Bruxelles produce odio, cresce il rischio di una guerra

Cio’ che sta accadendo in Italia va letto nel contesto della deflagrazione dell’Unione Europea, provocata dall’aggressione finanzista guidata dalla Banca centrale europea e dal governo tedesco. Da Maastricht in poi, il ceto finanzista globale ha deciso di cancellare in Europa le tracce della forza operaia del passato, la democrazia, la garanzia salariale, la spesa sociale. In nome del fanatismo liberista ha finito per sradicare le radici del consenso su cui si fondava l’Unione Europea. L’effetto, pero’, non e’ solo il dimezzamento del monte salari dei lavoratori europei, la distruzione della scuola e della sanita’ pubblica, l’abolizione del limite dell’orario di lavoro, la precarizzazione generalizzata. E’ anche la guerra. Era prevedibile, era previsto, ora comincia ad accadere. La disgregazione finale dell’Unione europea possiamo leggerla sulla carta geografica. Cominciamo da est. L’insurrezione ucraina e’ prova di come sia mutata la natura d’Europa. Nata come progetto di pace tra tedeschi e francesi, e quindi di pace in tutto il continente, l’Unione e’ oggi divenuta l’esatto contrario. Gli europeisti ucraini usano l’europeismo come arma puntata contro l’imperialismo russo, e risvegliano fantasmi del nazismo. L’ingresso in Europa e’ visto come una promessa di guerra, e la precipitazione del conflitto in Ucraina non potra’ che avere conseguenze spaventose per l’Europa intera. Bruxelles reagira’ aprendo un confronto con la Russia di Putin, oppure lascera’ che la Russia di Putin soffochi una rivolta che e’ nata nel nome dell’Europa? Spostiamoci a ovest. Il Parlamento catalano ha indetto il referendum indipendentista per l’autunno del 2014. I franchisti del governo madrileno hanno risposto che il referendum non si fara’ mai. Nel frattempo, in Francia i sondaggi prevedono che il Front National diverra’ partito di maggioranza alle prossime elezioni. A quel punto il patto franco-tedesco su cui si fonda l’Unione sara’ cancellato nella coscienza della maggioranza dei francesi, e la balcanizzazione del continente precipitera’. Questa dinamica mi pare il contesto in cui leggere le convulsioni agoniche della penisola italiana. Il governo Letta Alfano Napolitano, filiale del partito distruttori d’Europa, e’ in camera di rianimazione. Puo’ durare o crollare poco importa: non e’ in grado di mantenere nessuna promessa, neppure quelle fatte ai suoi padroni di Francoforte. Il movimento dei forconi e’ tracimare del nervosismo sociale. Nel 2011 il movimento anticapitalista tento’ di fermare l’aggressione finanzista, ma non ebbe la forza per mettere in moto una sollevazione solidale. La precarizzazione ha sgretolato la solidarieta’ tra lavoratori, e il movimento si risolse in una protesta che il ceto politico-finanziario, per criminale interesse e per imbecillita’ conformista, rifiuto’ perfino di ascoltare. Ma la sollevazione non si ferma, perche’ ha i caratteri tellurici di una disgregazione della base stessa del consenso sociale. E’ una sollevazione priva di interna coerenza, priva di strategia progressiva. Ci sono dentro elementi di nazionalismo, di razzismo, di egoismo piccolo-proprietario, ma anche elementi di ribellione operaia, di democrazia diretta e rabbia libertaria. Non e’ importante la sua confusa coscienza, le contrastanti ideologie e i contrastanti interessi che la mobilitano. Conta il fatto che il suo collante obbiettivo e’ l’odio contro l’Europa. Questo odio non puo’ che essere portatore di disgrazie. (Franco ‘Bifo’ Berardi, ‘I forconi e la deflagrazione dell’Europa‘, da ‘Micromega’ del 13 dicembre 2013).

Cio’ che sta accadendo in Italia va letto nel contesto della deflagrazione dell’Unione Europea, provocata dall’aggressione finanzista guidata dalla Banca centrale europea e dal governo tedesco. Da Maastricht in poi, il ceto finanzista globale ha deciso di cancellare in Europa le tracce della forza operaia del passato, la democrazia, la garanzia salariale, la spesa sociale. In nome del fanatismo liberista ha finito per sradicare le radici del consenso su cui si fondava l’Unione Europea. L’effetto, pero’, non e’ solo il dimezzamento del monte salari dei lavoratori europei, la distruzione della scuola e della sanita’ pubblica, l’abolizione del limite dell’orario di lavoro, la precarizzazione generalizzata. E’ anche la guerra. Era prevedibile, era previsto, ora comincia ad accadere. (continua)

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