Il Congresso si occupi del controllo delle imprese sui media!


17 maggio 2002
Articolo di Bernie Sanders

Uno dei segreti meglio mantenuti in questo paese è la misura in cui una
manciata di giganteschi gruppi economici possiedono e controllano il flusso
di informazione negli Stati Uniti. Che sia la televisione, la radio, la
stampa, i libri o internet, un numero sempre minore di conglomerati giganti
determinano ciò che vediamo, ascoltiamo e leggiamo. E, come risultato degli
sforzi di deregulation radicale dell’FCC di Bush e alcune orribili sentenze,
la situazione diventerà probabilmente molto peggiore.

La televisione è il mezzo attraverso il quale la maggior parte degli
Americani riceve le sue ‘notizie’. Senza eccezioni, tutti i maggiori network
sono proprietà di un immenso conglomerato con enormi conflitti di interessi.
Fox è di Rupert Murdoch, un australiano di estrema destra che possiede già
una porzione significativa dei media mondiali. Il suo network è in stretta
relazione con il Partito Repubblicano, e Newton Gringrich è uno dei suoi
commentatori ‘onesti ed equilibrati’.

La NBC è di proprietà della General Electric, una delle corporation più
grandi del mondo – e con una lunga storia di attività antisindacale. General
Electric, uno dei maggiori finanziatori del Partito Repubblicano, ripone
sostanziosi interessi finanziari nella produzione di armi, nella finanza,
nell’energia nucleare e in molti altri settori industriali. Jack Welch, suo
ex CEO, è stato un primattore della chiusura di fabbriche in America e del
loro spostamento a paesi come Cina e Messico dove i salari sono inferiori.

La ABC è di proprietà di Disney Corporation, che produce molti dei suoi
giocattoli e prodotti in paesi in via di sviluppo dove assicura ai propri
lavoratori salari e condizioni di lavoro atroci. La CBS è proprietà di
Viacom, un altro immenso conglomerato di mezzi di comunicazione che
possiede, tra le altre cose, MTV, Showtime, Nickelodeon, VH1, TNN, CMT, 39
stazioni televisive, 184 stazioni radio, la Paramount Pictures e
Blockbuster.

Il problema essenziale della televisione non è solo la piega di marca
conservatrice nell’informazione e nella programmazione, o la trasformazione
della politica e del governo in intrattenimento e sensazionalismo. Non è
solo il costante bombardamento pubblicitario, gran parte del quale è diretto
ai bambini. Forse il motivo di maggior preoccupazione è che le questioni più
importanti che la classe media e lavoratrice fronteggia sono raramente
affrontate. Spaventosamente, in larga misura l’americano medio non vede la
sua realtà riflessa sugli schermi televisivi, e certamente la sua
comprensione di come si possa migliorare la realtà riceve scarso aiuto.

Gli Stati Uniti sono l’unica nazione industrializzata sulla terra che non ha
un programma nazionale di assistenza sanitaria garantita a tutti i suoi
cittadini. Eppure, nonostante i 41 milioni di persone prive di copertura
sanitaria e molti altri sotto-assicurati, la nostra spesa sanitaria
pro-capite è maggiore che in qualunque altra nazione. Perché? Vi è forse
capitato di vedere recentemente un qualche programma in televisione, tra uno
spot e l’altro di farmaci a prescrizione medica, dedicato al tema di come
fornire a tutti un’assistenza sanitaria migliore e ad un costo pro-capite
inferiore di quello attuale?

Nonostante il grande ‘boom economico’ degli anni 90, il lavoratore americano
medio lavora oggi più a lungo e per un salario inferiore rispetto a trenta
anni fa, e si sono perduti milioni di posti lavoro decentemente retribuiti
nell’industria manifatturiera. Dove stanno tutti questi programmi televisivi
che affrontano il tema del nostro deficit commerciale di 360 miliardi di
dollari, o degli effetti della nostra disastrosa politica commerciale
sull’abbattimento dei livelli salariali in questo paese? E già che siamo in
tema di economia, i lavoratori iscritti ai sindacati guadagnano il 30% più
di lavoratori non iscritti al sindacato a parità di mansioni. Un sacco di
programmi televisivi indicano il modo di diventare ricchi investendo sui
mercati azionari. Mai visto un qualsiasi special su come costituire un
sindacato?

Gli Stati Uniti hanno la più squilibrata distribuzione della ricchezza e del
reddito nel mondo industrializzato, e il tasso maggiore di povertà
infantile. Molta televisione fa pubblicità all’egoismo e alla difesa
dell’interesse personale, ma quanti programmi parlano della ‘giustizia’ di
un 1% più ricco che possiede una ricchezza maggiore a quella del 95%
inferiore? O dei salari dei CEO delle grandi corporations 500 volte
superiori a quelli dei loro dipendenti?

Se la televisione in buona parte ignora la realtà della vita per la maggior
parte degli americani, la radio è semplicemente sfacciata nella sua tendenza
a destra. In una nazione in cui Al Gore e Ralph Nader ottengono alcuni
milioni di voti in più di George Bush e Pat Buchanan, abbiamo decine di talk
show di estrema destra. Rush Limbaugh, G. Gordon Liddy, Bob Grant, Sean
Hannity, Alan Keyes, Armstrong Williams, Howie Carr, Oliver North, Michael
Savage, Michael Reagan, Pat Robertson, Laura Schlessinger – sono solo alcune
delle voci che giorno dopo giorno iniettano la voce della destra nelle vene
di questo paese. E in una prospettiva di sinistra c’è… beh, nessuno. Il
Partito Repubblicano, i proprietari industriali e gli inserzionisti trovano
il loro punto di vista ben rappresentato nella radio. Sfortunatamente, il
resto dell’America non ha quasi nulla.

Per quanto l’attuale situazione dei media sia inaccettabile, probabilmente
verrà peggiorata notevolmente da una recente decisione della Corte d’Appello
della Columbia in risposta ad una causa mossa da Fox, AOL, Time Warner, NBC
e Viacom che annienta una regolamentazione federale a limitazione della
possibilità per un’azienda di possedere stazioni televisive e concessioni
per le trasmissioni via cavo nello stesso mercato locale. La corte ha anche
richiesto che l’FCC riscriva o giustifichi la norma federale che limita la
possibilità per una stessa azienda di possedere stazioni televisive che nel
complesso raggiungano più del 35% delle famiglie americane.

La conclusione è che un numero sempre minore di conglomerati immensi
controlla praticamente tutto ciò che l’americano normale vede, ascolta o
legge. Questa è una questione che il Congresso non può ignorare
ulteriormente.

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