Cosa ci viene nascosto della protesta NOTAV in Val di Susa?

Perchè i cittadini della Val di Susa protestano con tanta tenacia contro  il progetto TAV (treno alta velocitàƒ )? Vogliono davvero fare arretrare l’Italia in serie C, come sostiene buona parte della “politica che conta”? Non ci saranno forse degli enormi interessi economici in gioco? E perchàƒÂ© gli studi ufficiali sulla pericolositàƒ ambientale spariscono all’improvviso nel nulla? Viaggio nei retroscena di una vicenda che i media hanno dipinto in modo troppo semplicistico. E da una parte sola (a cura di Nicola Furini).

“Ci hanno dato addosso televisioni e giornali come se fossimo degli imbecilli, bollati come nemici dello sviluppo. Ma nessuno ha finora voluto dire come stanno veramente le cose. Dietro il NOTAV non c’è una protesta qualunquista contro il progresso: c’è una protesta contro uno specifico progetto suicida. Un progetto deciso a tavolino che ha deliberatamente ignorato tutte le alternative possibili che in questi anni abbiamo fornito e che consentirebbero la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocitàƒ senza un folle disastro ambientale e un inutile spreco di denaro pubblico.” Questo àƒÂ© il clima che si respira sui prati di Venaus, in Val di Susa.

“Lo sappiamo che il treno dovràƒ passare. Ma decidiamolo insieme il tracciato. Chiediamo da anni di approvare progetti alternativi che tengano conto dei pericoli ambientali (per la forte presenza di uranio e amianto, e per l’instabilitàƒ delle montagne; le stesse gallerie dell’autostrada stanno franando lentamente). Proponiamo progetti che farebbero risparmiare letteralmente miliardi. E invece no! Invece di ascoltarci: hanno invaso la valle di militari per portare i macchinari; impediscono anche la mobilitàƒ all’interno delle stesse aree dove abitiamo; hanno iniziato la più vergognosa delle campagne diffamatorie. Ci hanno insultati dicendo che non capiamo che il tunnel evita danni all’ambiente. Ci hanno dato degli stupidi.

Ma non viene il sospetto che qualcosa non sia chiaro se ci opponiamo a un tunnel chiedendo a gran voce di rivedere il progetto? Dopo aver nascosto per anni la veritàƒ , ora politici e media ci infangano e ci umiliano pubblicamente dandoci quasi dei terroristi e nemici dell’Italia. Ci sentiamo traditi dalle stesse persone che ci rappresentano, insultati dai mezzi di informazione, non abbiamo strumenti per far sentire la nostra voce e per difendere quel poco di democrazia che è rimasta.”

A sentire i Valsusini, il nodo cruciale della questione non àƒÂ© -come sostiene la stampa (giornali e tv)- la realizzazione del “corridoio cinque” (tratta Lisbona-Kiev, di cui questa parte sarebbe parte fondamentale, che esiste solo sulla carta), ma gli scavi dei due tunnel killer. Ecco perchè.


Un concreto pericolo di disastro ambientale

L’opera, cosàƒÂ¬ come è stata progettata nel suo percorso di realizzazione, rappresenta un serio pericolo per la popolazione e per là¢â‚¬â„¢ambiente. Le montagne della Val di Susa sono pregne di amianto e uranio, materiali altamente pericolosi. Stupisce che là¢â‚¬â„¢indirizzo progettuale di sviluppo dellà¢â‚¬â„¢opera non ne tenga conto, minimizzando la potenzialitàƒ dei rischi indotti. La pericolositàƒ dello stoccaggio dell’amianto àƒÂ© stata attentamente valutata -fra gli altri- anche dall’Azienda Ospedaliera “San Luigi” di Orbassano TO (cfr. http://www.notav.it/allegati/DocUff/Gays_amianto.pdf), secondo cui: “La possibilitàƒ che si verifichino condizioni di rischio sanitario àƒÂ© assolutamente rilevante per quanto riguarda le attivitàƒ di scavo e di movimento terra […]. In particolare, vivissime perplessitàƒ sono legate allo stoccaggio di 500.000 metri cubi di materiale di risulta degli scavi nelle rocce amiantifere […]. Il combinato disopsto di tutte quese situazioni comporteràƒ gravi rischi sanitari per la popolazione e corrispondenti gravi carichi legali per i responsabili di tale inquinamento.”

