Distruggono le economie sistematicamente


Intervista con George Monbiot [*]

Qual è la prima cosa che le persone dovrebbero conoscere sul funzionamento dell’IMF e della Banca Mondiale e come sono queste due istituzioni internazionali collegate al potere delle multinazionali?

La questione principale è che la Banca Mondiale e l’IMF sono esclusivamente controllate dalle nazioni ricche e lavorano esclusivamente nelle nazioni povere. Stabiliscono le politiche economiche per le nazioni povere e di fatto impediscono ai loro governi di fare qualunque tentativo serio di definire le loro politiche economiche – e perciò le loro prescrizioni politiche.

In questo modo si refuta direttamente il principio di una democrazia locale. Il mondo povero è governato da quello ricco, quasi come se stessimo vivendo ancora al tempo del colonialismo.

Il risultato è che, molto spesso, vengono prese decisioni che sembrano favorire non gli interessi del mondo povero – che queste due istituzioni ipoteticamente dovrebbero aiutare – ma quelli dei brokers di Wall Street, delle multinazionali straniere e di grandi imprenditori del mondo ricco. Il mondo ricco ha ricavato molto dalle decisioni dell’IMF e della Banca Mondiale, mentre i poveri ed il mondo meno sviluppato hanno registrato dei risultati molto negativi.

Prendiamo i principali pacchetti di misure emergenziali proposti dall’IMF nel corso degli ultimi anni. Essi comportavano aiuti enormi il cui scopo primario era permettere agli ‘investitori’ stranieri – che significa in realtà speculatori – di tirare fuori il loro denaro dal paese prima che l’economia crollasse.

Nei paesi vicini al tracollo non ci sono stati affatto aiuti significativi per beni e servizi essenziali come la sanità e l’educazione, o per il benessere dei poveri che perdevano il lavoro a causa della crisi, o per le istituzioni di governo che non potevano funzionare più. Gli aiuti sembrano mirare esclusivamente a garantire gli investimenti di quegli speculatori stranieri.

Andando più in profondità , molte delle crisi – e la crisi finanziaria asiatica del 1997-1998 e quella attuale argentina sono esempi perfetti – sono state causate prevalentemente da politiche dell’IMF che miravano esclusivamente a compiacere la comunità finanziaria negli Stati Uniti.

Così, per esempio, in Asia, abbiamo visto l’IMF richiedere la rimozione di ogni controllo sui capitali o finanziario, ciò che espose la regione ad un incredibile flusso speculativo di quello che si chiama ‘hot money’ – fondi a breve termine – che consentì ai brokers di Wall Street di lanciare feroci attacchi speculativi contro le monete dei paesi asiatici e metterli in ginocchio.

La rimozione di ogni regolamentazione, ciò che l’IMF aveva chiesto, non aveva niente a che vedere con il benessere delle nazioni interessate. La sola possibile ragione per queste richieste stringenti è un’azione da parte di Wall Street affinché le avanzasse. I soli beneficiari di quelle politiche furono i brokers che fecero un bel po’ di denaro sul crollo dell’Asia orientale.

Questo stesso schema si ripete sempre ed ogni volta e dopo un po’ ci si chiede: ‘chi sta provocando tutto questo?’ La sola possibile risposta che viene alla mente è che siano solo i personalissimi interessi finanziari occidentali a provocare tutto ciò. E stanno distruggendo in maniera sistematica le economie di tutto il mondo.

Uno dei messaggi provenienti dal Meeting di Johannesburg di alcuni mesi fa, è che le istituzioni come l’IMF e la Banca Mondiale stanno riconoscendo gli errori del passato e stanno cercando di essere meno rigide. Che ne pensate voi?

Vi sono due problemi. Il primo è che è impossibile capire in che modo debbano riformarsi se continuano a rifiutarsi di riconoscere la portata degli errori commessi in passato. E nessuna delle due istituzioni lo sta facendo.

Hanno riconosciuto alcuni errori minori. Hanno riconosciuto errori di implementazione. Hanno riconosciuto di aver ecceduto in certi riguardi. Ma non hanno ammesso il fallimento sistematico delle loro politiche – ed il fatto che le loro politiche siano state, in molti casi, molto più distruttive che benefiche per gli interessi dei poveri.

Fino a che non lo faranno, perché mai dovremmo fidarci di loro quando dicono che faranno meglio in futuro?

La seconda questione è che sia la Banca Mondiale che l’IMF sono per la loro stessa costituzione destinate a far danno. In parte perché sono controllate dal mondo ricco, ma intervengono sui poveri, perciò sono quanto di più antidemocratico si possa avere. E in assenza di democrazia ci si può solo aspettare il fallimento. Ma anche perché stanno efficacemente imponendo un sistema finanziario globale basato sul debito, che può portare solo a un debito maggiore.

