Essere come loro


Articolo di Eduardo Galeano datato 5 maggio 1991…10 anni, ma sempre attuale.

Essere come loro

Dal 1991, a Karl Hubener

Eduardo Galeano

I sogni e gli incubi sono fatti della stessa pasta, ma questo particolare incubo ha la pretesa di essere l’unico sogno a noi concesso: uno sviluppo che disprezza la vita e venera le cose.

Possiamo noi essere come loro?

Questa è la promessa dei politici, lo scopo dei tecnocrati, la fantasia dei bisognosi di aiuto: il Terzo Mondo diventerà parte dei Primo Mondo, diventerà ricco, coltivato e felice – sempre che impari a comportarsi, e faccia ciò che gli viene detto senza criticare o sollevare alcuna obiezione. Un destino di prosperità ricompenserà il buon comportamento del nullatenente, nel capitolo finale della soap opera della Storia. Ci possono piacere, proclama la grande scritta in neon sulla strada che conduce allo sviluppo dei sottosviluppati, alla modernizzazione degli arretrati.

Ma ciò che non è possibile è semplicemente non possibile, e inoltre-come il torero Pedro del Gallo era solito dire – è impossibile. Se i paesi poveri raggiungessero il livello di produzione e spreco dei paesi ricchi, il pianeta morirebbe. Il nostro povero pianeta è già in coma, severamente avvelenato dalla civilizzazione industriale, e quasi inaridito dalla società consumista.

Durante gli ultimi venti anni, con il numero di persone sul pianeta triplicato, l’erosione ha ucciso l’equivalente dell’intero terreno agricolo degli Stati uniti. Il mondo, trasformato in puro mercato e merce, sta perdendo 37 milioni di acri di foresta all’anno, dei quali 15 milioni diventano deserti. La natura è umiliata e costretta a servire gli interessi dell’accumulo di capitale. Il terreno, l’acqua e l’aria vengono avvelenati in modo che il denaro possa produrre più denaro senza diminuire il tasso di ritorno. L’efficienza consiste nel fare il maggior profitto nel periodo più breve di tempo.

Al Nord, la pioggia acida prodotta dalle emissioni di gas industriale uccide le foreste e i laghi, mentre i rifiuti tossici avvelenano i fiumi e gli oceani. Nel Sud, il commercio agricolo continua, lasciando rifiuti sia agli alberi che alla persone. A Nord come a Sud, ad Est come ad Ovest, l’umanità continua a segare, con entusiasmo delirante, proprio il ramo su cui siede.

Dalla foresta al deserto: modernizzazione, devastazione. Il falò senza fine della regione amazzonica consuma ogni anno, con mezzi di non altro che ingordigia, metà della superficie del Belgio–e in tutta l’America Latina la terra viene ‘scuoiata’ e si prosciuga. In America Latina, ogni minuto muoino 54 acri di foresta, la maggior parte dei quali sacrificata dai produttori su larga scala di legno e carne per consumo estero. Le mucche del Costa Rica diventano gli hamburger di McDonald’s negli Stati uniti. Solo 50 anni fa gli alberi coprivano il 75% della terra del Costa Rica, ma solo pochi di loro rimangono in piedi oggi, e all’attuale ritmo di deforestazione questo piccolo paese molto presto diventerà calvo. Il Costa Rica esporta la carne negli Stati uniti e dagli Stati uniti importa pesticidi il cui uso gli Stati uniti hanno bandito nel proprio territorio.

Alcuni paesi stanno sprecando stupidamente le risorse che appartengono al mondo intero. Il crimine ed il delirio della società dello spreco: il 6% più ricco dell’umanità ingurgita un terzo di tutta l’energia e un terzo di tutte le risorse naturale usate al mondo. Secondo le medie statistiche, un singolo americano consuma tanto quanto cinquanta haitiani. Inutile a dire, questo tipo di media non aiuta a descrivere un residente di Harlem o Baby Doci Duvalier. Però, uno si chiede che cosa succederebbe se, all’improvviso, quei cinquanta haitiani cominciassero a consumare tanto quanto cinquanta americani. Cosa succederebbe se l’intera enorme popolazione del Sud potesse iniziare a divorare il mondo con la voracità impunita del Nord?
Cosa succederebbe se gli oggetti di lusso, le macchine, i frigoriferi, i televisori, le stazioni di energia nucleare ed elettrica, tutto cominciasse a proliferare ad un così folle grado? Cosa succederebbe al clima, che è già vicino al collasso grazie al riscaldamento globale? Cosa succederebbe al suolo–alla già scarsa quantità di suolo risparmiata dall’erosione? Cosa succederebbe all’acqua, quando già un quarto di quella che l’umanità beve è contaminata dai nitrati, dai pesticidi, e dai residui industriali che contengono mercurio e piombo?

