Sul marchio d’origine, la Ue sonda imprese e cittadini

Raggiungere cittadini e imprese e raccogliere le loro opinioni grazie a Internet: è quello che la Commissione europea ha deciso di fare su un tema molto dibattuto nelle ultime settimane, l'adozione di un regolamento comunitario che imponga il marchio di origine obbligatorio sui prodotti importati nell'Unione europea (si veda «Il Sole-24 Ore» di sabato 9 aprile). La «consultazione pubblica via Internet» potrebbe preludere all'avvio dell'iter legislativo della proposta regolamentare (Il Sole24ore).


Il questionario è disponibile sul sito della Commissione europea (http://europa.eu.int/yourvoice/forms/dispatch?form=401&lang=IT) ed è differenziato a seconda che si risponda come consumatori, produttori o dettaglianti. La consultazione si concluderà il 30 aprile, cinque giorni dopo l'incontro sul tema del “made in” fissato per il 25 aprile a Bruxelles tra Commissione Ue e associazioni europee interessate, tra le quali c'è Confindustria.

Gli industriali italiani si sono impegnati fin dal semestre di presidenza italiano Ue (luglio-dicembre 2003) per arrivare alla marchiatura d'origine, anche perché i settori interessati sono molti, oltre al tessile-abbigliamento: calzature, mobili per arredo, ceramiche, gomma e pneumatici. Tutti settori tipici del made in Italy che soffrono la concorrenza non sempre leale della Cina e, in prospettiva, dell'India, tanto da creare un'emergenza occupazionale che preoccupa lavoratori e imprese.

Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha detto ieri di attendersi «nelle prossime ore un'iniziativa del presidente del Consiglio, del Governo e di tutti i parlamentari europei presso le autorità di Bruxelles per varare immediatamente, a cominciare da tessile e calzature, le misure di salvaguardia espressamente previste per assicurare la concorrenza leale, obbligando tutti i Paesi a dare dati trasparenti e a seguire le regole del commercio internazionale». Montezemolo ha spiegato che non si tratta di «protezionismo ma di legittima protezione» e ha rivolto «un forte invito» al ministro dell'Economia Siniscalco affinché «la Guardia di finanza intensifichi controlli e iniziative anticontraffazione».

La consultazione on-line della Commissione potrebbe essere molto utile per far comprendere all'esecutivo di Bruxelles l'importanza del tema (non tutti i Paesi membri, infatti, sono favorevoli alle misure in discussione). Il questionario è molto breve (non occorre più di un minuto per compilarlo), può essere scaricato anche in italiano e viene inviato poi automaticamente alla Commissione europea. Le prime domande servono a identificare il profilo dell'utente; le domande successive servono per capire quale potrebbe essere l'impatto della normativa comunitaria in materia di marchio di origine sugli utenti. La Commissione è interessata ad accertare se i consumatori desiderino essere informati circa il Paese di origine dei prodotti e se i produttori e/o dettaglianti ritengano che l'indicazione “made in” possa essere uno strumento di competitività . L'esito della consultazione sarà tenuto presente dalla Commissione Barroso per poter assicurare l'adozione di una proposta di regolamento sull'etichettatura obbligatoria in tempi brevi.

Adolfo Urso, viceministro con delega al Commercio estero, ha accolto l'iniziativa della Commissione molto favorevolmente: «Siamo riusciti a imporre un nuovo passo a Bruxelles, che è finalmente più attenta alle problematiche del made in Italy e dell'industria europea». Urso ha ricordato che fu l'Italia a chiedere, il 16 marzo scorso, l'introduzione dell'obbligatorietà del “made in”, durante la presentazione dell'Action Plan del Governo italiano in campo tessile e abbigliamento.

Martedà­ 12 Aprile 2005  

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