L’elettore incanalato

Si torna a discutere di televisioni e della legge sulla par condicio, che ha come obiettivo la “tutela del pluralismo, dellà¢â‚¬â„¢imparzialitàƒ , dellà¢â‚¬â„¢indipendenza” dei mezzi di informazione in periodo di campagna elettorale. Una discussione razionale di questi temi non puàƒÂ² fare a meno di chiedersi quale influenza abbiano le televisioni sulle scelte di voto degli italiani [Valentino Larcinese, www.lavoce.info].

Una televisione influente

Sembra di poter dire che i politici e i loro consiglieri pensano che la tv, di influenza, ne abbia molta, almeno a giudicare dallà¢â‚¬â„¢importanza che attribuiscono a questo tema e da quanta energia dedicano a commentare le trasmissioni televisive. E forse qui potremmo fermarci perchàƒÂ©, si diràƒ , loro ne sanno certamente più di noi. In realtàƒ , gli studi che riguardano gli effetti dei media sul comportamento elettorale danno risultati tuttà¢â‚¬â„¢altro che univoci. Occorre inoltre distinguere fra vari tipi e modalitàƒ di effetto (conversione, mobilitazione, agenda setting eccetera). (1)

In breve, non pochi sono i problemi che si deve porre chi voglia identificare tali effetti e discuterne seriamente.

Nel caso italiano vale peràƒÂ² la pena di discutere anche di un altro fenomeno: “là¢â‚¬â„¢incanalamento” dellà¢â‚¬â„¢elettore. Analizzando là¢â‚¬â„¢indagine campionaria dellà¢â‚¬â„¢istituto Cattaneo condotta dopo le elezioni del 2001, si scopre che, fra coloro che hanno dichiarato di guardare i telegiornali prevalentemente sui canali Mediaset, il 56 per cento ha votato per la Casa delle Libertàƒ , il 15 per cento ha votato per là¢â‚¬â„¢Ulivo e il rimanente ha votato per altri partiti o non ha votato. Fra coloro che hanno seguito le news prevalentemente sulla Rai, il 43 per cento ha votato per là¢â‚¬â„¢Ulivo e il 25 per cento per la Cdl. Nel 1996 le proporzioni non furono significativamente differenti, sebbene ovviamente più favorevoli allà¢â‚¬â„¢Ulivo, che ottenne più voti e vinse le elezioni. La stessa sostanziale polarizzazione si riscontra nella quota proporzionale: nel 2001, tre voti su quattro per Forza Italia, e solo uno su cinque per là¢â‚¬â„¢Ulivo, vennero da ascoltatori dei telegiornali Mediaset.

Questi dati non implicano che gli elettori siano stati influenzati nelle loro scelte dai telegiornali. àƒË† anzi probabile che buona parte di questa correlazione sia dovuta allà¢â‚¬â„¢effetto contrario: ossia, elettori che erano giàƒ favorevolmente predisposti verso la Casa delle Libertàƒ abbiano preferito i canali Mediaset, mentre i sostenitori dellà¢â‚¬â„¢Ulivo sceglievano i canali Rai. Ci sono molti motivi per cui questo puàƒÂ² accadere: diversi studi, ad esempio, sembrano indicare che gli elettori sono alla ricerca di informazioni che confermino piuttosto che contraddicano quello che pensano (confirmatory bias). àƒË† addirittura possibile che, quando un telegiornale (o un quotidiano) contraddice le nostre opinioni, si arrivi a considerarlo di cattiva qualitàƒ , quindi evitando di guardarlo ancora in futuro.

No, non è la Bbc

Questo fenomeno di esposizione selettiva è molto comune, anche in democrazie che hanno una tradizione tutto sommato più consolidata della nostra. Dai dati del British Election Study, ad esempio, si evince che, nelle elezioni del 2001 in Gran Bretagna, circa il 60 per cento dei lettori del Guardian, tradizionalmente schierato a sinistra, votàƒÂ² per il partito laburista, rispetto al 17 per cento dei lettori del Daily Telegraph, vicino ai conservatori.