Il precario equilibrio del mondo, barcollando sull’orlo di un abisso, dipende dalla perpetuazione dell’ingiustizia. La miseria di molti è necessaria per la stravaganza di pochi. Affinchè i pochi possano continuare a consumare troppo, i molti devono continuare a consumare troppo poco. E per impedire a loro di passare la linea, il sistema moltiplica la produzione di armi da guerra. Incapace di combattere la povertà , il sistema combatte i poveri, mentre la sua dominante e militarizzata cultura benedice la violenza del potere.

Lo stile di vita americano, basato sul privilegio dello spreco stupido, può solo venir praticato dalle minoranze dominanti nei paesi dominati. La sua messa in atto nel mondo significherebbe il suicidio collettivo dell’umanità .

Quindi non è certo possibile. Ma sarebbe desiderabile?

Vogliamo noi essere come loro?

In una colonia di formiche ben organizzata, le regine sono poche e i lavoratori molti. Le regine nascono con le ali e possono fare l’amore. I lavoratori non possono né volare né amare; lavorano per le regine. Le formiche poliziotto controllano sia i lavoratori che le regine.

La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri piani, disse John Lennon. Ai nostri giorni, segnati dalla confusione tra mezzi e fini, noi non lavoriamo per vivere: viviamo per lavorare. Certe persone lavorano per ore sempre più lunghe perché hanno bisogno di più di quanto consumano, mentre altri fanno lo stesso per continuare a consumare più di quanto abbiano bisogno.

In America Latina, sembra perfettamente normale considerare il giorno lavorativo di otto ore come qualcosa che appartiene al regno dell’arte astratta. Fare due lavori – un fatto raramente ammesso nelle statistiche ufficiali – è una realtà per un gran numero di persone che non hanno altro mezzo per evitare la fame. Ma, sembra normale che una persona debba lavorare come una formica nel momento di maggior sviluppo tecnologico? La ricchezza conduce alla libertà o moltiplica la nostra paura della libertà ?

Essere è avere, secondo il sistema. E il trucco è che più hai più vuoi, così le persone finiscono per appartenere alle cose, lavorando ai loro ordini. Questo stile di vita della società consumista, che sta diventando universalmente l’unico modello guida, trasforma il tempo in una risorsa economica sempre più scarsa e sempre più costosa: il tempo è venduto, affittato, investito. Ma, chi è il proprietario del tempo? Le macchine, le televisioni, i videoregistratori, i personal computer, i telefoni cellulari e le altre parole chiave per la contentezza: proprio i marchingegni creati per aiutarci a risparmiare il tempo o a passare il tempo, stanno prendendo possesso del tempo stesso. Prendiamo, ad esempio, l’automobile: non solo mette a sua disposizione lo spazio urbano, ma controlla anche il tempo degli uomini. In teoria, le macchine servono per risparmiare tempo, ma in pratica lo ingoiano. Una buona porzione del tempo che passiamo lavorando va per pagare il nostro guidare a e dal lavoro, che a sua volta prende sempre più tempo a causa degli ingorghi del traffico nelle nostre moderne Babilonia.

Non c’è bisogno di essere un esperto economista per vedere che il progresso tecnologico, moltiplicando la produttività , dovrebbe far diminuire il tempo dedicato al lavoro. Il buonsenso ci dice questo. Ma il buonsenso non aveva previsto la nostra paura del tempo libero, o i pericoli della società consumista, o il potere manipolatore della pubblicità . Nelle città giapponesi, da venti anni la gente lavora 47 ore alla settimana. Nel frattempo, la giornata lavorativa si è accorciata in Europa, ma ad un passo che non ha nessuna relazione con gli aumenti accellerati nella produttività . Le industrie automatizzate hanno 10 lavoratori laddove ce ne erano 1000, ma questo progresso tecnologico genera disoccupazione invece di aumentare la quantità di tempo libero: la libertà di tempo sprecato. La società consumista non permette questo tipo di spreco. Anche le vacanze-organizzate dalle grandi multinazionali che industrializzano il turismo di massa-sono diventate un compito estenuante. L’uccisione del tempo: i luoghi di vacanza moderni riproducono la vertigine della vita quotidiana nelle antille urbane.

