Ci assopiscono fino a sottometterci

Le pubblicitàƒ e i media dominanti…

La à¢â‚¬Ëœstampa di qualitàƒ non ama parlare troppo apertamente del fatto che essa dipende per il 75% dei suoi utili dalla pubblicitàƒ delle multinazionali.
Queste ultime, dopo tutto, sono istituzioni strettamente gerarchiche e non democratiche motivate da unà¢â‚¬â„¢aviditàƒ senza limiti à¢â‚¬ è difficile conciliare i loro bisogni con la democrazia, i diritti umani e il diritto del pubblico di sapere.
Immaginate come avremmo reagito allà¢â‚¬â„¢idea della stampa sovietica à¢â‚¬Ëœdi qualitàƒ à¢â‚¬â„¢ dipendente per il 75% dai fondi del Partito comunista.


Anche quando scrivono unicamente per gli addetti ai lavori dellà¢â‚¬â„¢industria nelle sezioni dei giornali dedicate ai media, i giornalisti fanno molta attenzione ad evitare dichiarazioni troppo cattive sulla dipendenza dalla pubblicitàƒ . Un recente articolo di Ciar Byrne sul Guardian circa là¢â‚¬â„¢arrivo di un nuovo direttore al Daily Telegraph era intitolato, à¢â‚¬ËœNewland punta a lettori più giovanià¢â‚¬â„¢ piuttosto che à¢â‚¬ËœNewland punta agli inserzionistià¢â‚¬â„¢.
Scrive Byrne:à¢â‚¬Å“il direttore in arrivo al Daily Telegraph, Martin Newland, vuole attrarre lettori più giovani mantenendo intatto il cuore dei suoi valorià¢â‚¬Â¦à¢â‚¬?Ma perchàƒÂ© giovani lettori? Il nuovo direttore è solamente attratto dallà¢â‚¬â„¢idea di un giornale più vivace, più giovanile? Byrne svela tutto:à¢â‚¬Å“Attrarre lettori più anziani in una popolazione che invecchia sempre più non è necessariamente uno svantaggio. Comunque molti inserzionisti preferiscono affidare i loro affari a giornali che attraggono i giovani professionisti benestanti. Le inserzioni di lavoro sono unà¢â‚¬â„¢altra fonte chiave per gli introiti dei quotidiani di grande formato. Comunque le cifre del NRS mostrano che il 32% dei lettori del Telegraph sono pensionati rispetto al 20% del Times.à¢â‚¬? (Byrne,à¢â‚¬ËœNewland targets younger readersà¢â‚¬â„¢, The Guardian, 1 Ottobre, 2003).

Vale la pena riflettere sul fatto che un giornale è disposto a correggersi radicalmente in modo da attrarre inserzionisti nella sua lotta per il profitto. Se noi poniamo la domanda, à¢â‚¬Ëœi giornalisti del Telegraph sono liberi di criticare il dominio dei grandi imprenditori privati sulla societàƒ ?à¢â‚¬â„¢ Noi stiamo facendo la domanda con riferimento ad un giornale che si sta esattamente ristrutturando per à¢â‚¬Å“accogliereà¢â‚¬? il dominio dei grandi imprenditori privati sulla societàƒ . Il punto è che la domanda è ugualmente assurda per tutti i giornali che dipendono per il 75% dalla pubblicitàƒ à¢â‚¬ inclusi i tanto decantati, ma di fatto illusori difensori della democrazia come The Guardian, The Observer, e The Indipendent.Il 1 Ottobre abbiamo scritto ad Alan Rusbridger, direttore del Guardian:Caro Alan Spero tu stia bene. Aprendo pagina 18-19 del Guardian di oggi trovo una minuscolo riquadro nellà¢â‚¬â„¢angolo in basso a sinistra di pagina 18, intitolata, à¢â‚¬Ëœle vittime del riscaldamento del pianetaà¢â‚¬â„¢. Si legge:à¢â‚¬Å“uno studio condotto da scienziati dellà¢â‚¬â„¢Organizzazione Mondiale della Sanitàƒ ha riscontrato che 160.000 persone muoiono a causa degli effetti collaterali derivanti dal riscaldamento del pianeta, che vanno dalla malaria alla malnutrizione, e le cifre potrebbero raddoppiare entro il 2020. à¢â‚¬ Reuters, London.à¢â‚¬?Immediatamente a destra di questo riquadro, dispiegata attraverso la maggior parte delle due pagine, cà¢â‚¬â„¢è una gigantesca pubblicitàƒ di macchine Lexus.
PerchàƒÂ©, data la massiccia copertura offerta ai 3.000 morti dellà¢â‚¬â„¢11 Settembre, fornite cosàƒÂ¬ poco spazio ad un rapporto molto credibile di 160.000 morti causati dai cambiamenti climatici? E PerchàƒÂ©, dato la vostra enorme copertura di Al Qaeda e di altre fonti di assassinio e di caos, non avete quasi niente da dire sulle attivitàƒ della Us National Association of Manifacturers, the US Chamber of Commerce, e altri grossi gruppi dà¢â‚¬â„¢affari che si oppongono aspramente anche alla più futile delle azioni per combattere questi letali cambiamenti climatici?
àƒË† perchàƒÂ© questi organi sono costituiti da quegli stessi imprenditori inserzionisti dai quali il vostro giornale dipende per il 75% dei suoi utili?

