Spionaggio Usa alle Nazioni Unite


Nella partita all’Onu sull’Iraq, l’America giocherebbe sporco. Così sporco
da intercettare la posta elettronica, le telefonate, e le comunicazioni
verbali e scritte dei membri del Consiglio di sicurezza. Lo scopo:
anticiparne le mosse, spingerne alcuni a votare per la risoluzione sulla
guerra, e impedire ad altri di opporvi il veto. Lo afferma il domenicale
inglese Observer , sulla base di un memorandum segreto della National
Security Agency [Nsa] il Grande fratello elettronico americano. Al Palazzo
di Vetro di New York si sente puzza di scandalo.
Uno scandalo che potrebbe spingere la Francia e la Russia a intensificare
l’opposizione a Bush. Il presidente russo Putin ne ha già dato segno
visitando la Bulgaria e varando una controffensiva diplomatica con il
ministro degli Esteri Ivanov.
Il memorandum in mano all’ Observer è firmato da Frank Koza, il direttore
dell’Ufficio regioni della Nsa, che spia sui Paesi ritenuti «strategicamente
importanti» per gli Usa. Datato 31 gennaio, scrive il giornale, il messaggio
fu inviato non solo agli agenti americani all’Onu ma anche a un servizio
segreto straniero, forse quello britannico. Koza evidenziò che andava
esercitata speciale sorveglianza sull’Angola, il Camerun, il Cile, il
Messico, la Guinea e il Pakistan, i cosiddetti «sei di mezzo», i membri del
Consiglio di Sicurezza che potrebbero votare in un senso o nell’altro. «Le
informazioni – precisò il dirigente della Nsa – faciliteranno le capacità di
risposta rapida degli Usa e il raggiungimento di un risultato favorevole».
L’ Observer , che è riuscito a farsi passare dal centralino della Nsa l’
interno di Koza, 6727, per poi sentirsi rispondere che il numero non esiste,
scrive che lo spionaggio è condotto anche contro altre nazioni che possono
influire sul voto. I reporter del giornale aggiungono che l’iniziativa
sembra dovuta al consigliere della sicurezza di Bush, Condoleezza Rice, e
potrebbe causare enorme imbarazzo al presidente.
Le rivelazioni del domenicale hanno scosso l’Onu, dove gli Usa hanno già
offerto ai «sei di mezzo» massicci aiuti economici o fatto velate minacce di
rappresaglie. Per ora, l’America dispone di 4 voti su 15, il suo e quelli
inglese spagnolo e bulgaro, ma per vincere ne ha bisogno di 9, e deve
evitare che la Francia la Russia o la Cina mettano il veto.
Visitando la Bulgaria, Putin ha tentato inutilmente di portarla nel suo
campo. Il presidente russo ha dichiarato che «le nostre vedute non
coincidono, ma la crisi irachena può e deve essere risolta pacificamente».
La Cina lo ha appoggiato sostenendo che «gli ispettori devono proseguire il
loro lavoro fino a quando servirà ». Dopo aver telefonato ai colleghi
francese de Villepin e tedesco Fischer, Ivanov ha confermato «la comune
posizione». E si è messo a fare lobbying con i «sei di mezzo» perché
appoggino il piano franco-russo-tedesco.

[Fonte: Corriere della Sera di Lunedì 3 marzo 2003 – Ennio Caretto]

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