Tante piccole voci fanno la voce grossa. A difesa della libertà dell’informazione nasce Mediacoop

“Libertà e pluralismo, autonomia e qualità dell'informazione”. Questo il titolo della relazione presentata da Lelio Grassucci al congresso costitutivo di Mediacoop, svoltosi a Roma il 7 e 8 ottobre. L'associazione, che nasce in seno alla Lega delle Cooperative, si propone di raccogliere e dare voce e visibilità ad una costellazione di giornali, riviste, tv e radio locali, house organ (riviste aziendali) che si trovano a fare i conti con il difficile momento dell'editoria e con una distribuzione delle risorse nel settore dell'informazione sempre più sbilanciata, grazie alla legge Gasparri, a favore del duopolio televisivo Rai-Mediaset [Adista 83/2004]


àˆ necessaria – afferma Grassucci, ex parlamentare del Pci che da molti anni ricopre incarichi dirigenziali in Legacoop – una maggiore attenzione “ai processi che stanno coinvolgendo l'editoria a stampa, storicamente caratterizzata da una grande ricchezza di voci, fortemente articolate nel panorama nazionale e nelle realtà locali, capaci di rappresentare la pluralità di orientamenti culturali e politici presenti nella società italiana”. Si ragiona spesso sulle storture e i problemi del sistema radiotelevisivo, caratterizzato dalla presenza di un unico competitore privato e dall'effettivo controllo che l'editore di quest'ultimo esercita anche sulla tv pubblica. Ma viene trascurato il fatto che analoghi fenomeni di concentrazione sono in atto, a partire dagli anni '90, nel mondo della carta stampata: i cinque maggiori gruppi editoriali, che detengono il 10% delle testate, rappresentano il 52% delle copie vendute e soprattutto realizzano il 60% dei ricavi e raccolgono il 64% delle risorse pubblicitarie. A questa concentrazione non corrisponde però un aumento del numero dei lettori: le vendite dei quotidiani si collocavano nel 2002 attorno a 5.800.000 copie giornaliere – un valore in netto calo rispetto a quello dell'anno precedente, analogo a quello registrato in Italia già alla metà degli anni '50 e pari a un terzo della media dell'Unione Europea. A questo scenario poco consolante viene ad aggiungersi la cancellazione, prevista dalla legge Gasparri, del divieto di possesso incrociato di televisioni e giornali a partire dal 2011, che favorirà ulteriori concentrazioni. Inoltre, l'introduzione del Sic, il Sistema Integrato delle Comunicazioni, nella medesima legge, è destinato ad accrescere lo squilibrio della distribuzione delle quote pubblicitarie a scapito della carta stampata. La sola Mediaset raccoglie in un anno più pubblicità di tutti i periodici cartacei italiani.

Mediacoop nasce quindi con l'intento di offrire consulenza e visibilità a voci che, per quanto marginali, raggiungono complessivamente milioni di persone. Si tratta di testate anche molto diverse tra loro per collocazione politica e sociale, ma con tradizioni di qualità e competenza che assicurano una fetta importante del pluralismo residuo dell'informazione italiana. “Del resto”, ha notato ancora Grassucci, “la qualità è essa stessa pluralismo perché genera idee, confronto, ricerca”. Quelle di Mediacoop sono “voci essenziali per la formazione di una opinione pubblica critica e consapevole, in grado di esercitare responsabilmente i diritti di cittadinanza”.

Le proposte di Mediacoop

Frutto dell'esperienza maturata negli ultimi anni dal Tavolo di Coordinamento dei Media Non-Profit, Mediacoop ha registrato all'atto della sua nascita l'adesione di ben 370 tra cooperative editoriali, società non-profit e associazioni a partecipazione diffusa. Tra queste anche giornali come il “Manifesto” e “Avvenire”, 46 radio, 8 tv locali, molti periodici diocesani, legati al mondo cattolico, al Terzo Settore, al volontariato, centinaia di house organ tra cui alcuni a enorme diffusione come quello delle Coop.

Tra le principali rivendicazioni messe sul tavolo dai partecipanti al congresso, l'adeguamento del contributo di 200 lire per copia alle pubblicazioni edite da fondazioni e associazioni; l'esenzione per le piccole imprese editoriali dell'obbligo della certificazione di bilancio per accedere alle sovvenzioni statali, certificazione il cui costo è spesso superiore al beneficio ottenuto; una quota del 10% della pubblicità istituzionale riservata ai giornali non profit. A queste proposte, il deputato Ds Giuseppe Giulietti, membro della Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera, ne ha provocatoriamente aggiunta una quarta: che vengano destinate al Fondo per l'editoria le multe comminate dall'Antitrust a Rai e Mediaset per la loro posizione dominante.

Mauro Masi, capo del Dipartimento informazione e editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, anch'egli intervenuto al congresso, si è espresso in termini favorevoli nei confronti delle proposte avanzate da Mediacoop, illustrando i vantaggi del “decreto Bonaiuti” per la riforma dell'editoria, attualmente in discussione al Parlamento. Passi avanti si sono registrati il 20 ottobre scorso, quando la Commissione cultura della Camera ha inserito nel testo della Finanziaria due emendamenti che recepiscono alcune delle proposte di Mediacoop. “Un significativo risultato per l'editoria minore e non profit, un passo avanti verso una buona legge del settore”, ha commentato Grassucci.

Nella prima riunione della Giunta Nazionale del 17 novembre, Mediacoop ha definito i quadri direttivi, eleggendo all'unanimità Grassucci a presidente, e messo a punto le prossime mosse. Dopo le aperture offerte da Paolo Serventi Longhi al Congresso di ottobre, una trattativa con il Sindacato dei giornalisti sarà avviata per definire contratti specifici per i collaboratori delle testate di piccole e piccolissime dimensioni. Ma soprattutto è importante arginare gli effetti devastanti della legge Gasparri e difendere e sostenere quell'”alito vitale e importante di pluralismo” rappresentato dall'editoria cooperativa.

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