Nel ricordo di Marcello Candia: "Manager sàƒÂ¬, ma con l’anima"

A vent'anni dalla morte, si percepisce in modo sempre più nitido la statura umana e spirituale di Marcello Candia, l'imprenditore milanese che lasciàƒÂ² tutto per i poveri del Brasile. E tuttavia, la sensazione che il personaggio sia talmente grande da risultare ingombrante serpeggia, eccome. Tutti làƒÂ¬ a dire che sàƒÂ¬, è stato un modello di caritàƒ , un esempio di organizzazione al servizio della missione e via dicendo. Ma la sua figura pare offuscarsi dietro la retorica del filantropo generoso, quasi un Bill Gates ante litteramà¢â‚¬Â¦ Non è cosàƒÂ¬ che in Brasile vedevano il dottor Candia. Nel 1975 il più importante settimanale illustrato, Manchete, gli dedicàƒÂ² un articolo che iniziava cosàƒÂ¬: “Il nostro Paese è terra di conquista per finanzieri e industriali italiani. Molti vengono da noi ad impegnare i loro capitali allo scopo di guadagnarne altri. Marcello Candia, ricco industriale milanese, vive in Amazzonia da dieci anni, vi ha speso tutte le sue sostanze, con uno scopo ben diverso: per aiutare gli indios, i caboclos, i lebbrosi, i poveri. L'abbiamo eletto l'uomo più buono del Brasile dell'anno“. Con rare eccezioni, sulla stampa di casa nostra l'anniversario della morte è passato pressochàƒÂ© in sordina.