L’IMF e la Banca Mondiale furono create in risposta al fallimento della proposta originale, prima di Bretton Woods, da parte dell’economista John Maynard Keynes, per un sistema finanziario internazionale auto-correttivo, in cui sia i creditori che i debitori fossero obbligati a cancellare sia gli squilibri della bilancia commerciale che il debito estero.

Essa fu cestinata principalmente a causa dell’azione di lobbying degli Stati Uniti, che al tempo erano i maggiori creditori al mondo. Ed un sistema completamente inadeguato – esattamente quello della Banca Mondiale e dell’IMF – fu messo in opera. Per quanto ci si trastulli con esso, resterà del tutto inadeguato.

La ‘guerra contro il terrorismo’ dei governi USA ha avuto un grande impatto sul movimento per la giustizia globale, specialmente negli Stati Uniti. Come comprendere la relazione tra la guerra e il problema della giustizia globale?

Penso che siano intimamente connessi e sono molto rinfrancato dal fatto che molte persone che precedentemente erano attive esclusivamente contro il potere delle multinazionali hanno allargato l’ampiezza del loro impegno fino ad assumere una posizione forte contro la guerra.

Non c’è dubbio che questi interessi siano connessi. In parte perché è proprio a causa del potere delle multinazionali che il presidente degli USA si chiama Bush. Sappiamo tutti fino a che punto i contributi elettorali contribuiscono a determinare il risultato delle elezioni americane.

In parte è perché l’amministrazione sente di doversi assicurare le riserve di petrolio che abbiamo queste prospettive di guerra. Ed una delle ragioni per cui sente questa necessità è che l’amministrazione è guidata da uomini del petrolio o influenzata da essi.

Tiene anche conto dello straordinario potere di ciò che Eisenhower chiamò il ‘complesso militare-industriale’ – l’incredibile potere di influenza che l’industria degli armamenti possiede negli USA ed inoltre in altri paesi come la Gran Bretagna. Sebbene ciò non esaurisca le ragioni per cui Bush vuole fare la guerra, certamente ne costituisce una parte.

Per queste ragioni la guerra è intimamente connessa con la battaglia di ciascuno di noi nel movimento per la giustizia globale.

Come credete si possa ottenere la ‘giustizia globale’?

Sto lavorando proprio su questo al momento – ed analizzando esattamente come dovrebbe apparire la democrazia se si applicasse alle relazioni internazionali.

A cosa potrebbe assomigliare un ordine mondiale democratico, in contrasto con l’ultra-antidemocratico ordine mondiale che abbiamo al momento – la Banca Mondiale e l’IMF controllate da poche nazioni ricche, le nazioni del G8 capaci di esercitare fortissime pressioni quando si riuniscono nei loro meetings, il Consiglio di Sicurezza ONU controllato dai cinque maggiori commercianti di armi del pianeta, la World Trade Organization di fatto controllata da gruppi occulti di avvocati di multinazionali, del cui operato non è possibile rendere conto al pubblico.

Sto considerando come le possibili alternative potrebbero apparire, e al momento scrivo un libro che uscirà nell’agosto del prossimo anno con il titolo ‘L’età del consenso’. E ciò che vi sostengo è che abbiamo bisogno di un ordine economico globale basato sul consenso, invece dell’attuale basato sulla costrizione.

E così vi sono diversi modelli che sto cercando di sviluppare seguendo quest’idea.

Che ruolo può rivestire in tutto questo l’organizzazione locale e a basso livello del movimento per la giustizia globale?

Leggendo l’ultimo libro di Joseph Stiglitz, ‘La Globalizzazione ed i suoi discontenti’, si troverà che secodo l’autore – in passato economista capo della Banca Mondiale – è solo per via delle proteste che questi problemi sono arrivati all’attenzione del pubblico nelle nazioni ricche.

Le proteste – come quelle viste a Seattle, a Praga e Genova, a Washington, negli anni passati – hanno messo in allarme il mondo ricco di fronte alle ingiustizie terribili procurate da istituzioni come l’IMF e la Banca Mondiale. E questo sollevamento morale è il primo passo verso il cambiamento politico.

Perciò direi che le proteste sono un passo assolutamente essenziale verso la creazione di un ordine mondiale giusto.

Articolo tratto da Socialist Worker del 26 settembre 2002

[*]George Monbiot è diventato una delle voci più importanti del movimento per la giustizia globale. Tiene una rubrica sull’edizione britannica del Guardian ed è autore di: Captive State, the Corporate Takeover of Britain.

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