Dream: si estende con successo il fronte contro l’aids

Il sogno di curarsi dall'AIDS contagia l'Africa sub-sahariana. Dopo il successo in Mozambico, il progetto Dream, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, viene esteso a numerosi altri paesi africani. Se ne parla il 15 marzo a Padova, con un convegno sulla cooperazione in Guinea Bissau.

[di Nicola Furini]


Bastano appena tre dollari (meno di tre Euro) per salvare un bambino dall'Aids, epidemia che in Africa ha già colpito oltre 25 milioni di persone. Tre dollari è il costo di una dose di nevirapina, il farmaco che blocca la trasmissione del virus Hiv da madre a figlio, tra le principali cause della diffusione della malattia nel continente africano. Una cifra ridicola che per molti rimane ancora un miraggio.

Per anni, comunità scientifica e grandi agenzie internazionali hanno basato la lotta all'Aids nei paesi poveri su una strategia di tipo preventivo. Un principio che ha però dimostrato tutta la sua inefficacia. è infatti ormai ampiamente dimostrato che l'educazione ai rapporti sessuali protetti in questi paesi non è sufficiente, senza contare i problemi causati da pratiche sanitarie arretrate.  Fortunatamente, accanto alla prevenzione oggi è disponibile anche una cura efficace. La situazione è infatti cambiata radicalmente da quando, a metà degli anni '90, è stata introdotta la nuova terapia antiretrovirale Haart (Highly Active Anti-Retroviral Therapy). La mortalità si è abbattuta considerevolmente e la qualità della vita dei malati è migliorata di molto.

Il sogno di vivere

Particolarmente vicina e sensibile ai problemi dell'Africa, la Comunità di Sant'Egidio è promotrice di Dream (Drug Resource Enhancement against Aids in Mozambique), un programma gratuito di prevenzione e cura dell'infezione Hiv con farmaci antiretrovirali. Oltre 7000 i malati arruolati nel progetto in due anni di attività in Mozambico, altri 3000 in terapia (e fra questi oltre 200 bambini), con una strategia che prevede il trattamento delle madri e dei bambini sieropositivi unendo alla cura della malattia il controllo della denutrizione, della malaria e delle malattie sessualmente trasmissibili. Dopo il successo in Mozambico, la Comunità di Sant'Egidio ha portato il suo dream in Sudafrica (nelle città di Johannesburg e Cape Town), Tanzania, Angola, Malawi.  E nelle prossime settimane partirà in Guinea Bissau, annuncia Raffaella Colombatti, medico pediatra padovana, direttamente impegnata nel progetto per il piccolo paese africano.

I promotori di Dream sono dei sognatori, questo è certo, ma con i piedi ben saldi per terra. Creano infrastrutture, importano farmaci cosiddetti generici (prodotti in India, meno costosi), affiancano il personale europeo volontario – altamente specializzato – al personale locale retribuito, qualificato ex novo o riqualificato, assegnano priorità all'interruzione della trasmissione del virus da madre a bambino. Si comincia così a non morire più e a nascere sani. E finalmente si afferma il primo modello ad approccio globale per l'Africa, efficace e replicabile in altri paesi.

Un futuro migliore per un piccolo paese africano

L'ospedale in Guinea BissauLa Comunità di Sant'Egidio vive una sorta di speciale  gemellaggio con la  Guinea Bissau, confessa Raffaella Colombatti. Nel 1996, abbiamo rilevato dall'AIFO un ospedale poco prima della sua chiusura. Distrutto nel 1998 durante la guerra civile che ha devastato il paese, l'ospedale è stato poi ricostruito ed è stato inaugurato nel dicembre del 2003. L”Hà´pital de la Comunità di Sant”Egidio rappresenta oggi la struttura sanitaria più grande non solo della Guinea Bissau ma di tutta l'Africa occidentale, specializzata nella cura della tubercolosi e dell'AIDS, con una capacità di 115 posti letto.

 L'ospedale sarà attrezzato anche per fornire il trattamento delle patologie più comuni come la malnutrizione, la malaria, le malattie cutanee di origine parassitaria e le infezioni gastrointestinali. Particolare importanza avranno gli ambulatori che offriranno un servizio di day hospital, allargando ulteriormente il numero di persone coinvolte nelle diagnosi e nelle terapie. 

Negli anni in cui l'ospedale era chiuso – ricorda la giovane pediatra – per rispondere alla domanda dei bambini, che sono i più colpiti dall'assenza di infrastrutture, è stato realizzato un ambulatorio pediatrico che ha operato per tre anni consecutivi durante i mesi estivi. Sono stati visitati oltre 5600 bambini e sette di questi, affetti da gravi patologie, sono stati ricoverati nel reparto di pediatria dell'ospedale civile di Padova. E anche per l'ottava bambina, Aua – affetta da una grave malformazione cardiaca -, in questi giorni si sono spalancate le porte della speranza.

Prove tecniche di cooperazione per la Guinea Bissau

La situazione del piccolo paese sub-sahariano, dopo il conflitto civile del 1998, è ulteriormente precipitata. La situazione socio-sanitaria è quindi particolarmente difficile a causa della distruzione di tutte le strutture, già carenti prima della guerra.  Anche i collegamenti con i paesi vicini si presentano problematici: l'aeroporto funziona solo di giorno, la rete viaria è insufficiente ed il porto è ancora parzialmente danneggiato.

Per rispondere efficacemente alle necessità del paese, il 15 marzo 2004, la Comunità di Sant'Egidio organizza a Padova – al Palazzo del Bo – un convegno sulla cooperazione a favore della Guinea Bissau. Saranno presenti, tra gli altri, l'ex Ministro della Sanità della Guinea Bissau, Fabio Riccardi, il Vescovo di una Diocesi della Guinea Bissau, il Prof. Antonio Papisca (docente di diritti umani, democrazia e pace), il Sindaco di Padova, il Rettore dell'Università di Padova.

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