La radio contro la guerra

Intervista a Amy Goodman, animatrice del network pacifista americano “Democracy Now!”. “Noi non siamo parte dell'establishment, siamo qui per controllare e per chiedere a coloro che hanno il potere di rispondere delle loro responsabilità . Questo è il ruolo dei media. Specialmente in tempo di guerra è quindi importante dare spazio a voci indipendenti, voci di dissenso. Queste voci non rappresentano una parte marginalizzata, non rappresentano nemmeno la maggioranza silenziosa, ma la maggioranza azzitita. Azzittita dai media mainstream”.


La radio contro la guerra

“Democracy Now! ” è il titolo di una trasmissione che va in onda negli Stati Uniti alle otto del mattino, ora di New York, e che è seguita da milioni di americani attraverso le frequenze di “Pacifica Radio” o su internet (www. democracynow. org). L'animatrice del programma è Amy Goodman, una figura che funge da punto di riferimento per quanti intendono combattere negli Usa una battaglia per un'informazione libera e realmente democratica. Abbiamo intervistato Goodman a New York, nella sede di “Democracy Now! “, una piccola mansarda con tetto spiovente, lucernai, travi di legno e con le pareti tappezzate di articoli di giornale e poster di documentari, nel quartiere di Chinatown.

Amy, parlaci di “Democracy Now! ” (Democrazia ora!).

“Democracy Now! ” è un'ora d'informazione quotidiana, indipendente e di base. E' parte di “Pacifica Radio”, che è stata fondata piຠdi 50 anni fa da Lewis Hill che si rifiutò di combattere nella Seconda Guerra Mondiale. Quando uscì dalla prigione militare capì che i “corporate media”, i media controllati dalle grosse compagnie industriali, stavano battendo i tamburi per una Terza Guerra Mondiale. Questi centri di interesse economico traggono profitto dalla guerra. Lewis Hill comprese che ci doveva essere un mezzo di informazione indipendente che fosse controllato da giornalisti, intellettuali e artisti. Cosà­ nacque Pacifica.

Hai detto che i media si avvantaggiano con la guerra. Per esempio?

I media mainstream battono i tamburi per la guerra. I media mainstream traggono profitto dalla guerra. Prendi ad esempio la Prima Guerra del Golfo. Nel 1991 Westinghouse possedeva la Cbs, General Electric possedeva la Nbc. Queste due multinazionali sono tra i maggiori produttori di armi. Sono loro che hanno prodotto la maggior parte delle armi usate durante quella guerra. Non è un caso che quello che abbiamo visto in Tv era nient'altro che una parata militare. Sicuramente non un onesto reportage giornalistico. Quale dovrebbe essere il ruolo dei media, specialmente in tempo di guerra?

E' una disgrazia assoluta che i media mainstream serrino i ranghi attorno all'establishment in tempo di guerra. Noi non siamo parte dell'establishment, siamo qui per controllare e per chiedere a coloro che hanno il potere di rispondere delle loro responsabilità . Questo è il ruolo dei media. Specialmente in tempo di guerra è quindi importante dare spazio a voci indipendenti, voci di dissenso. Queste voci non rappresentano una parte marginalizzata, non rappresentano nemmeno la maggioranza silenziosa, ma la maggioranza azzitita. Azzittita dai media mainstream.

Invece, i mezzi di informazione hanno coperto queste voci di dissenso?

Il movimento pacifista è in crescita, sia qui negli Stati Uniti che nel resto del mondo. Se solo i media se ne occupassero… Centinaia di migliaia di persone sono scese in strada. E le persone non scendono in strada per divertirsi. Lo fanno perché il loro punto di vista non è parte del dibattito mediatico. Milioni di persone sono scese in strada in Italia. A Londra centinaia di migliaia di persone sono state salutate da John Pilger, il famoso giornalista e filmmaker, dal sindaco Ken Livingstone, dal parlamentare George Galloway, che è stato in Iraq diverse volte. Sono state salutate da Scott Ritter, l'ex ispettore delle Nazioni Unite. Quella manifestazione non è stata coperta dal “New York Times” o dal “Washington Post”. Questi giornali hanno scritto di un'altra manifestazione, sempre in Gran Bretagna e con lo stesso numero di partecipanti che si è svolta la settimana precedente. Era a favore della caccia alla volpe!

Pensi che il movimento pacifista possa far sentire il suo peso sulle scelte del potere?

Certo, possiamo avere un enorme impatto. La gente non deve aver paura di alzare la voce. Prima di tutto non bisogna rimanere in silenzio pensando che la nostra opinione non abbia alcun effetto. Inoltre, per il solo fatto di protestare, di resistere, proteggiamo coloro che sono il bersaglio in questo momento in questo paese, per esempio i neri, gli arabi, i musulmani. Se non stiamo uniti, sarà molto piຠfacile colpire i piຠdeboli. Non è nemmeno questione di essere d'accordo con tutto quello che qualcuno dice. Basta essere d'accordo e difendere il diritto di quella persona di esprimere le proprie idee.

Cosa ne pensi di questa “guerra al terrorismo”?

Gran parte dei media ripete meccanicamente tutto ciò che viene detto dall'ufficio di pubbliche relazioni del governo. Nessuna analisi, nessuna domanda.

Dobbiamo stare molto attenti all'uso del linguaggio. Il governo parla di “guerra al terrorismo”, ma compito dei media è analizzare, porre domande. Credo ci debba davvero essere una guerra al terrorismo. Penso il terrorismo debba essere debellato da questo mondo. Ma dobbiamo essere onesti sulla definizione che diamo di “terrorismo”. Terrorismo è l'uccisione di civili innocenti. Quello che il governo degli Stati Uniti sta facendo ora non è una guerra al terrorismo ma una guerra terroristica.

Torniamo a parlare di “Democracy Now! ” Perché hai scelto questo nome?
“Democracy Now! ” è piຠdi un programma, è un movimento, una domanda. Significa democrazia nei media, democrazia in questo paese. Il motto di questo programma è “eccezione a chi fa le regole” (exception to the rulers) e questo dovrebbe essere il motto di tutti i mezzi d'informazione.

Il circuito di Pacifica Radio

Il circuito di Pacifica Radio è nato dopo la fine della Seconda guerra mondiale per iniziativa di un gruppo di pacifisti che decisero di creare un canale informativo indipendente per tutti quelli che si dichiaravano contrari alla violenza bellica. La trasmissione “Democracy Now! ” a metà degli anni Novanta era in contatto con circa 20 stazioni radio e Tv. Ora sono 160, distribuite negli Usa, in Canada, Italia e Australia via internet. In questo spazio informativo sono passati negli ultimi anni i candidati alle elezioni presidenziali, come anche i presidenti in carica. Fece scalpore, ad esempio, l'intervista telefonica di Amy Goodman a Bill Clinton, realizzata in occasione della campagna elettorale del 2000.

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