Nei progetti non c’è il minimo accenno ad un piano di messa in sicurezza dell’amianto estratto (àƒÂ© previsto semplicemente uno stoccaggio in valle a cielo libero), che con i frequenti venti della ValSusa verrebbe distribuito e respirato in tutta la cintura ovest di Torino ed in Torino stessa. Le malattie causate dalla respirazione di anche solo 1 fibra di amianto vengono diagnosticate 15 anni dopo l’inalazione. Dal momento della diagnosi la mortalitàƒ è del 100%, ed il tempo di vita medio è di 9 mesi.

Un’opera inutile

La tratta Torino-Lione è completamente inutile: nella Val Susa esiste giàƒ una linea ferroviaria sottoutilizzata, in grado di reggere il traffico richiesto (considerando i tassi di crescita) almeno fino al 2050. La velocitàƒ del treno potrebbe arrivare a 220 Kh, ma non in galleria, consentendo di risparmiare poco più di un’ora di viaggio, nelle tratte Torino-Lione e Torino-Parigi. Il valico del Brennero,  oggi ammodernato, ha le stesse potenzialitàƒ del Frejus, che deve ancora essere ammodernato. Anche i benefici ambientali sono una chimera. Secondo lo studio compiuto dalla societàƒ Setec-Economie di Parigi  si prevede uno spostamento di traffico da gomma a rotaia per un volume compreso tra l’1% ed il 2,7% del totale.

Là¢â‚¬â„¢attuale linea ferroviaria Torino à¢â‚¬ Modane è oggi utilizzata solamente al 38% della sua capacitàƒ . Le navette predisposte per il caricamento dei Tir sono state usate solo durante il breve periodo di chiusura del Frejus, altrimenti partono ogni giorno vuote. Gli unici due treni giornalieri del collegamento ferroviario diretto Torino à¢â‚¬ Lione sono stati soppressi per mancanza di passeggeri. Il traffico meci di lunga distanza sullà¢â‚¬â„¢asse Lisbonaà¢â‚¬Kiev (quello del richiamao à¢â‚¬Å“Corridoio cinqueà¢â‚¬?) ad oggi è irrilevante e  il traffico passeggeri di lunga distanza si muoveràƒ sempre in aereo (àƒÂ© ampiamente dimostrato come le ferrovie ad Alta Velocitàƒ non siano competitive nelle distanze superiori ai 500 km).

Nel traffico merci di lunga distanza, la velocitàƒ non è un requisito fondamentale (le ferrovie statunitensi viaggiano con velocitàƒ commerciali nellà¢â‚¬â„¢ordine dei 30 km/h.), anzi, la velocitàƒ aumenta i costi favorendo là¢â‚¬â„¢alternativa marittima.

(Conflitti di) Interessi in gioco

Secondo la TFL (Turin Lyon Ferroviaire) la tratta internazionale, tutta in galleria, per una lunghezza di 72km, costerebbe 6,7mld.à¢â€šÂ¬ (4,952 mld à¢â€šÂ¬ per l’Italia + 13,733 mld à¢â€šÂ¬ per la Francia), con il contributo massimo del 20% da parte UE. La spesa complessivamente prevista per la Torino-Lione ammonta a 18,685 mld di à¢â€šÂ¬. A spartirsi il grosso della torta saranno due ditte (una francese e una italiana), mentre la Rocksoil Spa -societàƒ della moglie e delle figlie del ministro per le Infrastrutture e Trasporti, Pietro Lunardi- si è aggiudicata la consulenza per la progettazione della galleria di 52 chilometri che sbucheràƒ a Venaus. Sul palese conflitto d’interessi del Ministro è stata presentata anche un’interrogazione parlamentare (atto n. 4-05191, pubblicato il 18 settembre 2003 con Seduta n. 458).

Ma altri nomi eccellenti, e oscuri retroscena, compaiono in un rapporto della Divisione Investigativa Antimafia datato 16 luglio 2004. In un articolo di Repubblica, viene ricostruito il contenuto del Fascicolo della Dia finito nellà‚´inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Saluzzo e dai sostituti Paolo Toso e Cesare Parodi (si veda “Un ministro, il suo vice e quei microfoni indiscreti”, Repubblica, 16/12/2004, cronaca di Torino Pag. IV).

Conclusioni

L’adeguamento della linea attuale costerebbe molto meno del tunnel, avrebbe la stessa efficacia in termini di traffico potenzialmente servibile, i lavori si realizzerebbero in molto meno tempo e senza pericoli ambientali. Ma ormai abbiamo capito bene perchè i progetti alternativi al tunnel sono sempre stati bollati come non realizzabili. L’obiettivo di chi il TAV lo vuole fare è quello di agganciare la pioggia di finanziamenti europei per le grandi opere. E per farlo, occorre dimostrare -entro fine anno- che i lavori sono iniziati.

http://www.notav.it
http://www.legambientevalsusa.it

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