Romero, finalmente un santo

(Fonte: altrenotizie.org)

di Rosa Ana De Santis

La pratica di beatificazione di Monsignor Oscar Romero, il martire di El Salvador che aveva denunciato gli orrori della dittatura militare e aveva difeso strenuamente il popolo oppresso, era ferma dal 1997. Papa Francesco, finalmente e per primo, riapre la causa e ne invoca subito la beatificazione.

Prima di essere brutalmente assassinato dagli squadroni della morte di Roberto D’Abuisson, Monsignor Romero, aveva cercato aiuto dal Vaticano. Pur bussando alla porta di Giovanni Paolo per avere sostegno nella denuncia della barbarie che avveniva in Salvador e in tanto Sudamerica, rimase pero’ inascoltato e ai margini della Chiesa di Roma per lungo tempo. La sua fede nella giustizia risultava troppo infarcita di ‘politica’ ed era poco ‘in linea’ con la mission politica del papato di Woytila, impegnato fino in fondo nella mistica anti-comunista e filo americana e molto poco sensibile all’imperialismo del Sud del Mondo.

Eppure Romero, e’ bene ricordarlo, era un sacerdote conservatore vicino all’Opus Dei, non era mai entrato nelle file dei sacerdoti armati della teologia della liberazione cosi diffusa nel continente latinoamericano. Della Teologia della Liberazione, anzi, ne era tenace oppositore,  ed era rimasto sempre a fare il prete e ad onorare con coerenza i valori cristiani. Ma la realta’ del dominio genocida dei militari salvadoregni aveva avuto il sopravvento sulle questioni teologiche e quanto vide lo obbligo’ moralmente a denunciare le violazioni dei diritti della sua gente, le diseguaglianze sociali, la barbarie della dittatura e le complicita’ omertose internazionali.

Furono denunce gridate dal pulpito della sua chiesa come attraverso i canali stabiliti dal Vaticano, ma furono soprattutto le sue prediche nella sua chiesa gremita di fedeli che lo resero intollerabile al governo del democristiano Napoleon Duarte e dei suoi complici paramilitari, tutti agli ordini degli Stati Uniti.Romero da quel pulpito denunciava e su quel pulpito venne assassinato il 24 marzo del 1980, con un ostia in mano e sull’altare, mentre pronunciava le sue ultime parole: ‘In nome di Dio vi prego, vi scongiuro, vi ordino: cessi la repressione’. Il proiettile dei sicari arrivo’ a chiusura della frase mentre i fedeli attoniti correvano a soccorrerlo. Fu tutto inutile. Per paradosso della storia, o per ipocrisia congenita, Duarte divenne Segretario dell’Internazionale della Democrazia Cristiana.

L’annuncio dello sblocco voluto da Bergoglio arriva a Bari per bocca del postulatore, arcivescovo Vincenzo Paglia, nel momento in cui vengono celebrati i venti anni della morta di don Tonino Bello, un altro prossimo beato. Il segno del rinnovamento che ha accompagnato la nomina di Papa Francesco non e’ solo questione di stile, di linguaggio e di comportamenti piu’ sobri e meno cerimoniosi. Avviene, evidentemente, con delle scelte concrete e coraggiose che segnano profonda discontinuita’ rispetto al passato, sia con il papato di Joseph Ratzinger che con il ventennio di Wojtyla che lo ha preceduto e che ha caratterizzato una fase marcatamente politica e temporale della storia della Chiesa.

Papa Bergoglio pone le basi non soltanto di una Chiesa piu’ umile e vicina all’autenticita’ del messaggio cristiano, ma di una vera famiglia spirituale dove i martiri come Romero sono santi subito, anche quando sono scomodi negli equilibri dei poteri politici o forse soprattutto in questo caso.

L’annuncio della beatificazione di Oscar Arnulfo Romero arriva come un risarcimento spirituale per il popolo del Salvador e di tutta l’America Latina che dall’anno della sua morte celebra gia’ nelle chiese Monsignor Romero come icona di giustizia e come martire contemporaneo. Ma la beatificazione di Romero e’ una benedizione piu’ per la Chiesa e la Curia romana che ha incensato santi d’ogni sorta, guaritori e vergini, stigmate, figure controverse come Josemaru­a Escrivu¡ de Balaguer, fondatore dell’Opus dei canonizzato da Wojtyla in velocita’, lasciando fuori la porta chi ha dato la sua vita per gli ultimi, chi ha denunciato i farisei, chi ha combattuto contro Erode fino a morire in croce con l’ultima omelia per la giustizia e il coraggio sulle labbra. Una di quelle denunce che in Argentina il gesuita Bergoglio avra’ ascoltato mille e una volta. Papa Francesco ha deciso di riparare alle sordita’ del passato e ad aprire la porta a un santo degli ultimi e con lui, come in molti sperano, agli ultimi.

(Tratto da: http://www.altrenotizie.org)

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