Il paradiso in bilico delle mense dei poveri


[di Andrea Mascaretti ]
Barboni, senza fissa dimora, immigrati clandestini senza una casa e senza lavoro: li incontriamo ogni giorno alla stazione, ai giardini pubblici, per le vie del centro, ma come sopravvivono nelle nostre città ? Se siete a Milano e vi capita di passare in corso Concordia verso l’ora di pranzo, non potrete non notare una coda lunga e silenziosa, disordinata e male in arnese che, fatta di uomini e donne di tutte razze, attende paziente di accedere alla mensa dell’Opera S. Francesco dei Frati Cappuccini. Poco distante, nel cuore della città , tra via Turati e via Moscova, un’altra ‘mensa dei poveri’, quella del Convento di S. Angelo dei Frati Minori, è gestita dai Fratelli di S. Francesco e sforna quotidianamente più di novecento pasti.

Questo è quello che accade in tante città italiane. Religiosi e laici, a volte insieme a volte separatamente, si prodigano per non far mancare un piatto di minestra a chi ne ha bisogno.
A dire il vero, la minestra che i frati di S. Angelo distribuivano già nel ‘400 ai poveri milanesi, ora è diventato un pasto completo composto da primo, secondo, pane e frutta e qualche volta, durante le feste anche il dolce; e la porticina di legno attraverso la quale i francescani scodellavano ai poveri il brodo caldo, è diventato il moderno ingresso di una mensa self-service con tanto di girello conta-persone.

Non è facile mettere insieme quanto occorre per preparare migliaia di pasti tutti i giorni, ma soprattutto non è facile farlo senza soldi, perché il servizio è completamente gratuito, e per mangiare in queste mense gli indigenti non devono pagare.
Bisogna fare affidamento sulla ‘divina provvidenza’ dicono i frati, che si presenta di volta in volta in forma diversa, ma sempre puntualmente. In via Moscova, uno dei nomi della divina provvidenza è Angelo. I suoi genitori non avrebbero potuto scegliere nome migliore, un omino con la forza di un gigante, per cui la campana della vita ha già suonato da tempo i settanta rintocchi; mantovano di origine, ma milanese d’adozione, collabora da sempre con il Convento.

Esce al mattino alle cinque, diretto al mercato ortofrutticolo, con un furgone tutto ammaccato, che sembra debba cascare a pezzi ogni momento. Lì ha tanti amici e non torna mai a mani vuote: frutta e verdura che, essendo troppo mature, non potrebbero più essere vendute i giorni successivi, vengono donate alla mensa, e trasportate da Angelo alle cucine del Convento dove, ad attenderlo, c’è Walter, il cuoco.

Tutto il giorno il furgone va avanti e indietro, passando a trovare nuovi e vecchi amici di Angelo. Ai mercati generali, nei piccoli negozi, ai supermercati, nelle cascine o nelle fattorie, ognuno ha qualcosa da donare, fino alla sera quando, alle 19.00, l’ultimo giro è quello dei panettieri che caricano sul furgone il pane invenduto, ma, spesso, anche pizze e focacce.
Dietro il bancone della mensa, a turno, decine di volontari si alternano indossando guanti monouso, cuffie e grembiuli per distribuire i pasti e pulire i piatti e i vassoi.

Un mondo magnifico, quello delle mense dei poveri, su cui incombeva come una spada di Damocle, la mancanza di una legge che permettesse la raccolta dei prodotti alimentari freschi e deperibili. Così, prendendo spunto da una normativa americana detta ‘del buon Samaritano’ che favorisce proprio il recupero di alimenti a scopo benefico e che consente, nella sola città di New York, di distribuire ogni anno 15-20 mila tonnellate di prodotti di questo tipo, finalmente, anche in Italia, il 2 agosto 2002, il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di disegno di legge che equipara ai consumatori finali le organizzazioni di volontariato, e prevede che si possano distribuire gratuitamente a persone indigenti prodotti alimentari che altrimenti sarebbero gettati via.

Resta un timore: considerando che almeno il 50% dei frequentatori di queste mense sono extracomunitari e che tra loro ci sono ovviamente numerosi clandestini, chi dà loro un pasto caldo, dei vestiti e magari un letto, rischia forse di vedersi accusato di favoreggiamento? Come potrà , anche in questo caso, conciliarsi la Carità con la Legge?

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