Se peràƒÂ² là¢â‚¬â„¢esposizione (politicamente) selettiva è piuttosto normale per i quotidiani, rimane un fenomeno molto più raro nel mondo delle televisioni. In buona parte delle democrazie avanzate, e con qualche rara eccezione (ad esempio Fox News negli ultimi anni negli Stati Uniti), le televisioni, proprio per il fatto di rivolgersi a un pubblico ampio piuttosto che di nicchia, tendono ad assumere posizioni politicamente sfumate e dunque di solito non polarizzano là¢â‚¬â„¢opinione pubblica. Questo è un dato importante perchàƒÂ© la televisione raggiunge molte più persone, spesso con opinioni meno definite, ed è quindi un mezzo elettoralmente molto più potente dei quotidiani.

Tornando al Regno Unito e provando a vedere come si dividono elettoralmente i telespettatori della Bbc (o anche di altri canali), ci si accorge di fatto che le variazioni rispetto al risultato elettorale complessivo sono minime. In altri termini, il telespettatore medio della Bbc corrisponde anche alle caratteristiche dellà¢â‚¬â„¢elettore medio.

I dati italiani mostrano invece una correlazione molto robusta fra scelte televisive e scelte di voto: il telespettatore medio delle reti Mediaset corrisponde maggiormente allà¢â‚¬â„¢identitàƒ dellà¢â‚¬â„¢elettore medio di centrodestra. Dunque, o gli elettori sono in qualche modo influenzati dalle televisioni o, altrimenti, selezionano i canali in modo partigiano, percependone una chiara scelta di campo. Si noti che tale percezione non è infondata, visto che i dati dellà¢â‚¬â„¢Osservatorio di Pavia confermano in pieno il diverso comportamento di Mediaset e Rai, almeno finchàƒÂ© il centrosinistra è stato al governo. (2)

A scavare ulteriormente nei dati si scopre infine che la forte polarizzazione delle abitudini televisive degli italiani alle ultime elezioni politiche ha qualcosa a che fare con le predisposizioni di tipo ideologico o con opinioni su problemi specifici. E, tuttavia, ha molto di più a che fare con la valutazione che si dàƒ della persona e dellà¢â‚¬â„¢operato di Silvio Berlusconi, al tempo stesso candidato di una delle coalizioni e proprietario di uno degli “schieramenti” mediatici. Elettori che esprimono un giudizio favorevole su Berlusconi non solo sono, come è ovvio, più propensi a votarlo, ma esprimono anche una valutazione molto più positiva delle reti Mediaset e dunque sono più propensi a esserne ascoltatori. Qui ovviamente si entra nel campo dei possibili effetti di lungo periodo, troppo difficili da identificare perchàƒÂ© se ne possa parlare concretamente e, ciononostante, potenzialmente non meno importanti.

Le conseguenze sul dibattito politico

Al di làƒ delle possibili conseguenze in termini di voti, resta dunque da chiedersi quali siano le implicazioni di questa simbiosi fra canali televisivi e partiti per il nostro dibattito politico. Un elemento che emerge dai dati è che ciascuna fonte di notizie appare poco credibile a una parte non trascurabile dellà¢â‚¬â„¢elettorato. Di conseguenza, molti elettori non si espongono a opinioni contrastanti, ma, nella migliore delle ipotesi, restano “incanalati” nella propria area di influenza.

Per concludere, è difficile negare là¢â‚¬â„¢importanza della “deliberation”, del dibattito che precede la presa di decisioni collettive, nella vita e nella crescita di una democrazia. Attraverso la discussione razionale, pur nella diversitàƒ di opinioni, tutti possono crescere e farsi idee più precise e consistenti su quali siani i problemi più urgenti e su come risolverli.

Là¢â‚¬â„¢anomalia mediatica italiana sembra purtroppo avere, al di làƒ delle sue implicazioni elettorali, anche la conseguenza di non favorire il dibattito e il confronto di idee. (3)

NOTE
(1) Per una rassegna si veda il saggio di Mauro Barisione “Gli effetti delle comunicazioni politiche di massa sul voto: un panorama delle ricerche” in G. Sani (a cura di), Mass media ed elezioni, Bologna, Il Mulino (2001).

(2) Si veda al riguardo là¢â‚¬â„¢interessante saggio di Sani e Legnante “La politica in televisione (1997-99)”, in G. Sani (a cura di) “Mass media ed elezioni”, Bologna, Il Mulino (2001).

(3) Ulteriori dettagli sono disponibili in un paper in inglese scaricabile dalla seguente Url: http://personal.lse.ac.uk/LARCINES/Channelled.pdf.

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