Il suo volume più recente è Lettere dall'Amazzonia, che padre Piero Gheddo curàƒÂ² nel 1996. E persino realtàƒ laicali prossime al mondo missionario mostrano una sorta di ritrosia a rilanciare la figura di Candia. Solo una questione di distanza temporale? O forse si tratta di scorie ideologiche, residui di un malinteso pauperismo o di quell'allergia alle aureole che ancora sopravvive in certo mondo cattolico (e missionario)? A rileggere biografia, opere e scritti di quest'uomo, c'è infatti da rimanere sorpresi per quanto attuale risulta essere il suo messaggio. “La causa di canonizzazione, avviata il 12 gennaio 1991, è stata chiusa l'8 febbraio 1994 e nel maggio 1998 è stata consegnata la positio. Ora la fase romana procede bene, senza ostacoli”, assicura con un sorriso, pur senza sbilanciarsi, il postulatore, padre Gheddo. A riprova del fatto che la sua testimonianza à¢â‚¬ che il cardinale Martini additàƒÂ² a “modello del cristiano della fine del secondo millennio” – non è affatto passata di moda. “Il guaio è che viviamo in una societàƒ distratta, che “mangia” tutto con una velocitàƒ impressionante. Oggi interessa di più il medico globetrotter Gino Strada che Marcello Candia”, si lascia scappare l'ingegner Giancarlo Lombardi. Imprenditore cattolico di punta (è titolare della Filatura di Grignasco, azienda con 800 dipendenti), ex ministro della Pubblica istruzione, Lombardi ammette di essere stato “conquistato” da Candia, sebbene l'abbia incontrato di persona soltanto un paio di volte. “Mi sono avvicinato a lui – racconta Lombardi – perchàƒÂ© interessato alla sua vocazione, che in una fase della mia vita ho sentito particolarmente vicina. Da giovane, infatti, dopo la laurea in ingegneria, ho passato un anno nel Ciad – in una missione cattolica a occuparmi di giovani, a formare maestri di scuola, a fare l'infermiere – e alcuni mesi a LambaràƒÂ©nàƒÂ© presso l'ospedale di Albert Schweitzer, maturando in quel contesto l'ipotesi di tornarci per restare. In seguito ho compiuto un'opzione diversa; rientrato in Italia per il servizio militare, dopo aver riflettuto anche con il mio direttore spirituale, ho preso la decisione di onorare gli impegni verso l'azienda. Probabilmente la mia non era una vocazione cosàƒÂ¬ marcata come in Candia”. Ciononostante l'affinitàƒ spirituale è forte, spirituale e non solo. Mi ritrovo molto in sintonia col Candia imprenditore cristiano, grande organizzatore. Che riconosco essere originalissimo per due aspetti. Innanzitutto la sua vocazione a servizio dei bisognosi, sia in Italia che in Brasile, era alimentata da una forza spirituale straordinaria. Oggi è tutt'altro che sparita la vocazione al servizio ai poveri, la generositàƒ per gli ultimi; ma non è cosàƒÂ¬ chiara la saldatura con l'elemento spirituale”. Osserva Lombardi: “Candia non è un filantropo generico. Si è gradualmente affinato, è passato attraverso la purificazione della sofferenza e dell'incomprensione, anche a motivo à¢â‚¬ va detto – delle sue debolezze umane (un carattere che poteva sembrare arrogante). àƒË† un destino comune ai grandi. Anche a mio zio Riccardo (il gesuita Lombardi, “microfono di Dio” – ndr), toccàƒÂ² in sorte analogo destino di incomprensioni e amarezze. Come spesso capita a coloro che hanno temperamenti forti, anche i gesti di Candia, che esprimevano l'urgenza di costruire quel che gli sembrava importante, urtarono alcuni”. Fortunatamente, dalla sua Candia aveva risorse spirituali all'altezza del compitoà¢â‚¬Â¦ “Certo. La sua grande attenzione sia alla preghiera, sia alla qualitàƒ spirituale di chi aiuta i bisognosi è spia di un'intensa spiritualitàƒ , forse superiore a quella di tanti missionari, magari troppo dediti all'opera sociale”. “Un altro elemento eccezionale in Candia è l'unione tra lo slancio missionario e una capacitàƒ organizzativa straordinaria. CiàƒÂ² venne facilitato dalla sua grande disponibilitàƒ economica. Ma poi Candia ha messo in gioco tutto se stesso, cercando di realizzare qualcosa di importante che restasse nel tempo. Voleva che il bene fosse fatto bene”.Tra gli aspetti meno noti di Candia c'è il sostegno dato negli anni Cinquanta alle prime esperienze di volontariato internazionale, dal Celim di Milano al Cuamm di Padova. Candia finanzieràƒ anche gli studenti di Gioventù studentesca in partenza per il Brasile. “La veritàƒ – osserva Lombardi – è che Candia rispondeva positivamente a ogni sorta di sollecitazione, si trattasse di ragazze madri, dei barboni di Milano o dei lebbrosi brasiliani. In questo è stato esemplare, un vero testimone della caritàƒ evangelica”. Uno cosàƒÂ¬ il volontariato laicale cattolico non dovrebbe tenerselo stretto? “In qualche modo la singolaritàƒ di Candia lo rende atipico, oltre che estremamente interessante. Non è, ovviamente, comune l'esperienza di possedere un'attivitàƒ economica significativa come fu, a suo tempo, quella dell'industriale Candia e di venderla per dedicarsi a tempo pieno ai lebbrosi. Fortunatamente non mancano le vocazioni missionarie in campo laicale. E poi il suo rimane tuttora un esempio guardato con ammirazione dagli imprenditori cattolici (penso all'Ucid) e che, talvolta, incuriosisce anche in ambito “laico””. Il messaggio di Candia, insomma, è tutt'altro che morto. E non solo perchàƒÂ© sono diversi i centri culturali e le iniziative a lui intitolati. “Marcello dei lebbrosi” cosàƒÂ¬ spiegàƒÂ² una volta il segreto del suo “successo”: “Quando vado in giro a chiedere chiedo prima preghiere. Se chiedessi soldi, certo me li darebbero, ma tutto finirebbe làƒÂ¬. Se chiedo preghiere mi arrivano pure i soldi. Se questa mia impresa avesse avuto come movente solo la solidarietàƒ umana, si sarebbe fermata. E invece l'azienda va avanti perchàƒÂ© c'è dentro la caritàƒ cristiana che non teme crisi, che sfida il caldo, la sete, le malattie”

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