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Una relazione della Corte dei Conti boccia il trentennale iter per la realizzazione della superstrada tra le province di Vicenza e Treviso. L’investimento iniziale previsto è triplicato, passando da 1 a 3 miliardi di euro e mancano le risorse per terminarla. Qualora venisse inaugurata, inoltre, lo Stato -che ha affidato la gestione a un soggetto privato- si farebbe carico del rischio di mercato, ovvero di ripianare un eventuale deficit legato allo scarso utilizzo
di Luca Martinelli – 9 febbraio 2016
In dieci anni il costo della Superstrada pedemontana veneta (SPV) è triplicato, da uno a 3 miliardi di euro. A cantieri aperti (la prima pietra è stata posata nel 2011) è una relazione della Corte dei Conti a fotografare lo stato dell’arte dell’opera. Lunga oltre 90 chilometri, dovrebbe collegare Montecchio Maggiore (VI) e Spresiano (TV), passando a nord dell’autostrada A4, ma potrebbe non esser mai inaugurata.
La delibera della magistratura contabile è stata approvata a fine dicembre: il corposo documento (oltre 170 pagine) boccia l’iter ormai trentennale per la realizzazione della SPV. Il 29 gennaio è stato spedito a un lunghissimo elenco di istituzioni dello Stato, compresa la presidenza del Consiglio dei ministri: a una lettura attenta, pare suggerire l’esigenza di rivedere completamente la legislazione in materia di grandi opere, a partire dalla famigerata legge Obiettivo del 2001, nonché il modello della “finanza di progetto”.
Riassumiamo, per punti, il contenuto.
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