Là¢â‚¬â„¢ex CEO (chief executive officer, n.d.t.) del New York Times Arthur Sulzberger, ha ammesso una volta di aver fatto pressione sui suoi giornalisti affinchè presentassero la posizione dellà¢â‚¬â„¢industria automobilistica su varie questioni, perchàƒÂ© ciàƒÂ² à¢â‚¬Å“avrebbe influito sulla pubblicitàƒ à¢â‚¬?. Sei soggetto alla stessa pressione degli utili quando scrivete sul riscaldamento del clima e sulle attivitàƒ dei fondamentalisti del combustibile fossile?Distinti salutiDavid Edwards MedialensAhimè, non abbiamo ricevuto alcuna risposta dal direttore del à¢â‚¬Å“più importante quotidiano liberaleà¢â‚¬? della Gran Bretagna.Il fatto che The Guardian è pesantemente dipendente dalla pubblicitàƒ di automobili non significa che gli è in qualche modo vietato di dire la veritàƒ sulla cause del cambiamento climatico, sugli ostacoli posti dallà¢â‚¬â„¢imprenditoria allà¢â‚¬â„¢azione per combattere questi cambiamenti, e cosi via.
Ma in realtàƒ là¢â‚¬â„¢intera questione circa il Guardian è che il suo formato, il suo contenuto e la sua veste grafica sono esattamente forgiati dai bisogni dei grandi imprenditori inserzionisti. In altre parole, là¢â‚¬â„¢intera struttura del Guardian è concepita per servire, non da elemento che connette il giornalismo à¢â‚¬Å“duro e puroà¢â‚¬? alla societàƒ come un tutto uno, ma come un connettore che collega le multinazionali inserzioniste al danaroso obiettivo lettori in possesso di un sacco di soldi da spendere.In un sondaggio del 2000 effettuato dal Pew Centre for People & Press su 287 giornalisti, direttori e dirigenti , circa un terzo degli intervistati, ha detto che notizie che potrebbero à¢â‚¬Å“ledere gli interessi finanziarià¢â‚¬? dei loro media o di un inserzionista non vengono riportate. Il 41% ha detto che essi stessi hanno evitato storie o ammorbidito i propri toni per giovare agli interessi della propria azienda. (www.fair.org, 'Fear & Favor 2000 – How Power Shapes The News', http://www.fair.org/ff2000.html)in una intervista con Ralph Nader, David Barsamian ha chiesto:à¢â‚¬Å“Non sarebbe irrazionale per loro [i media] perfino discutere del potere economico, visto che i loro finanziamenti e i loro sponsor vengono dalle grosse multinazionali?à¢â‚¬?la replica di Nader:à¢â‚¬Å“Molto irrazionaleà¢â‚¬Â¦[ci sono] un poà¢â‚¬â„¢ di esempi quasi ogni anno dove cà¢â‚¬â„¢è una qualche sorta di critica ai concessionari di automobili, e questi semplicemente tolgono la loro pubblicitàƒ dalle radio e dalle televisioni.à¢â‚¬? (Z Magazine, Febbraio 1995)James Twitchell spiega perchàƒÂ© cà¢â‚¬â„¢è qualcosa in tutti i giornali che fa venire la pelle dà¢â‚¬â„¢oca e umilia la mente:à¢â‚¬Å“
Lo hai citato tu: la pubblicazione di pubblicitàƒ a tutta pagina, il à¢â‚¬Ëœsaltoà¢â‚¬â„¢ o la continuazione di una storia da pagina a pagina, là¢â‚¬â„¢aumento della divisione in sezioni ( come per le notizie, i cartoons, gli sport, la finanza, la proprietàƒ immobiliare), il formato della pagina, immagini sfumate, il processo di stampa, là¢â‚¬â„¢uso del bianco e nero, poi del colore, le lotterie, ed infine gli abbonamenti scontati, tutto ciàƒÂ² è stato imposto agli editori dagli inserzionisti che sperano di trovare il pubblico obiettivo.à¢â‚¬? (citazione, Sharon Beder, Global Spin , Green Books, 1997, p.181).

