Petrolio: consapevolezza del problema

Là¢â‚¬â„¢incontro di Davos, che si è domenica 29 dicembre, non è stato inutile. Certo, alcuni dei temi in questione erano i soliti: là¢â‚¬â„¢Europa in crisi e là¢â‚¬â„¢emergere della Cina come quarta potenza economica mondiale. Tuttavia, oltre a questo, si è avuta una importante presa di coscienza. Vale a dire il fatto che il mondo sta vivendo una preoccupante crisi energetica, alla quale bisogna, in qualche modo, fare fronte. E urgentemente [Antonio Picasso, Terza Repubblica].

La situazione critica dellà¢â‚¬â„¢Iran, la guerriglia irachena, là¢â‚¬â„¢inaccettabile ricatto di una Russia autocratica, che mette in discussione i rapporti di amicizia e fiducia che là¢â‚¬â„¢Occidente le ha incautamente permesso e che mostra i muscoli anche con la Cina, e là¢â‚¬â„¢insediamento in America Latina di governi anti-Usa, da ultimo quello boliviano di Evo Morales. Su questi quattro fattori congiunturali degli ultimi mesi si è appoggiata la preoccupazione dei partecipanti al forum di Davos. Vanno aggiunti, peràƒÂ², altri elementi strutturali, che rendono la situazione ancora più critica e che impongono un intervento capillare, chirurgico e sistemico. La domanda di risorse energetiche à¢â‚¬ soprattutto petrolio à¢â‚¬ non accenna minimamente ad assestarsi. Anzi. I Paesi industrializzati, sebbene non si possa negare loro le buone intenzioni e gli sforzi di trovare strade alternative, continuano a consumare oro nero senza sosta. A questi, si aggiungono le grandi potenze emergenti.

Nel 2005, per la prima volta nella storia, là¢â‚¬â„¢Asia ha consumato più energia del Nord America e dellà¢â‚¬â„¢Europa. Cina e India stanno costruendo un apparato industriale i cui consumi energetici, nel futuro prossimo, potranno non avere paragoni al mondo. E non puàƒÂ² essere snobbata la recente visita del re saudita, Abdullah, in Oriente. PerchàƒÂ© si tratta di unà¢â‚¬â„¢evidente intenzione di ridefinire i rapporti tra fornitore e cliente.

Nel frattempo peràƒÂ², là¢â‚¬â„¢offerta di greggio si riduce. Oltre che per motivi politici e legati ai continui terremoti diplomatici e militari che vive il Medio Oriente, anche per unà¢â‚¬â„¢effettiva riduzione delle disponibilitàƒ estrattive. àƒË† stato calcolato, infatti, che il mondo ha riserve petrolifere facilmente sfruttabili per soli 40 anni. Questo rischia di provocare un balzo ben oltre i 67 dollari al barile dellà¢â‚¬â„¢oro nero, con il pericolo che si arrivi anche a cento.

Legittimo, a questo punto, domandarsi cosa sia stato deciso a Davos. Nulla. Sostanzialmente non si è stabilito nulla. Se non altro, peràƒÂ², si è preso atto del problema. Ed è giàƒ qualcosa. Là¢â‚¬â„¢autocoscienza à¢â‚¬ per dirla in termini idealistici à¢â‚¬ è il primo passo per il raggiungimento dellà¢â‚¬â„¢atto.

Nel suo piccolo, inoltre, il ministro italiano dellà¢â‚¬â„¢Economia, Giulio Tremonti, ha presentato delle proposte. Da realizzarsi unicamente nel contesto europeo, che hanno suscitato aspre polemiche, ma comunque si è fatto sentire. Là¢â‚¬â„¢idea tremontiana è quella di emettere obbligazioni comunitarie per il finanziamento di progetti per lo spazio, la difesa e là¢â‚¬â„¢innovazione, come indicato nellà¢â‚¬â„¢agenda Lisbona. Quello di assegnare a Bruxelles un potere tributario appare originale e in parte trova spazio in parte nella personale riflessione del ministro sulla finanza creativa. Tuttavia, non è da snobbare. E per due motivi. Primo perchàƒÂ© si tratta della sola indicazione concreta che un ministro comunitario abbia avanzato. Secondo, perchàƒÂ© à¢â‚¬ e in questo caso la chiave di lettura diventa meramente legata alle questioni interne nazionali à¢â‚¬ il passo puàƒÂ² apparire come una velata conferma a quelle timide voci che danno Tremonti come candidato in pectore alla Farnesina, in caso di vittoria del centro-destra. Insomma, altro non sarebbe che il biglietto da visita, presentato in un consesso internazionale, da parte di un nostro eventuale capo della diplomazia.

Ciononostante, tornando alla situazione internazionale, bisogna sottolineare là¢â‚¬â„¢effettiva mancanza di una politica energetica alternativa da parte di tutta la comunitàƒ . Carbone pulito, gas naturali, ma soprattutto nucleare, queste sono le strade poco battute che il mondo industrializzato dovrebbe cominciare a intraprendere. Alcuni Paesi, soprattutto in Occidente, stanno cercando di farlo. La Cina, a sua volta, ha giàƒ manifestato là¢â‚¬â„¢intenzione di attivare una dozzina di nuovi reattori. Mentre là¢â‚¬â„¢India ha in cantiere una capacitàƒ nucleare di 40 mila megawatt entro sette anni. Ma tutto questo non basta.

àƒË† necessario un intervento di tipo politico e su scala internazionale, da parte dei singoli governi e super partes dalle autoritàƒ che fanno capo allà¢â‚¬â„¢Onu. La creazione di unà¢â‚¬â„¢agenzia, sul modello dellà¢â‚¬â„¢Aiea, per la definizione di un sistema economico mondiale non più à¢â‚¬Å“oro-nero-centricoà¢â‚¬? potrebbe segnare la svolta.

Be the first to comment on "Petrolio: consapevolezza del problema"

Leave a comment