Il Senato e la Troika

Il governo ha scelto di investire tempo ed energie sulla riforma del Parlamento anziché sulle questioni fondamentali dell’economia: dal mercato del lavoro al debito pubblico, dalla legge di stabilità per il 2015 (che a luglio dovrebbe essere già ben chiara a palazzo Chigi) alla revisione del testo unico bancario e del testo unico della finanza ormai in buona parte superati e dunque inefficaci, se non dannosi, ai fini del finanziamento delle attività produttive e commerciali.

La riforma del Parlamento, dice il governo, ci rende degni di chiedere flessibilità sui conti pubblici in Europa. Temo che sia un’illusione. La scarsa attenzione che i maggiori quotidiani internazionali riservano a tale questione, documentata dalla ricerca che pubblichiamo sul sito, testimonia la scarsa rilevanza che l’establishment internazionale attribuisce alla sistemazione della governance domestica italiana.Facciamo questa constatazione a beneficio di chi resta schiavo dei racconti provinciali degli osti che cercano di vendere il proprio vino in casa riferendo di grandi riconoscimenti ottenuti fuori casa.

Al mondo interessa la politica che il governo fa. Le riforme sono tante e non si riassumono in quella del Senato se non nella comunicazione velinara. Il mondo si era appassionato, e tuttora si appassiona, alle Abenomics, non della Dieta di Tokyo. Le Renzinomics restano ancora tutte da scoprire.

In loro assenza, mentre l’ economia vacilla e il rapporto debito/Pil rischia di arrivare al 140%, si profila all’orizzonte l’ombra della troika.

 

Tratto dal Blog di Massimo Mucchetti

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