Secondo gli analisti dei media Michael Jacobson e Laurie Ann Mazur, un ulteriore risalto di questo tipo di influenza è:à¢â‚¬Å“Programmi televisivi che scorrono senza interruzione negli spot pubblicitari, evitando discussioni, sedandoci come un tranquillante elettronico.à¢â‚¬? (Jacobson and Mazur, Marketing Madness, Westview Press, 1995, pp.43-44)Gli inserzionisti capiscono bene che là¢â‚¬â„¢altruismo e là¢â‚¬â„¢aviditàƒ sono in profondo contrasto psicologico à¢â‚¬ una mente piena di desiderio è probabile che sia indifferente alle sofferenze degli altri allo stesso modo in cui una mente compassionevole è probabile che sia indifferente agli ultimi à¢â‚¬Ëœbisogni indotti dal marketingà¢â‚¬â„¢.
Una delle ragioni per cui Carlton TV trasmette i documentari di Pilger molto interessanti e stimolanti dal punto di vista morale ed intellettuale alla ridicola ora delle 10.45 di sera – quando la maggior parte delle persone si trascina in giro con indosso il pigiama à¢â‚¬ è che i film di Pilger generano sdegno e pensiero critico nelle menti degli spettatori, non una à¢â‚¬Ëœpredisposizione allà¢â‚¬â„¢acquistoà¢â‚¬â„¢ favorevole agli inserzionisti.
CiàƒÂ² è inaccettabile per le radio e le televisioni Americane, che non mostrano affatto i film.Nel suo ultimo documentario, Breaking The Silence, Pilger ha mostrato rifugiati dai villaggi afgani che tentano di sopravvivere tra le pericolosissime rovine dei palazzi Kabul.
Un video mostra un bimbo piccolo che combatte coraggiosamente per trascinare a casa un grande contenitore giallo pieno di acqua contaminata.
Era impossibile guardare questo affresco di fragilitàƒ umana e di coraggio senza guardare la pubblicitàƒ successiva, qualcuno che sbava di necrofilo piacere per qualche nuova auto, con disprezzo.
Allo stesso modo, sarebbe giusto dire che quelle appassionate campagne giornalistiche che denunciano la distruzione del nostro clima come risultato delle ossessioni ispirate dalle grandi imprese per le macchine ed altri beni di lusso non sfociasse senza interruzione in una pubblicitàƒ di due pagine delle macchine Lexus.
Invece noi leggiamo delle à¢â‚¬Ëœmisurateà¢â‚¬â„¢ e à¢â‚¬Ëœponderateà¢â‚¬â„¢ e à¢â‚¬Ëœproporzionateà¢â‚¬â„¢ risposte al massimo crimine di questo e di qualsiasi altro secolo da parte dei nostri vecchi amici: i Signori delle Sfumature. Quando una serie di numeri del 2000 della rivista Time, sponsorizzati dalla Ford Motor Company, sui sostenitori della campagna per là¢â‚¬â„¢ambiente, mancarono di menzionare coloro che conducevano campagne contro le automobili, il direttore internazionale del Time ammise che menzionarle sarebbe inappropriato perchàƒÂ©, dopotutto, à¢â‚¬Å“noi non pubblichiamo pubblicitàƒ di compagnie aeree vicino a storie di incidenti aereià¢â‚¬?. (FAIR, op. cit., 2000).