Secondo gli antropologi, i nostri antenati del Paleolitico non lavoravano più di venti ore alla settimana.
Secondo i giornali, i nostri contemporanei in Svizzera tennero un referendum nel 1988 sulla proposta di ridurre la settimana lavorativa a 40 ore [senza ridurre i salari]. E gli svizzeri votarono contro.

Le formiche comunicano toccandosi le antenne. Le antenne della televisione comunicano con i centri del potere nel mondo di oggi. La televisione ci offre il forte desiderio per la proprietà , la frenesia del consumismo, l’eccitamento della competizione, e il desiderio di avere successo, nello stesso modo in cui Colombo offrì gingilli e bigiotterie agli Indiani. Merce di successo. La pubblicità , tuttavia, non ci dice che gli Stati uniti attualmente consumano circa la metà della quantità totale di tranquillanti venduta nel mondo intero, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità . Negli ultimi venti anni la giornata lavorativa si è allungata negli Stati uniti, e la quantità di persone che soffrono di stress è duplicata nello stesso periodo.

La città come una camera a gas

A Caaguazu, in Paraguay, sono stato informato che un contadino vale meno di una mucca ma più di una gallina.
E nel nord-est del Brasile, coloro che coltivano la terra non hanno terra, e coloro che hanno la terra non la coltivano.

Mentre la nostra campagna si spopola, le città dell’America Latina crescono e diventano inferni popolati tanto quanto interi paesi. Città del Messico cresce ad un tasso di mezzo milione di persone e 7000 acri all’anno. Ha già cinque volte la popolazione della Norvegia. In breve tempo, per la fine del secolo, la capitale del Messico e la città brasiliana di San Paolo saranno le città più grandi del mondo.

Le grandi città del Sud sono come le loro controparti nel Nord, ma viste attraverso uno specchio deformante. La modernizzazione in serie moltiplica i difetti del modello. Rumorose e piene di fumo, le capitali latinoamericane non hanno piste ciclabili o convertitori catalitici per filtrare le sostanze tossiche. L’aria pulita ed il silenzio sono diventati così costosi che neanche i più ricchi tra i ricchi possono permetterseli.

In Brazile, la Volkswagen e la Ford producono macchine senza filtri [convertitori catalitici] per essere vendute in Brasile ed in altri paesi del Terzo Mondo. Ma in quelli stessi stabilimenti brasiliani, la Volkswagen e la Ford producono macchine con convertitori catalitici per venderle al Primo Mondo. L’Argentina produce benzina senza piombo per l’esportazione, ma per il suo mercato interno produce una varietà avvelenanta. In tutta l’America Latina le macchine godono della libertà di emettere piombo dalle loro marmitte. Dal punto di vista di una macchina, il piombo aumenta il tasso di ottano, e quindi rende la benzina più efficiente. Dal punto di vista di una persona, il piombo danneggia il cervello e il sistema nervoso. Ma le macchine– padroni delle nostre città –non ascoltano gli intrusi.

Anno 2000, ricordi del futuro: la gente con mascherine, uccelli che tossiscono invece di cantare, alberi che si rifiutano di crescere. A Città del Messico attualmente si vedono segnali che dicono: ‘Per favore non disturbate i muri o sbattete le porte’. Non ci sono segnali ancora che dicono: ‘Respirare non è raccomandato.’ Quanto ci vorrà prima che segnali del genere appaiano? Le automobili e le industrie regalano giornalmente all’atmosfera 11.000 tonnellate di gas nocivo e fumo. L’aria è nebbiosa e sporca; i bambini nascono con piombo nel sangue, e in più di un’occasione uccelli morti sono piovuti giù dal cielo sulla città , che, non molto tempo fa, era la regione più trasparente dell’aria. Oggi, il cocktail di monossido di carbonio, diossido di zolfo e ossido di nitrogeno raggiunge livelli tre volte superiori al massimo tollerabile per gli esseri umani.
Quale sarà il massimo tollerabile per gli esseri urbani?

Cinque milioni di auto: la città di San Paolo è stata paragonata ad un paziente sull’orlo di un attacco di cuore. Avvolta in una nuvola di fumo, la città più sviluppata del Brasile è visibile da lontano solo di domenica. Nelle strade del centro, segnali elettrici avvertono la popolazione giornalmente: Qualità dell’aria: molto scarsa

Secondo le stazioni di misurazione, nel 1986 l’aria era sporca o molto sporca in 323 giorni.

