A proposito di solidarietà

Se vuoi avere successo, in una società mercificata come la nostra, la parola solidarietà è quella giusta per fare bella figura. Lo hanno capito i politici di tutti gli schieramenti che utilizzano frequentemente questo vocabolo per trovare consensi tra gli elettori, come anche gli imprenditori che difendono a denti stretti il binomio ‘no profit’ ” ‘marketing’, con l’intento di finanziare iniziative solidaristiche, nella consapevolezza però che solo il mercato può garantire la loro sussistenza.
Non v’è dubbio però che la solidarietà sia stata spesso fraintesa da molti e soprattutto strumentalizzata da altri.
Parlare ad esempio del rilancio della cooperazione internazionale prescindendo dal rispetto dei diritti umani è a dir poco fuorviante e demagogico.


Tra i missionari, invece, la solidarietà è intesa come sinonimo di carità , soprattutto nei confronti dei Paesi del Sud, travagliati da non poche calamità . A questo riguardo la riflessione teologica e pastorale, è stata certamente favorita dal magistero della Chiesa e dall’impegno di tante persone generose che hanno manifestato una grande attenzione alle cosiddette fasce sociali emarginate dei Paesi ricchi, ma anche sollecitudine verso i poveri delle periferie del mondo. Non a caso, negli anni ’80, i vescovi italiani lanciarono lo slogan “Contro la fame cambia la vita” per promuovere nelle comunità ecclesiali una solidarietà fondata su una seria revisione del proprio ‘modus vivendi’. L’obiettivo, ancora oggi di grande attualità , è quello di spezzare il pane quotidiano con i poveri, indipendentemente da ogni forma d’interesse. E’ interessante ricordare che l’etimologia della parola solidarietà esprime una forte concretezza che forse a volte viene diluita dal nostro linguaggio, ahimè troppe volte superficiale e genericista. Pagare “in solidum”, alla fine del IV secolo, indicava l’obbligazione da parte di un individuo, appartenente a un gruppo di debitori, di pagare integralmente il debito. Ed è proprio per questo motivo che è dalla parola latina ‘solidum’ che deriva anche il nostro soldo. Al tempo dei Romani si trattava di una moneta, originariamente d’oro, il cui valore sarebbe dovuto rimanere stabile nel tempo. Ma fu solo a partire dal 1789, in Francia, che la solidarietà (solidarité) ha assunto la valenza odierna in quanto sentimento di fratellanza che devono provare tra di loro i cittadini di una stessa nazione libera e democratica. Oggi, il valore della solidarietà nel villaggio globale si è ampliato al punto tale da includere l’intera umanità , senza distinzioni di razze di culture o di fedi politiche o religiose. Per questo assistiamo e partecipiamo a vere e proprie gare di solidarietà a favore di coloro che vengono colpiti da sventure o altre calamità . La solidarietà così intesa, esprime in concreto il sentimento di fraternità universale in cui si traducono varie forme di carità cristiana. Non v’è dubbio però che la solidarietà sia stata spesso fraintesa da molti e soprattutto strumentalizzata da altri. Se da una parte, infatti, l’azione umanitaria è troppo spesso motivata dai sentimenti paternalistici del ricco Epulone che guardava il povero Lazzaro dall’alto verso il basso, dall’altra la solidarietà serve ad alcuni come scudo per celare interessi di parte. Parlare ad esempio del rilancio della cooperazione internazionale prescindendo dal rispetto dei diritti umani è a dir poco fuorviante e demagogico. Un’autentica cultura della solidarietà non può prescindere dalla conoscenza di quelle realtà problematiche che determinano la frattura tra il Nord e il Sud del mondo. Riflettendo sull’esperienza di vita di tanti missionari e missionarie che operano in Africa, in Asia, in America Latina e in Oceania, si comprende sempre di più l’esigenza di coniugare l’azione solidaristica con i valori del Regno contenuti nell’insegnamento evangelico. Parlare, ad esempio, di annuncio e testimonianza di Cristo, tralasciando i contenuti evangelici della pace e della giustizia rischia di legittimare i fautori delle crociate o delle bombe intelligenti. “Lo sviluppo integrale dell’uomo non può aver luogo senza lo sviluppo solidale dell’umanità ” scrisse chiaramente Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio del 26 marzo 1967. “Questo dovere” spiegò bene il Papa bresciano – riguarda in primo luogo i più favoriti. I loro obblighi sono radicati nella fraternità umana e soprannaturale e si presenta sotto un triplice aspetto: dovere di solidarietà , cioè l’aiuto che le nazioni ricche devono prestare ai paesi in via di sviluppo; dovere di giustizia sociale, cioè il ricomponimento in termini più corretti delle relazioni commerciali difettose tra popoli forti e popoli deboli; dovere di carità universale, cioè la promozione di un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri. Il problema è grave, perché dalla sua soluzione dipende l’avvenire della civiltà mondiale”. Ad oltre 27 anni dalla pubblicazione di questo documento purtroppo dobbiamo prendere atto che siamo ancora in alto mare. Varrebbe forse la pena rinnovare l’appello finale della Populorum Progressio che ancora oggi troviamo di scottante attualità : “E se è vero che il mondo soffre per mancanza di pensiero, Noi convochiamo gli uomini di riflessione e di pensiero, cattolici, cristiani, quelli che onorano Dio, che sono assetati di assoluto, di giustizia e di verità : tutti gli uomini di buona volontà “.

Be the first to comment on "A proposito di solidarietà"

Leave a comment