Uccidere per incassare denaro.
A volte i legami tra là¢â‚¬â„¢influenza delle multinazionali e la cronaca giornalistica sono semplicemente osceni e sono nascosti al pubblico.
Un promemoria internazionale emesso dalla compagnia del tabacco Philip Morris nel 1985 dichiarava:à¢â‚¬Å“Ai media piace il denaro che guadagnano con le nostre pubblicitàƒ ed essi sono un alleato che noi possiamo e dobbiamo sfruttareà¢â‚¬Â¦dovremmo fare uno sforzo concertato nei nostri principali mercati per spingere i media a scrivere articoli ed editoriali favorevoli alla posizione dellà¢â‚¬â„¢industria sui vari aspetti delle controversia sul fumo.à¢â‚¬? (Tobacco Explained, Action on Smoking and Health, 25 Giugno 1998)Scrivendo nellà¢â‚¬â„¢Ottobre 2001 sulle pagine economiche dellà¢â‚¬â„¢Observer à¢â‚¬ dover tale sinceritàƒ è normalmente seppellita à¢â‚¬ Peter Preston spiegava il fondamento logico dietro il sostegno del Times e di altri giornali alla campagna di bombardamento deciso ed immediato dellà¢â‚¬â„¢Afghanistan. La propaganda dei media cominciàƒÂ² nel momento in cui le agenzie umanitarie stavano supplicando gli Stati Uniti di astenersi dal bombardamento per permettere ai convogli di aiuti di raggiungere i 7,5 milioni di Afgani affamati poichàƒÂ© si avvicinava là¢â‚¬â„¢inverno.
Ma Preston scrisse di come, dopo là¢â‚¬â„¢11 Settembre, i media avevano risolto i loro problemi:à¢â‚¬Å“Cà¢â‚¬â„¢è un collasso nel mercato pubblicitario à¢â‚¬ Rupert Murdoch ha visto svanire 69 milioni di Sterline con le Torri Gemelle.
Ci sono paghe ed assunzioni bloccate in tutti i giornali, e una folla di personale in eccesso da licenziare. 150 impiegati hanno perso il lavoro al Financial Times la settimana scorsa…Quando il Times à¢â‚¬ e non è affatto solo à¢â‚¬ vuole che si faccia qualcosa di decisivo sul terreno prima che à¢â‚¬Å“le tormente invernali inizinoà¢â‚¬?, qualcosa à¢â‚¬Ëœper mostrare che gli Stati Uniti sinceramente intendono combattere e vincereà¢â‚¬â„¢, vuole anche una decisione che rimetta in moto il circuito pubblicitario e abbatta i costi delle assicurazioni.
Quando critica aspramente la tesi del à¢â‚¬Ëœtirarla per le lungheà¢â‚¬â„¢, ha inevitabilmente in mente il costo dellà¢â‚¬â„¢ à¢â‚¬Ëœaspettare fino alla prossima primaveraà¢â‚¬â„¢ à¢â‚¬? (Peter Preston, 'Too much jaw-jaw on war-war – Colin Powell may be talking about a 'long haul', but the media has neither the stomach nor finances for a protracted campaign,' the Observer, 21 Ottobre, 2001).
La barbarie e la crudeltàƒ di quello che Preston descriveva è incredibile.
Considerate che mentre i direttori piagnucolavano a causa delle loro entrate nei loro confortevoli uffici londinesi, la reale minaccia di bombardamento costringeva là¢â‚¬â„¢allontanamento del personale delle organizzazioni umanitarie internazionali dallà¢â‚¬â„¢Afghanistan, causando là¢â‚¬â„¢immediata interruzione dellà¢â‚¬â„¢approvvigionamento di cibo.
Di conseguenza, i rifugiati raggiungevano il Pakistan à¢â‚¬Å“dallà¢â‚¬â„¢Afghanistan dopo viaggi difficili… descrivendo scene di disperazione e paura in patria poichè la minaccia di attacchi militari guidati dagli americani trasforma la loro eterna miseria in una potenziale catastrofeà¢â‚¬? riportava Douglas Frantz sul New York Times. (Frantz, 'Fear and Misery for Afghan Refugees,' The New York Times, 30 Settembre 2001).à¢â‚¬Å“Il paese era appeso ad un filo,à¢â‚¬? riferàƒÂ¬ uno membro di unà¢â‚¬â„¢organizzazione umanitaria evacuato, à¢â‚¬Å“e noi abbiamo tagliato proprio quel filo.à¢â‚¬? (Citazione, Noam Chomsky, estratto dalla Lakdawala Lecture, New Delhi, versione on line, 30 Dicembre 2001.www.zmag.org).

