sono un programma congiunto italo-francese che portera’ alla produzione di 27 unita’, 10 per l’Italia e 17 per la Francia. E’ un progetto ambizioso che mira a ricostruire la spina dorsale della marina per i prossimi decenni. Fincantieri, il braccio navale della holding bellica pubblica Finmeccanica, ha scommesso sulle Fremm per consolidare il proprio ruolo di primo piano nelle costruzioni navali, uno dei settori piu’ in cescita (assieme agli elicotteri e all’elettronica) dell’industria militare italiana.

La lobby industriale-militare, che ha ottimi alleati nell’attuale maggioranza, si sta preparando al passaggio parlamentare della finanziaria, per evitare che gli emendamenti dei settori critici rovinino uno dei bilanci piu’ ghiotti degli ultimi decenni.

Il caso delle fregate  Rinascimento e’ il piu’ vistoso (anche se nascosto)in una finanziaria che, per il settore “difesa”, brilla per studiato disordine. Per capire quanto il governo Prodi abbia deciso di spendere affettivamente bisogna sommare diverse voci. I fondi “ufficiali” del ministero ammontano a 18 miliardi 134 milioni di euro. A questi bisogna aggiungere la dotazione prevista dall’articolo 113, che istituisce un “Fondo di investimento per esigenze di difesa nazionale” del valore di un miliardo e 700 milioni di euro per il 2007 (un miliardo e mezzo per il 2008  un miliardo e duecento milioni per il 2009).

Poi c’e’ l’articolo 187, che aggiunge altri 400 milioni nel 2007 (500 nel 2008 e nel 2009) al “Fondo per le esigenze di mantenimento della difesa e programmi di edilizia per le esigenze delle Forze Armate”. Un altro miliardo era previsto, all’articolo 188, per le missioni all’estero, ma l’articolo e’ stato stralciato dalla finanziaria e sara’ oggetto in una discussione separata in parlamento. Totale: 20.294 milioni… Un incremento rispetto al 2006, quando il bilancio ufficiale si era fermato a 17 miliardi 782 milioni di euro. Il bilancio reale, nel 2006, era stato piu’ alto, a causa delle spese per le missioni militari in Iraq e in Afghanistan.

Probabilmente, quindi, la “previsione assestata” del 2007 sfondera’ generosamente il tetto dei 20 miliardi di euro. Piu’ del 4 per cento delle spese generali dello stato e piu’ dell’1,2 per cento del Pil. Il dettaglio dei conti del ministero della difesa che la maggior parte dei fondi vanno alle spese del personal. Ma la legge finanziaria dell’Unione fa mostra di accogliere molte delle lamentele che i generali avevano avanzato durante gli anni berlusconiani.

Dall’inizio dell’impegno in Iraq, anzi un po’ prima, i militari contestavano soprattutto due aspetti della politica della destra: la logica dei “profitti a breve” che cercava di massimizzare l’utilita’ delle spedizioni militari senza pensare  agli investimenti di lungo periodo, e il “logoramento” dei mezzi e del personale. Gli articoli 113  e 187 rispondono proprio a queste esigenze.

Elicotteri, veicoli, cannoni

Trali gli investimenti,nel bilancio ordinario, spiccano alcuni programmi. Per l’esercito, gli elicotteri Nh90 (216,9 milioni di euro), i veicoli leggeri tattici multiruolo (116 milioni) e gli obici semoventi Pzh2000 (158,2 milioni). Per la marina, 209 milioni vanno alla nuova portaerei Cavour, 247,8 ad altre due fregate della classe Orizzonte, 42,1 ai due nuovi sommergibili e 125,7 agli elicotteri Nh90.

L’aeronautica infine prevede di spendere 450 milioni per gli Eurofighter 160,8 per i Tornado e 83,7 per ammodernare i farraginosi Amx,  nonche’ 74,5 milioni di euro per il programma di acquisto delle aerocisterne B767. In piu’ ci sono i programmi “interforze”, tra cui il Joint strike fighter, una delle piu’ grandi truffe della storia militare. I programmi da finanziare con l’articolo 113, invece, dovranno essere individuati con decreto del ministero della difesa, dopo l’approvazione della finanziaria.

Si possono esaminare le spese di investimento nel bilancio della difesa anche con un altro criterio, quello delle cinque “capacita’ operative”, cioe’ quali aspetti della macchina militare si prevede di rafforzare. Gli incrementi piu’ sostanziosi sono quelli dedicati alle voci “Comando e controllo” e “Schieramento e mobilita’”, “Precisione ed efficacia di

ingaggio”.

Non e’ semplice gergo.

Nel 2005, tra aprile ed ottobre (Antonio Martino ministro della Difesa) sono stati pubblicati il “Concetto strategico” delle forze armate italiane e “Investire in sicurezza”, cioe’ il piano di lungo periodo per definire il ruoo e la struttura delle forze armate italiane “in un arco progettuale di lungo termine – quindici anni”. I due documenti mettono l’accento su alcun e caratteristiche che le forze armate italiane dovrebbero avere. Le parole chiave sono “proiettabilita’” e “ineroperabilita’”. La seconda riguarda soprattutto il coordinamento tra le quattro forze armate e con quelle dei paesi alleati; la prima, invece, la capacita’ di “lanciarsi” ovunque gli impegni internazionali lo richiedano o la “sicurezza nazionale” sia minacciata. I piani di acquisizioni e ammodernamenti puntano ad enfatizzare queste due caratteristiche. Che sono una politica estera vera e propria anche se implicita. La pecca principale del primo bilancio della difesa dell’Unione non e’ solo nella sua quantita’, am sopratutto nella sua qualita’. C’e’ un vuoto di riflessione su cosa si debba fare con soldati, marinai, piloti e carabinieri dopo averli resi piu’ ricchi e magari anche piu’ belli.

Enzo Mangini

Da carta, anno VII, n. 38

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