Falsi e censure sui libri di testo – Franca Rame


Alcuni personaggi politici hanno chiesto che sisottoponessero a censura i libri di storia, che venissero purificati dagli eccessi marxisti.
Ma, come dimostra Umberto Eco, in realtà i libri di storiasono ancora oggi, espressione della cultura democristiana,salvo poche eccezioni A meno che nella D.C. si fosserosubdolamente inserite, fin dai primordi, colonne diintellettuali comunisti truccati da cattolici (uno di questicomunisti infiltrati è senz’altro Giulio Andreotti).
Ma, parlando seriamente, se proprio vogliamo discutere dilibri di storia, sarebbe il caso di iniziare dal principio,da tutti i falsi e le censure di cui abbonda la letteraturascolastica.
Facciamo un piccolo inventario. Si racconta ancora che discendiamodall’uomo di Neanderthal quando le analisi genetiche hannodimostrato che era solo un lontano cugino..

Si censurano almeno 10 mila anni di società agricolepacifiche e matriarcali, grandi costruttori di canali e di opereidriche di utilità collettiva. Non se ne parla perché eranopopolazioni che non conoscevano la guerra ne’ il concetto diproprietà privata. Si tace sugli orrori di Atene, dove le donne venivanotenutein schiavitù. Si presenta Roma come un faro di civiltàmentre era un girone infernale dove pedofilia, stupro e ognigenere di violenza e schiavismo erano la legge. Nulla si dicedell’abominio di centinaia di migliaia di prigionieri di guerracostretti a massacrarsi nel Colosseo per il giubilo della folla.

Si dimentica di raccontare le incredibili invenzioni del popolodalla trovata di andare ad abitare sulle palafitte di Ravenna alcolpo di genio dei lombardi che decidono di affrontareFederico Barbarossa costruendo una città trappola (Alessandria).Appena la cavalleria di Federico entra nel basso acquitrino checirconda la città, la bombardano con blocchi di calce viva chebruciando scatena il terrore tra i cavalli. Poi dopo mesi diassedio, in un momento di forti piogge, fanno crollare 3 dighe,costruite apposta molto prima, annegando buona parte degli imperiali.
Si salta a pie’ pari la storia dell’invasione dei Mongoli chearrivarono in Europa con le prime armi da fuoco sbaragliandotutti. Forse è una storia troppo simile a quella della conquistaeuropea dell’America ( e ancora si racconta che fu Colombo ascoprirla quando certamente la raggiunsero ben prima iVichinghi).

Si tace sulla vera dimensione del massacro del colonialismo edella tratta degli schiavi. Non si racconta ai ragazzi comel’attuale miseria del terzo mondo sia stata costruitamassacrando questi popoli per 500 anni. Si parla di re eimperatori e non di gente umile e di artigiani, artisti escienziati che fecero realmente la storia con il loro lavoro.
Non si parla di come fu la cultura popolare a creare le linguee di come dai ritmi del lavoro nacquero nuove musiche.Ne’ si racconta della creatività popolare, come quando aBologna il popolo insorse. Il legato pontificio con le suetruppe provenzali si rinchiusero in un castello inespugnabilecon cibo in gran quantità. Gli insorti, con le poche catapultedi cui disponevano non lanciarono pietre ma scaraventaronodentro, al di là delle mura, palle di sterco frescopreferibilmente di produzione umana. La solidarietà delpopolo nel procurare questa materia prima fu veramentestraordinaria. I tiranni resistettero solo un paio di giorni aquell’inarrestabile smerdazzo.

E poco niente si dice sui crimini nascosti dietro le bandieredell’Unità d’Italia. Di come le industrie di Napoli e diPalermo, all’avanguardia dal punto di vista tecnologico,furono strangolate dalla burocrazia piemontese che aveval’obiettivo di favorire le imprese del nord. Ne’ si dice deimassacri e dei veri e propri lager con i quali i Savoiarisposero alla rivolta popolare nel meridione.
E perché non si parla di Bava Beccaris che a Milano prese acannonate gli operai?…

E poi, sulla storia più recente, si potrebbe dire tanto d’altro.Ma forse ancor prima di occuparsi del contenuto dei libri ditesto dovremmo affrontare il vero problema della scuola: ènoiosa in maniera pantagruelica…

Ancora non si è capito che soltanto nel divertimento, nellapassione e nel ridere si ottiene una vera crescita culturale. Chisi ricorda i nomi delle sottocatene montuose che compongonole Alpi scagli la prima pietra.

Franca Rame e Dario Fo

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