Nel giugno del 1989, durante un lungo periodo senza pioggia e vento, Santiago del Cile fece a gara con Città del Messico e San Paolo per il Campionato dell’Inquinamento Mondiale. La collina di San Cristobal, nel cuore della città , era invisibile dietro una maschera di smog. Il neoeletto governo democratico del Cile prese delle misure minime per ridurre le 800 tonnellate di inquinamento che sono incorporate giornalmente nell’aria della città .
Immeditamente, le macchine e le industrie cominciarono a piangere violentemente: quelle restrizioni erano una violazione della libera impresa e del diritto alla proprietà . La libertà di denaro, che distrugge calpestando la libertà di tutto e di tutti, era stata illimitata durante la dittatura del generale Pinochet, e aveva contribuito generosamente all’avvelenamento generale. Il diritto a inquinare è un importante incentivo per gli investimenti esteri, quasi fondamentali quanto il diritto di pagare salari minuscoli.
Dopo tutto, il generale Pinochet non ha mai negato ai cileni il diritto di respirare merda.

La città come una prigione

La società consumista-ovvero, la società che consuma le persone-forza le persone a consumare, mentre i programmi televisivi danno corsi sulla violenza sia agli istruiti che agli illetterati. Quelli che non hanno niente possono vivere lontano da quelli che hanno tutto, ma gli è permesso sbirciarli tutti i giorni attraverso il piccolo schermo. La televisione mostra l’osceno spreco che ha luogo alla festa data dalla società consumista, e allo stesso tempo insegna l’arte di far saltare in aria il modo di vita di qualcuno con una pistola.

La realtà imita la televisione, e la violenza della strada è la continuazione della televisione attraverso altri mezzi. I ragazzi di strada praticano le loro iniziative per l’impresa privata negli unici campi nei quali possono applicarla: la delinquenza ed il crimine. I loro diritti umani sono ridotti al rubare e morire. I cuccioli di tigre, abbandonati al loro destino, escono alla ricerca della preda. Colpiscono dovunque possano e scappano via. La vita finisce presto, consumata dalla colla e da altre droghe che riescono a burlare la fame, il freddo, la solitudine; o altrimenti viene improvvismente accorciata da un proiettile.

Camminare per le starde delle grandi città latinoamericane sta diventando un’attività ad alto rischio, ma la stessa cosa vale per il rimanere a casa. La città come una prigione: quelli che non sono imprigionati dal bisogno lo sono dalla paura. Quelli che possiedono qualcosa, non importa quanto poco sia, vivono con un senso di imminente minaccia, condannati ad una paura permanente del prossimo attacco. Quelli che posseggono molto vivono imprigionati nelle loro fortezze di sicurezza. I grandi palazzi e complessi residenziali sono i castelli feudali dell’era elettronica. E’ vero che non hanno i … pieni di coccodrilli, e che non hanno la grandiosa bellezza dei castelli medievali, ma hanno robuste barre protettive di ferro, muri alti, torri di controllo e guardie armate.

Lo Stato – non più uno Stato paternalista ma uno stato di polizia – non fa la beneficienza. I dibattiti retorici sull’addomesticamento del piuttosto selvaggio attraverso l’educazione ed il lavoro sembrano appartenere a tempi antichi. Nel periodo dell’economia di mercato, la parte in eccesso della spazzatura umana viene eliminata dalla fame o dallo scontro a fuoco. I ragazzi di strada, nati dal lavoro marginale, non possono essere utili alla società . L’educazione appartiene a quelli che la pagano; la repressione è esercitata contro quelli che non se la possono permettere.

Secondo il New York Times, fra gennaio e ottobre 1990, la polizia ha assassinato più di 40 bambini nelle strade di Città del Guatemala. I corpi dei bambini che fanno l’elemosina, dei bambini ladri, dei bambini che rovistano nella spazzatura, sono stati trovati senza lingua, senza occhi, senza orecchie, nelle discariche. Secondo Amnesty International, 457 bambini e adolescenti sono stati uccisi durante il corso del 1989 nelle città brasiliane di Rio de Janeiro, San Paolo e Recife. Questi crimini, perpetuati dagli Squadroni della Morte e da altre forze paramilitari, non sono accaduti nelle zone rurale arretrate, bensì nelle città più grandi brasiliane; non sono accaduti in posti dove il capitalismo è meno presente, ma piuttosto in luoghi dove ce ne è anche troppo. L’ingiustizia sociale e il disprezzo per la vita umana aumentano con la crescita economica.

