Poverta’: l

(Fonte: altrenotizie.org)

di Tania Careddu

Nessuna misura politica nazionale per contrastarla. E poca roba nell’agenda del Governo italiano. Degli oltre trecentomila atti presentati nel corso della XVII legislatura, quelli relativi all’inclusione sociale e alla poverta’ sono duecentottantasei, cioe’ lo 0,8 per cento; fra i disegni di legge sono presenti nel 6 per cento dei casi, ossia duecentoquarantuno su circa quattromilaseicento, e su quei duecentoquarantuno solo quattro sono diventati leggi

Fra i disegni di legge approvati la percentuale scende al 2,8 per cento, cioe’ dieci su trecentocinquantuno; una mozione su tre e’ stata accolta, undici degli ordini del giorno presentati sono stati presi in considerazione e delle ventotto interrogazioni parlamentari sul tema solo la meta’ ha ricevuto risposta.

Quindi, su duecentottantasei atti parlamentari presentati solo il 10,5 per cento ha avuto successo. E i parlamentari ‘solidali’? Senza fare nomi e cognomi, benche’ meritevoli, quattro appartengono al Partito Democratico, due a Sinistra, Ecologia e Liberta’, due alla Lega Nord, uno ad Area Popolare e uno al Movimento 5 Stelle. Fra i senatori, due sono di Sinistra, Ecologia e Liberta’, due di Area Popolare, uno del Partito Democratico, uno di Scelta Civica, uno del Gruppo per le Autonomie, uno del Movimento 5 Stelle, uno di Forza Italia e uno del Gruppo Grandi Autonomie e Liberta’. Tredici uomini e sette donne.

In base a quanto emerge da ”Indice di rilevanza degli argomenti parlamentari’, realizzato da Openpolis e riportato dal dossier elaborato da Actionaid ‘Lotta alla poverta’. Cosa ha fatto la politica italiana?’, l’inclusione sociale occupa il trentunesimo posto ‘ primi in classifica Stato, Economia e Lavoro. Scende al quarantaquattresimo, con un valore di sei volte inferiore all’argomento piu’ trattato, se l’analisi si concentra solo sull’attivita’ del Parlamento a partire dall’era Renzi, iniziata a febbraio 2014.

E’ infatti nella Legge di Stabilita’, definitivamente approvata a dicembre dello stesso anno, che ci si puo’ fare un’idea delle scelte di orientamento governativo in relazione alla definizione e promozione delle misure per il contrasto alla poverta’ e verso l’inclusione sociale. Sono sei: stabilizzazione del Fondo 80 euro, Fondo famiglia 2015, Bonus bebe’ (che non puo’ considerarsi una vera e propria misura contro la poverta’ infantile, date le basse soglie di accesso), Fondo servizi per la prima infanzia, Fondo social card, (sebbene sia aumentato, il finanziamento resta una misura provvisoria) e Fondo politiche sociali.

Quest’ultimo presenta un’evoluzione storica: a fronte di un aumento del circa il doppio delle persone in condizioni di indigenza, dal 2008 al 2015, le risorse stanziate per questo fondo hanno subito una variazione percentuale di meno 80 per cento. Tutti molto dibattuti e modificati, anche solo nel posizionamento, ma sempre troppo pochi.

Conclusione: l’inclusione sociale e la lotta contro la poverta’ non sembrano essere una priorita’ per il Governo italiano e, a parte casi sporadici, i membri delle Camere non sembrerebbero tempestivi nell’assumere misure incisive per far fronte al disagio sociale degli abitanti del Belpaese.

Tanto che, anche nel confronto con i Paesi europei, fra i ventotto membri dell’Unione, l’Italia e’ l’unica, insieme alla Grecia, a non avere uno straccio di forma di reddito minimo garantito, da anni una delle proposte piu’ discusse in Parlamento. Parole, parole, parole.

(Tratto da: http://www.altrenotizie.org)

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