Lula e la globalizzazione alternativa

“Lula? Il portavoce dei poveri di tutto il mondo”. La frase è del presidente angolano JosàƒÂ© Eduardo dos Santos, ma è stata ripetuta con diverse sfumature anche da altri presidenti africani. E proprio con questa investitura il presidente brasiliano Luiz InàƒÂ¡cio Lula da Silva ha realizzato il suo primo viaggio ufficiale in Africa. La visita a cinque Paesi africani (SàƒÂ£o TomàƒÂ© e PràƒÂ­ncipe, Angola, Mozambico, Namibia e Sudafrica) segneràƒ la storia della politica estera brasiliana perchàƒÂ© rappresenta un cambiamento nell'atteggiamento verso quel continente.


Mai un capo di Stato brasiliano aveva portato una delegazione tanto ampia: 11 ministri, diversi parlamentari e rappresentanti del movimento afro e circa 130 imprenditori. Sono stati firmati circa 40 accordi commerciali e di aiuto umanitario in diversi campi: scuola, sanitàƒ , agricoltura e petrolio (a SàƒÂ£o TomàƒÂ© e PràƒÂ­ncipe e in Angola). Sono state offerte circa mille borse di studio perchàƒÂ© gli studenti africani possano frequentare l'universitàƒ in Brasile; verràƒ costruita una fabbrica per la produzione di farmaci anti-Aids in Mozambico. Ripetutamente commosso dal modo in cui è stato ricevuto dalla popolazione e dai presidenti africani, Lula ha messo più volte in risaltato l'aspetto simbolico della sua missione diplomatica. Ha parlato innanzittutto di “riparazione” nei confronti del continente nero. A nome dei 170 milioni di brasiliani (il Brasile è la seconda nazione al mondo con più neri e ha ricevuto milioni di schiavi africani nel corso del XVI secolo), Lula ha spiegato che vede là¢â‚¬â„¢intervento del Brasile in Africa come una sorta di pagamento del debito storico che il Paese ha con il continente. “àƒË† arrivata l'ora di ricuperare il tempo perduto. Faremo di più di ciàƒÂ² che è stato fatto in ventà¢â‚¬â„¢anni. Si tratta di un obbligo etico, morale e politico. Siamo stati abituati a dare le spalle all'Africa. Adesso terremo l'Africa ben di fronte”. La missione in Africa è andata ben oltre le questioni della prossimitàƒ storica e culturale. Il presidente ha inaugurato anche la stagione del pragmatismo diplomatico. Con Sudafrica e India il Brasile ha formato il G3, il blocco dei Paesi cosiddetti emmergenti creato a giugno di quest'anno per influenziare la politica mondiale. La visita di Lula al presidente sudafricano Thabo Mbeki ha avuto anche lo scopo di rinsaldare questa alleanza, ma anche di allargarla ad altri Paesi africani. E non solo. Le tre potenze del Sud non vogliono fare da sole da controppeso al ruolo egemonico degli Stati Uniti e all'Europa. Russia e Cina saranno invitate a far parte della triade, formando cosàƒÂ¬ il G5. Certamente ci sono interessi economici in gioco, ma non solo. Questo blocco potràƒ affrontare la questione del superamento delle disugualianze sociali, soprattutto in seno agli organismi internazionali, come le Nazioni Unite, il Fondo monetario internazionale (Fmi) e l'Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto). Secondo esperti di politica brasiliana, è questa la grande differenza tra il governo di Lula e quello precedente. Cardoso non prevedeva ruoli alternativi davanti alla globalizzazione. Lula invece crede che ci siano margini di manovra allà¢â‚¬â„¢interno dellà¢â‚¬â„¢economia globalizzata. E che i Paesi poveri possano e debbano trattare a testa alta, invece di tendere solo le mani in cerca di aiuti finanziari e umanitari. Il presidente ha annunciato là¢â‚¬â„¢intenzione del Brasile di abolire le imposte dà¢â‚¬â„¢importazione e di aumentare le linee di credito ufficiali per finanziare imprese brasiliane operanti nei Paesi più poveri. “Stiamo studiando – ha dichiarato – formule compatibili con le regole dellà¢â‚¬â„¢Omc che permettano ai prodotti dei Paesi in via di sviluppo là¢â‚¬â„¢ingresso senza barriere nel mercato mondiale”. La strategia è chiara: cercare di risolvere i problemi interni allargando le alleanze internazionali tra i Paesi poveri. In questo quadro si inseriscono le numerose missioni diplomatiche che Lula ha realizzato in questo primo anno alla guida del Brasile. Allà¢â‚¬â„¢inizio di dicembre, con la visita a sette Paesi del Medio Oriente, ha raggiunto quota 38 nazioni. L'opposizione e parte dei media brasiliani lo criticano pesantemente perchàƒÂ© in un anno di mandato ha trascorso 154 giorni a Brasilia e 211 fuori sede (comprese le ore di volo). Ma sono gli stessi che non hanno mai denunciato la posizione succube del Brasile nei riguardi di Usa o Europa, o che non hanno avanzato critiche durante i nogoziato per l'Area di libero commercio delle Americhe, (Alca) o circa l'appoggio all'invasione americana in Iraq e l'apertura dei Paese poveri ai prodotti transgenici della multinazionale Monsanto indispensabili per à¢â‚¬Ëœsfamare il popoloà¢â‚¬â„¢.

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