La pena di morte viene regolarmente usata [in paesi che ufficialmente non ce l’hanno] nella difesa della proprietà personale, e i produttori di opinione sono soliti giustificare questi assassini. Nella metà degli anni 90, a Buenos Aires, un ingegnere ha ucciso sparando a due giovani ladri che stavano scappando con la radio della sua macchina. Bernardo Neustadt, il giornalista argentino più influente, disse in televisone: ‘ Io avrei fatto lo stesso.’ In Brasile, durante le elezioni del 1986, Afanasio Jazadji ottenne un posto di vice nello stato di San Paolo. Era tra quelli che ricevettero il maggior numero di voti nella storia dello stato. Jazadji aveva ottenuto questa enorme popolarità dai microfoni del suo programma radio, dove era solito gridare in difesa degli Squadroni della Morte, e predicare la tortura e lo sterminio dei criminali.

Nella civilizzazione del capitalismo selvaggio, il diritto alla proprietà è più importante del diritto alla vita. La gente vale meno delle cose. Le leggi di impunità sono molto rivelatrici al merito: Le leggi che hanno assolto le dittature militari del terrore che avevano inflitto nei tre paesi del Cono Meridionale hanno perdonato tutti gli assassini e le torture, ma non hanno perdonato i crimini contro la proprietà [Chile: decreto numero 2191 nel 1978; Uruguay: Legge 15848 nel 1986; Argentina: Legge 23521 nel 1987].

Il ‘costo sociale’ del Progresso

Caracas, febbraio 1989. I prezzi dell’autobus salgono improvvisamente; il prezzo del pane triplica, e la rabbia popolare si scatena: trecento persone, forse cinquecento – chissà – giacciono senza vita nelle strade.

Lima, febbraio 1991. Il colera colpisce la costa peruviana e si dimostra particolarmente letale nel porto di Chimbote e nelle baraccopoli di Lima, uccidendo cento persone in alcuni giorni. Gli ospedali non hanno siero e sale. L’aggiustamento economico del governo ha distrutto ciò che rimaneva del sistema sanitario pubblico ed ha raddoppiato in fretta il numero di peruviani che vivono in grave povertà , guadagnando meno del salario minimo. Il salario minimo è di 45 dollari al mese.

Le guerre di oggi – guerre elettroniche – avvengono sugli schermi dei videogame. Le vittime rimangono non sentite e non viste. Neppure la nostra economia da laboratorio sente o vede gli affamati, o le terre danneggiate. Le armi telecomando uccidono senza rimorso. La tecnocrazia internazionale, che impone i suoi programmi di sviluppo e i suoi piani di aggiustamento al Terzo Mondo, sa anche come uccidere dall’esterno e da distanza.

Per oltre un quarto di secolo l’America Latina ha smontato le fragili dighe volute per trattenere il soggiogante potere del denaro. Creditori e banchieri hanno bombardato queste difese con le armi accurate dell’estorsione, mentre i politici al governo e i governanti militari hanno aiutato a buttarle giù danneggiandole dall’interno. Quindi le barriere di protezione che lo Stato una volta ha eretto stanno cadendo, una ad una. E adesso lo Stato sta vendendo le compagnie nazionali pubbliche in cambio di niente – o peggio di niente, perché il venditore finisce con essere anche colui che paga. I nostri paesi stanno dando le chiavi e tutto il resto ai monopoli delle multinazionali, ora chiamati ‘fattori di formazione del prezzo’, e stanno diventando liberi mercati. La stessa tecnocrazia internazionale che ci insegna a dare le iniezioni alle gambe di legno, ci dice anche che i mercati liberi sono i talismani della ricchezza. Ma perché allora i paesi ricchi che predicano questa dottrina si rifiutano di praticarla loro stessi? I liberi mercati – il prodotto da esportazione più di successo – sono strumenti utilizzati per soggiogare il debole. Vengono prodotti per il consumo tra i paesi poveri. Nessun paese ricco ha mai avuto liberi mercati.

Talismani di ricchezza – per quanti?
Ecco i dati ufficiali dell’Uruguay e del Costa Rica – i paesi latinoamericani dove la polarizzazione sociale era meno pronunciata: oggigiorno, uno su sei uruguayiani vive in estrema povertà , e due famiglie su cinque costaricane sono povere.