Se cà¢â‚¬â„¢è stata grande preoccupazione da parte dei direttori dei nostri media per il destino degli esseri umani che pagavano il prezzo di una à¢â‚¬Å“decisioneà¢â‚¬? che avrebbe à¢â‚¬Å“rimesso in moto il circuito pubblicitarioà¢â‚¬?, non si è vista. Delle 3.000 vittime dirette e delle migliaia di vittime sconosciute indirette dei bombardamenti, la storico Britannico Mark Curtis nota che à¢â‚¬Å“ le loro morti hanno ricevuto scarsissima attenzione da parte dei leader politici e dei media dominanti, che hanno ritenuto le vite afgane sacrificabili per vendicare là¢â‚¬â„¢attacco agli Stati Uniti.à¢â‚¬? (Curtis, Web of Deceit, Vintage, 2003, p. 49)I lettori potrebbero corrugare la fronte al pensiero di come la riluttanza della stampa controllata dai grandi gruppi economici di contestare le bugie del New Labour sullà¢â‚¬â„¢Iraq ben si adatti a questo quadro.
Possiamo capire perchè il Guardian e là¢â‚¬â„¢Indipedent non vorrebbero naturalmente contestare seriamente il controllo della societàƒ da parte dei grandi gruppi economici, ma perchè proteggere il sostegno di Blair ad una politica estera nel Medio Oriente guidata dagli Stati Uniti?In un recente articolo su Z Magazine, Edward Herman cita il Professor Lance Bennett che descrive là¢â‚¬â„¢azione dei media americani riguardo là¢â‚¬â„¢Iraq come una à¢â‚¬Å“quasi perfetta partecipazione giornalistica nelle operazioni di propaganda del governo.à¢â‚¬? Ma perchè questa partecipazione appassionata? Herman spiega:à¢â‚¬Å“Il grande segmento di destra dei media ha funzionato come addetti stampa e capi della à¢â‚¬Å“claqueà¢â‚¬? dellà¢â‚¬â„¢amministrazione Bush, dando il tono ed aiutando a ridurre la parte liberale dei grandi gruppi mediatici ad un , anche se meno palese, atteggiamento di servilismo nei confronti del governo (sebbene molti di loro non avevano bisogno di essere ridotti a tanto).à¢â‚¬Å“Ad un livello più profondo ciàƒÂ² riflette il fatto che la comunitàƒ imprenditoriale è molto soddisfatta dellà¢â‚¬â„¢amministrazione Bush, che è stata spudoratamente aggressiva nel fornire tagli delle tasse, donazioni di risorse, riduzioni dei controlli ambientali, riduzioni del welfare state, ed ostacoli alle organizzazioni sindacali. Tale servizio ai bisogni dei potenti alimenta là¢â‚¬â„¢azione dei media dei grandi gruppi economici e di quelli sovvenzionati dalla pubblicitàƒ , che trattano un Bush in maniera molto diversa che un Clinton, un Gore, o un qualsiasi altro politico che si sforza di tenere a bada il mondo degli affari, ma che non è disposto a servire al 100 % i grandi gruppi economici.à¢â‚¬? (Edward Herman, à¢â‚¬ËœGeorge Bush versus national securityà¢â‚¬â„¢ Z Magazine, Ottobre 2003).
PressochàƒÂ© lo stesso vale per la Gran Bretagna dove Blair ed il suo à¢â‚¬Å“pragmaticoà¢â‚¬? à¢â‚¬Å“Cancelliere di Ferroà¢â‚¬? sono stati a lungo i preferiti della City. Infatti la comunitàƒ imprenditoriale ed i media pro Blair sono stati per molti anni contrari a criticare il loro protettore di Downing Street. Potrebbe darsi che anchà¢â‚¬â„¢essi siano stati recentemente allarmati dai metodi di governo preoccupantemente incostanti e totalitari di Blair con allusioni a vera e propria à¢â‚¬Å“pazziaà¢â‚¬? al Numero 10 da parte degli addetti ai lavori.Il mondo degli affari è interessato ad un controllo plausibilmente mascherato da à¢â‚¬Ëœdemocraziaà¢â‚¬â„¢, non ad un trasparente offesa dei sentimenti popolari e del protocollo politico in una maniera che minacci di svegliare il sonnolento gigante dellà¢â‚¬â„¢opinione pubblica. La marcia di 2 milioni di persone a Londra il 15 Febbraio, sebbene liquidata come inutile dai media, avràƒ senza dubbio fatto suonare seri campanelli dà¢â‚¬â„¢allarme tra le autoritàƒ costituite.Per le persone che vorrebbero gestirci come à¢â‚¬Å“tranquilli consumatorià¢â‚¬?, una crisi della democrazia di questo tipo à¢â‚¬ cioè, uno scoppio di à¢â‚¬Ëœveraà¢â‚¬â„¢ democrazia à¢â‚¬ è esattamente ciàƒÂ² che essi temono di più.

 

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