Il mondo sta attraversando una acuta crisi dello sviluppo e molte nazioni povere soffrono gravi e continui peggioramenti nelle loro condizioni socio-economiche: nell”ultimo decennio in 54 paesi si è verificato un calo del reddito medio, nonostante la crescita economica verificatasi nel mondo. I dati, rilevati dal Rapporto sullo sviluppo umano 2003, preoccupano l”Associazione delle Ong italiane.
Mentre negli anni “80 solo 4 paesi rilevati dall”Undp hanno registrato simili riduzioni nell”arco di un decennio, negli anni “90 sono ben 21 i paesi che hanno registrato una diminuzione complessiva dell”indice di sviluppo umano. Inoltre, nell”ultimo decennio in 54 paesi si è verificato un calo del reddito medio, nonostante la crescita economica verificatasi nel mondo.
«Questo dimostra – ha dichiarato il presidente dell”Associazione Ong italiane Sergio Marelli – a che cosa porta la totale incoerenza di politiche che riducono le risorse alla cooperazione e favoriscono la liberalizzazione del commercio internazionale».L”Associazione delle Ong italiane esprime infatti viva preoccupazione per i dati contenuti nel Rapporto sullo sviluppo umano 2003 presentato a Roma dal Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo [Undp], che analizza la questione dello sviluppo non solo dal punto di vista economico ma anche da quello politico e culturale.
L”ITALIA FANALINO DI CODA
A fronte degli obiettivi di sviluppo del millennio, che prevedono un impegno specifico a invertire la diffusione della povertà e delle malattie entro il 2015, le sfide rimangono impressionanti e i paesi ricchi hanno delle chiare responsabilità affinché assicurino aiuti maggiori, scambi commerciali più equi e una considerevole riduzione del debito.«Fissare obiettivi con scadenze precise è la sfida enfatizzata dal Rapporto 2003 – continua Marelli. Tra i principali, ricordiamo l”aumento dell”aiuto globale di almeno 50 milioni di dollari, il raggiungimento dello 0,7 per cento del Pil da destinare all”aiuto allo sviluppo, l”eliminazione delle tariffe sui prodotti esportati dai paesi poveri, l”eliminazione dei sussidi alle esportazioni agricole, una ulteriore riduzione del debito, l”applicazione dei Trips per garantire l”accesso ai farmaci». «Il nostro paese – conclude il presidente dell”Associazione Ong italiane – che ha promesso di raggiungere lo 0,33 per cento del Pil entro il 2006, rimane ancora il fanalino di coda dei paesi europei per quanto riguarda gli aiuti allo sviluppo erogati a favore dei paesi poveri. I dati contenuti nel Rapporto dimostrano ampiamente come un maggior sostegno al commercio estero non serva affatto a migliorare le condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo. Ai fini dello sviluppo umano, gli investimenti in progetti e iniziative che sostengano i servizi essenziali e le piccole attività locali sono prioritarie rispetto ad elevati capitali investiti a favore di grandi industrie e multinazionali. Non possiamo ignorare ulteriormente le promesse più volte ribadite in ambiti internazionali e che siamo chiamati a rispettare non come carità , ma in quanto responsabilità condivise in un mondo sempre più interdipendente».
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