Il dubbioso matrimonio tra l’offerta e la domanda, in un libero mercato che serve il dispotismo dei potenti, punisce i poveri e genera un’economia basata sulla speculazione. La produzione viene scoraggiata, il lavoro discreditato, il consumismo glorificato. I cartelloni che mostrano i tassi di cambio delle valute sono guardati come fossero schermi cinematografici, e del dollaro si parla come di una persona:

E come sta il dollaro?

La tragedia si ripete come una farsa. Dai tempi di Cristoforo Colombo, l’America Latina ha sofferto dello sviluppo del capitalismo estero come di una tragedia familiare. Oggigiorno rivive il processo come una farsa, una caricatura dello sviluppo: un nano che pretende di essere un bambino.

La tecnocrazia vede i numeri, non le persone. Alla fine di questo lungo quarto di secolo, certi successi di modernizzazione sono stati osannati : il ‘miracolo boliviano’, per esempio, raggiunto grazie al generoso finanziamento del capitale ricavato dalla droga. L’estrazione dello stagno giunse alla fine, e con essa anche i centri minerari e i sindacati più pieni di energia in Bolivia. Oggi, il villaggio di Llallagua – a cui manca l’acqua potabile – ha un’antenna parabolica sulla cima della collina Calvario. C’è anche un ‘miracolo cileno’, cortesia della bacchetta magica del generale Pinochet – un prodotto di successo che viene venduto ai paesi dell’est Europa in confezioni simil pozione. Ma quale è il prezzo del ‘miracolo cileno’? E chi sono i cileni che ne hanno pagato il prezzo, e che lo stanno ancora pagando? Quali saranno i polacchi, e i cechi, e gli ungheresi che lo pagheranno? In Cile, le statistiche ufficiali proclamano una ripetizione della moltiplicazione dei pani e dei pesci del vangelo, mentre confessano la moltiplicazione degli affamati. Il gallo canta vittoria, ma il suo allegro vanto sembra sospetto. Può essere che il fallimento gli ha dato alla testa? Nel 1970, la povertà in Cile era del 20%. Oggi, è del 45%.

I numeri confessano, ma non si pentono. Dopo tutto, la dignità umana dipende da un’analisi costi-benefici, e il sacrificare i poveri è solamente il costo sociale del Progresso.

Quale sarebbe il valore di questo costo, se potesse essere misurato? Alla fine degli anni 90 la rivista Stern fece una stima attenta del danno prodotto dallo sviluppo nella Germania di oggi. La rivista valutò, in termini economici, il danno umano e materiale derivante dagli incidenti automobilistici, gli ingorghi del traffico, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del cibo, la riduzione degli spazi verdi e di altri fattori simili, e giunse alla conclusione che il valore del danno è equivalente al 25% del PIL della Germania. La moltiplicazione della miseria umana non fu certo inclusa fra questi danni, perché l’Europa da molti secoli trae la propria ricchezza dalla povertà di altri. E dovremmo tenere a mente che in Germania lo Stato controlla e limita, in una certa misura, gli effetti dannosi del sistema sulla gente e sull’ambiente. Quale sarebbe la stima del danno per paesi come i nostri, che hanno comprato la storiella dell’intero libero mercato e che permettono al denaro di muoversi come una tigre sciolta? Quale è l’estensione del danno per il quale soffriamo – e per il quale continueremo a soffrire – da un sistema che ci rende intorpiditi dai bisogni artificiali? Fino a che punto può essere misurato? Possono essere misurate le mutilazioni nell’animo umano? Che cosa dire della moltiplicazione della violenza, o della svalorizzazione della vita di ogni giorno?

L’Occidente sta vivendo l’euforia del trionfo. Dopo la caduta del blocco dell’Est, l’alibi è lì: là era peggio. Era peggio? Io penso che dovremmo piuttosto chiederci se era radicalmente differente. Nell’Occidente noi vediamo la giustizia come sacrificata nel nome della libertà , all’altare della dea Produttività . Nell’Est noi vedevamo la libertà come sacrificata nel nome della giustizia, sempre all’altare della dea Produttività .

Nel Sud, non è ancora troppo tardi per chiedersi se questa dea merita le nostre vite.

[1991]

Eduardo Galeano, Ser como ellos y otros artà­culos, Siglo Veintiuno Editores, México, 1992.

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