La lezione di Cipro: tassare tutti per salvarne pochi non solo e’ iniquo, e’ inutile

E alla fine, dopo Spagna, Portogallo, Irlanda e Portogallo, anche Cipro sta trattando, con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e i partner europei, un pacchetto di aiuti per scongiurare il collasso del proprio sistema bancario. Per limitare l’ammontare del prestito del FMI a 10 miliardi di euro, il Paese imporra’ una tassa una tantum sui depositi bancari.

Dalle prime informazioni
raccolte dal Wall Street Journal, l’aliquota di imposta dovrebbe essere del 3% per depositi fino a 100 mila euro, del 10% da 100 a 500 mila euro e 15% oltre 500 mila euro. Questa manovra non colpisce gli investitori in obbligazioni o altri strumenti finanziari sul debito pubblico (come nel caso della ristrutturazione del debito della Grecia o dell’Argentina), ma il risparmio delle famiglie. La differenza tra risparmio e investimento non e’ puramente accademica: solo il secondo e’ una attivita’ speculativa finalizzata alla generazione di ulteriore reddito dall’impiego di capitale. In quanto attivita’ speculativa, le perdite sono speculari ai guadagni: nessun speculatore intellettualmente onesto si lamenta del gioco a cui liberamente ha deciso di partecipare.

La tassazione del risparmio (stiamo parlando del saldo in conto corrente) e’ invece un fatto gravissimo, che mina le fondamenta di un sistema democratico: la fiducia sulle Istituzioni costituite per il Popolo.

La manovra in corso a Cipro mina anche una delle quattro liberta’ a fondamento dell’Unione Europea: la libera circolazione dei capitali. Le banche cipriote saranno chiuse fino a mercoledi, ma e’ gia’ effettivo il blocco dei trasferimenti di fondi, persino tra conti correnti presso la medesima banca. Al danno, si aggiunge la beffa: molti risparmiatori greci, per timori sulla tenuta del sistema bancario domestico, avevano trasferito i propri risparmi nell’isola mediterranea.

La manovra in corso a Cipro non intacca affatto le cause all’origine del dissesto, ma spalma sulla collettivita’ i danni procurati da pochi. E’ una trama che ricorda il crack di poche banche d’affari statunitensi, pagato ancora oggi da tutti gli abitanti di questo pianeta; o il crack del sistema bancario islandese, dove minuscole banche avevano speculato per un valore pari a undici volte il pil dell’intero Paese. Ebbene, il sistema bancario cipriota gestisce attivita’ per 126,4 miliardi di euro, piu’ di sette volte il PIL dell’intero Paese. Un terzo dei depositi e’ di non residenti: Cipro, per molti aspetti, e’ un paradiso fiscale. Dei 10 miliardi di ammanco nel sistema bancario cipriota, 4 sono dovuti alle perdite subite sui titoli emessi dalla Grecia. I cittadini ciprioti non hanno generato il buco nel sistema bancario, perche’ dovrebbero coprirlo?

Finche’ i conti sulle perdite generate dal sistema finanziario saranno regolati prelevando ricchezza dal sistema economico reale, data la sproporzione tra i due valori in gioco (basti pensare che il valore nozionale dei derivati in circolazione e’ pari a 6,5 volte il PIL mondiale), e’ evidente che sia una battaglia iniqua e persa in partenza.

Il generale e filosofo cinese Sun Tzu, insegno’ che “la miglior battaglia e’ quella che vinciamo senza combattere”. Dato che dimentichiamo rapidamente anche la piu’ recente Storia, che almeno la Filosofia ci sia da monito.

(Tratto da: http://www.finansol.it)

Be the first to comment on "La lezione di Cipro: tassare tutti per salvarne pochi non solo e’ iniquo, e’ inutile"

Leave a comment