Se il cattolico sceglie i pacs

Nonostante che la religione goda oggi di buona salute e di molto spazio sui mass media, il rapporto tra gli italiani e la Chiesa continua ad essere difficile. Il Papa e i vescovi sono impegnati a tutto campo per arginare la secolarizzazione, per partecipare al dibattito pubblico, per far sàƒÂ¬ che i costumi della popolazione siano più in linea con quellà¢â‚¬â„¢identitàƒ cattolica che pure a voce tanti proclamano. Non mancano riconoscimenti di come la Chiesa agisce e parla nella societàƒ , ma molte sue indicazioni non sembrano comprese o condivise [Franco Garelli, La Stampa].

Questo là¢â‚¬â„¢affresco che emerge da un sondaggio dellà¢â‚¬â„¢Eurispes, che anticipa il à‚«Rapporto Italia 2006à‚» che verràƒ presentato a giorni. Anche se non priva di limiti, là¢â‚¬â„¢indagine offre uno spaccato del Paese che merita di essere considerato, tenendo presente quanto è caldo il dibattito sui temi trattati.

Il punto dolente, come si sa, è quello dellà¢â‚¬â„¢etica familiare. Oltre i 2/3 degli italiani sono favorevoli ai Pacs, difendono la legge sul divorzio, giustificano le convivenze. Il dissenso riguarda anche le à‚«regoleà‚» interne alla Chiesa. La metàƒ degli italiani vorrebbe che il sacerdozio fosse esteso alle donne, là¢â‚¬â„¢80% non comprende perchàƒÂ© i divorziati e i risposati civilmente non possano fare la Comunione, il 66% non vuole che si neghi là¢â‚¬â„¢Eucarestia ai politici che sostengono leggi non conformi ai valori cristiani.

Qualche mina vagante emerge anche sullà¢â‚¬â„¢otto per mille. La maggioranza degli italiani non soltanto ritiene giusto che lo Stato finanzi in questo modo le Chiese e le confessioni religiose, ma dichiara anche di aver destinato questa risorsa alla Chiesa cattolica nellà¢â‚¬â„¢ultima dichiarazione dei redditi. Tuttavia, se la destinazione dei settori fosse libera, solo 1/3 premierebbe la Chiesa cattolica, mentre altri preferirebbero potenziare la ricerca e là¢â‚¬â„¢innovazione.

Ancora, la maggior parte degli italiani non ha digerito il decreto che prevede che gli immobili e gli esercizi commerciali della Chiesa siano esentati dallà¢â‚¬â„¢Ici.

Eà¢â‚¬â„¢ poi controversa la valutazione da parte della gente di come la gerarchia cattolica si pronunci oggi sulle questioni etiche (aborto, eutanasia, fecondazione) e socio-politiche. Per molti la Chiesa è troppo interventista, ma sono di più quelli che dicono che à‚«la misura è giustaà‚» o che dovrebbe esporsi maggiormente. E ciàƒÂ² soprattutto in campo etico. Il 68% degli italiani condivide la proposta della Chiesa di inserire gli operatori dei movimenti per la vita nei consultori.

Non mancano, dunque, varie contraddizioni nellà¢â‚¬â„¢orientamento degli italiani.

Un conforto più certo alla Chiesa deriva dallà¢â‚¬â„¢orientamento religioso della gente. Chi si reca in chiesa lo fa molto più per pregare (77%), che per una tradizione di famiglia (14%) o per chiedere una grazia. La pratica religiosa ordinaria è ancora molto alta, se confrontata con quanto succede in altri Paesi europei, mentre è assai elevata là¢â‚¬â„¢importanza che gli italiani riconoscono ai sacramenti (persino alla confessione!), sottolineando soprattutto quelli legati ai riti di passaggio (battesimo, cresima, matrimonio). Per moltissimi, poi, il crocifisso deve stare al suo posto nelle scuole e negli edifici pubblici, perchàƒÂ© è un simbolo sia di valori universali che della à‚«nostraà‚» cultura.

Su tutta questa analisi pesano, come sà¢â‚¬â„¢è detto, delle riserve di fondo. Quale valore dare a sondaggi à‚«velocià‚» come questi, che si applicano a campioni ristretti di popolazione, magari realizzati in condizioni particolari? Il dubbio emerge, perchàƒÂ©, ad esempio, questo recente sondaggio è stato svolto tra il Natale e là¢â‚¬â„¢Epifania, un tempo – come si sa – non troppo propizio a mettere insieme un campione rappresentativo della popolazione nazionale.

Unà¢â‚¬â„¢altra riserva riguarda il modo in cui i dati sono stati presentati, che coinvolge anche il loro valore. Sui vari temi là¢â‚¬â„¢Eurispes mette a confronto le posizioni dei à‚«cattolicià‚» con quelle dei à‚«non cattolicià‚», da cui deriva che vi sono sàƒÂ¬ delle differenze, ma sovente non eclatanti. La secolarizzazione delle coscienze, dunque, coinvolge anche i cattolici? Anchà¢â‚¬â„¢essi sono sordi agli appelli e alle indicazioni della gerarchia?

Il mistero si svela se si considera che oltre là¢â‚¬â„¢85% della popolazione italiana continua a dichiararsi cattolica, e che dentro questo grande mondo vi sono modi molto diversi di interpretare questa identitàƒ religiosa. Si puàƒÂ² essere cattolici à‚«attivi e convintià‚», o persone à‚«convinte ma non attiveà‚», o cattolici per tradizione o cultura, o cattolici di cittadinanza, ecc. Eà¢â‚¬â„¢ soltanto guardando dentro a questi diversi gruppi che si coglie la differenza delle posizioni e degli orientamenti, mentre là¢â‚¬â„¢appartenenza al cattolicesimo è nel nostro Paese troppo generalizzata per risultare discriminante.

In terzo luogo, la ricerca Eurispes rileva un tasso di pratica religiosa molto alto, col 37% degli italiani che andrebbero a messa tutte le domeniche. Per confronti con altre indagini e per la percezione degli addetti ai lavori, si tratta di un dato che sovrastima eccessivamente il fenomeno, pur riconoscendo che oggi la gente in Italia tende a dichiarare di frequentare i riti religiosi più di quanto realmente faccia. Questa sovrastima, peràƒÂ², rende alcuni dati dellà¢â‚¬â„¢indagine ancor più allarmanti per la Chiesa, in quanto si tratta di un campione più vicino agli ambienti religiosi.

Al di làƒ di questi rilievi, è evidente che la Chiesa è percepita nella societàƒ italiana in modo controverso e anche contraddittorio. Molti italiani e à‚«cattolicià‚» apprezzano il ruolo che la Chiesa cattolica interpreta nella societàƒ italiana, ma ciàƒÂ² non significa un pieno riconoscimento della sua azione e missione. Molti la rivalutano come un punto di riferimento morale e spirituale, anche se non sono pochi quelli che operano poi delle sintesi personali, secondo uno stile di attenzione e di selettivitàƒ .

Là¢â‚¬â„¢impressione di fondo è di essere di fronte ad un Paese spaccato, tra una quota di popolazione che più si identifica con le proposte etiche e sociali che la Chiesa porta avanti, e unà¢â‚¬â„¢altra quota di italiani che hanno il cuore à‚«altroveà‚». Eà¢â‚¬â„¢ forse guardando a chi ha il cuore à‚«altroveà‚» che una parte dei cattolici italiani, anche impegnati, dichiara che la possibilitàƒ del divorzio non è da mettere in discussione o che bisogna trovare una qualche soluzione alle coppie di fatto. 

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