Perché la transizione puo’ salvare le città in crisi

‘Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avrete fatto, ma di quelle che non avrete fatto’. Con queste parole di Mark Twain ci accoglie il blog della prima citta’ in transizione italiana in ordine cronologico, Monteveglio. Qui, in un comune della Valsamoggia in provincia di Bologna, il cambiamento e’ iniziato nel 2008 appena due anni dopo la fondazione della prima Transition Town al mondo, Totnes Town, citta’ che sorge sulla punta Sud Ovest della Gran Bretagna.

 Da questo primo esperimento sociale, brillantemente teorizzato da Rob Hopkins, teorico efondatore del movimento, vengono gettate le basi in Italia. L’inizio non e’ stato facile perche’ molte teorie risentono della specifica realta’ inglese, ma per definizione la transizione e’ un esperimento in costante evoluzione e con l’impegno della rete coinvolta si e’ arrivati a consolidare prima la realta’ di Monteveglio, poi altre citta’ dell’hinterland bolognese e infine a valicare i confini regionali raggiungendo il numero totale (per ora) di trentacinque citta’ in transizione in tutto il paese, riunite nel ‘Nodo italiano della rete internazionale di Transizione‘.

 ‘La transizione dell’hinterland bolognese e’ ormai una realta’ ben visibile e non piu’ puntiforme’ racconta con soddisfazione Cristiano Bottone, una delle prime guide del movimento che ha portato al cambiamento di Monteveglio (citta’ in cui risiede) e attuale referente del movimento Transition Town in Italia. ‘Tanto e’ stato fatto dal meccanismo del buon esempio’, continua a spiegare, ‘alcuni sindaci che vedono il buon funzionamento delle iniziative organizzate si avvicinano alla transizione’. Molto e’ dipeso anche dalle caratteristiche culturali di questa regione, terra originaria delle cooperative, dove il concetto del ‘fare rete insieme’ e’ radicato a tutti i livelli.

 Monteveglio e’ la prima Transition Town italiana

 La voglia di agire per il meglio non basta, spesso le migliori intenzioni amministrative sono ostacolate dalle leggi di un paese fortemente burocratizzato, ma molte delle difficolta’ incontrate sono state superate grazie ai tavoli di lavoro e confronto preparati dall’ANCI utili anche per aggirare questo tipo di ostacoli giudiziari. ‘I sindaci che aderiscono al progetto di transizione hanno capito che bisogna uscire dal gioco della politica competitiva’, chiarisce Cristiano, ‘io ho visto amministratori accapigliarsi sulle modalita’ di tassazione ma poi convergere sull’importanza indiscutibile della qualita’ dell’aria e dell’acqua’.

 Dal presupposto di fondo del movimento di Transizione non si scappa insomma: il raggiungimento del Picco del petrolio e il surriscaldamento globale devono portare necessariamente al ripensamento dei modelli abitativi e produttivi tradizionali, riportando l’uomo e le sue esigenze all’interno di un sistema molto piu’ ampio con cui deve interagire rispettando le regole dei processi che fanno funzionare l’intero ingranaggio. E la buona notizia e’ che tutto questo e’ convenuto e conviene ancora. La transizione di Monteveglio ha preceduto di pochissimo lo scoppio della crisi e andare nella direzione dell’autosufficienza energetica e produttiva ha aiutato molto l’amministrazione a fronteggiare la scure dei tagli governativi che si e’ abbattuta anche sui comuni piu’ virtuosi.

 Cristiano Bottone, attuale referente del movimento Transition Town in Italia

Cristiano Bottone, attuale referente del movimento Transition Town in Italia

 Parlare di una comunita’ in transizione, ovviamente, non significa che tutti sono coinvolti ma Cristiano Bottone e il gruppo Guida – le persone che cercano di traghettare i cittadini verso il cambiamento – sono stati facilitati dalla collaborazione con le amministrazioni locali. Cominciando dai due temi chiave per il territorio, il cibo e l’energia, hanno avviato la pratica dell’agricoltura degli orti sinergici e hanno aperto un gruppo di acquisto del fotovoltaico slegato dalla logica della redditivita’ e degli incentivi statali. Il nuovo approccio ha ispirato gli amministratori per modificare il piano di edificazione del nuovo edificio scolastico che oltre ad essere dotato di pannelli fotovoltaici e’ anche scollegato dalla rete gas metano e quindi energeticamente autosufficiente.

 E proprio sulla scuola il movimento Transition di Monteveglio ha continuato a puntare la propria attenzione, per piantare il seme dell’educazione ambientale, dell’importanza dell’autosufficienza energetica e dell’alimentazione sostenibile. Proprio da quest’ultimo elemento e’ nata una realta’ associativa molto importante per il territorio, non solo di Monteveglio ma anche dei comuni limitrofi, l”Associazione Streccapogn‘, organizzazione che deve il suo nome al termine dialettale con cui si indica il radicchio selvatico, prodotto tipico di quest’area. La ‘Streccapogn’ ha l’obiettivo di creare un rete rurale di contadini e utilizzatori sensibilizzati al concetto di agricoltura e distribuzione sostenibili, per produrre lavoro, per favorire lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e per creare una rete sociale e umana intorno al proprio territorio.

 Transition-Town

 Oltre ai numerosi risultati raggiunti nel corso degli anni, Cristiano Bottone annovera tra le sue maggiori soddisfazioni l’espansione territoriale dell’esperimento di transizione. ‘Da Biella, dove stanno nascendo numerose iniziative su un territorio in transizione sempre piu’ consolidato, fino alla Transition Appio Latino di Roma, dove stanno germogliando iniziative e progetti nuovi’, chiosa Cristiano, ‘arriva forte il messaggio di una cittadinanza in movimento, verso il cambiamento.’

 Le grafiche di ‘In Transition 2.0″ sono di Jennifer Johnson

– See more at: http://www.italiachecambia.org/2015/03/io-faccio-cosi-62-cristiano-bottone-citta-transizione/#sthash.1vv3HoNa.dpuf (Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)

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