‘Fai meno strada’… ti trasporta di nuovo nell’economia reale

altParte da Assisi un progetto ambizioso per l’autotrasporto nazionale, un settore troppo frammentato da un lato e dominato dalle multinazionali spedizioniere dall’altro

Trasporti e logistica contribuiscono con 77,8 mld di euro al 4,9% del PIL e occupano circa 1 milioni di addetti in oltre 164.000 imprese nel 2011: anno in cui i consumi sono cresciuti del 4,4% causa l’aumento dei carburanti. Nel primo trimestre del 2012 il consumo dei carburanti è calato del 9%, dando la misura della recessione in corso. La bilancia dei pagamenti di settore nel triennio 2008-2010 è mediamente negativa per 7 mld, indice di una situazione sempre più difficile da sostenere in quanto aggravata dal fatto che a penalizzare le nostre imprese, rispetto alla concorrenza internazionale, ci pensano politiche territoriali e industriali improvvisate, fiscalità e burocrazia in crescita, standard operativi e asimmetrie di regole.

Le rilevazioni dell’Osservatorio Audimob dell’Isfort per il 2011 confermano le aspettative di riduzione dei consumi di “mobilità” dovuta alla chiusura delle fabbriche, specie al Nord, e alla cassa integrazione che riduce le disponibilità delle famiglie a spostarsi con la propria auto (- 12%), moto (-15%) e bicicletta (-22,3%). Mezzi pubblici in ovvia controtendenza nelle grandi aree urbane.

4,4 milioni di spostamenti in moto e 69,7 milioni di spostamenti in macchina sono il livello più basso mai registrato nell’ultimo decennio.

Numeri in picchiata anche nel comparto dell’autotrasporto che ha pagato pesantemente la crisi nell’ultimo quadriennio. Dal 2008 ad oggi sono diminuite di 16.000 unità (-9,5%) le imprese iscritte all’albo dell’autotrasporto e dai registri delle Camere di Commercio risulta un saldo negativo di 24.000 unità tra chiusure e nuove iscrizioni. Complessivamente sono 113.000 le imprese che risultano iscritte nel 2011: circa 50.000 sono senza autoveicoli, mentre il 54% del totale sono imprese che possiedono solo un veicolo.

Su questi circa 61.000 padroncini si è scatenata la massima durezza della crisi finanziaria in atto. Non di rado l’abbassamento delle tariffe affossa il padroncino e favorisce le multinazionali con flotte superiori alle 100 unità, e non sempre queste ultime brillano per rispetto del lavoro e dell’individuo. La situazione ha portato anche ad alimentare le flotte della criminalità organizzata che investe negli autotrasporti: anch’esse costringono l’autotrasportatore ad orari massacranti, anche il doppio delle 9 ore giornaliere consentite dalla legge, con relativa assunzione di farmaci per resistere al sonno ed esponenziale aumento della pericolosità di incidenti durante la marcia. Per non parlare del crampo del credito che sta dando il colpo di grazia al settore.

In questo scenario destinato ad una sempre maggiore finanziarizzazione ed alla rilocalizzazione di molte produzioni in prossimità dei punti di smercio, desta particolare interesse l’iniziativa per l’autotrasporto nazionale evoluto presentata il 16 -17 giugno presso la Cittadella di Assisi della Pro Civitate Christiana. Dedicata alle aziende di trasporto merci su strada per conto terzi italiane fino a 9 addetti (95% del settore), l’iniziativa si presenta con un marchio registrato che sembra paradossale e suona provocatorio: FAI MENO STRADA®.

Chiediamo a Gaetano La Legname, socio AILOG e coordinatore del Consorzio di piccole imprese (Gian.Co., Cargo Service e Pointcar) che ha direttamente sperimentato su strada questa iniziativa, se davvero si guadagna di più… viaggiando meno.

«Sì, ma non guadagna solo l’Autotrasportatore, per il quale si abbatte il costo di trazione di ogni singolo autocarro fino al 30%: guadagna anche la collettività.

Se pensiamo che ogni chilometro percorso dagli automezzi le costa 0,22 centesimi di euro – sono i cosiddetti costi esterni – i 30.000 km/anno non percorsi dagli automezzi del consorzio hanno portato alla collettività stessa un risparmio di 6.600 euro, oltre alla mancata immissione in atmosfera di 10.000 kg di CO2».

Le 3 aziende che anno portato a termine la sperimentazione disponevano di una flotta di 10 automezzi, 2 dei quali sono stati fermi: 1 per via della crisi e 1 per la razionalizzazione che, senza causare problemi alla loro operatività, ha consentito ai restanti 8 automezzi di viaggiare con una maggiore percentuale di riempimento rispetto alla media nazionale che è circa il 50%. Di norma si parte pieni e si torna vuoti o viceversa.

«Si sono realizzate operazioni di reciprocità nella suddivisione del lavoro che oltre ad aumentare la redditività di ogni impresa ha consentito di razionalizzare il personale viaggiante facendolo ruotare tra guida, logistica e operatività d’ufficio col non piccolo vantaggio di riportare anche i turni guida-riposo nel rispetto della normativa vigente».

Un risultato assolutamente da perseguire in un settore che, purtroppo, causa gli orari massacranti cui sono costretti dalla congiuntura gli autotrasportatori, per non parlare delle flotte in mano alla criminalità organizzata, ha il triste primato degli incidenti autostradali e del mortale colpo di sonno.

E quali sono gli obiettivi a breve resi possibili dall’esperienza sul campo?

«Nel 2012 assieme all’OptLab del Dipartimento di Tecnologie dell’Informazione dell’Università degli Studi di Milano procediamo con la messa a punto finale di un sistema informatico in grado di competere alla pari con quelli delle multinazionali europee, per un trasporto merci conto terzi just in time on demand.

Contemporaneamente vogliamo completare la creazione della prima rete di aggregazione provinciale tra 5 aziende di trasporto, ciascuna idealmente con una flotta di 10 autocarri, un magazzino per la logistica, uno o più server che sia al contempo piattaforma telematica locale delle aziende aggregate ed elemento nodale della griglia nazionale”.

Naturalmente in base alla realtà operante nei vari territori gli aderenti al nodo provinciale possono essere anche di più: nel successivo quinquennio si renderà massimamente capillare la rete a livello nazionale attraverso 110 nodi provinciali identici al precedente, per una flotta complessiva di 5.500 autocarri, di cui 1.100 verranno tenuti a Km zero per le urgenze: i servizi ad altissimo valore aggiunto. Fanno 33 milioni di Km/anno risparmiati, pari a 25 ml di euro di solo risparmio carburante in aggiunta alla maggiore redditività per le imprese e quasi 7 ml di euro risparmiati dalla collettività, oltre alla mancata messa in atmosfera di 16.500 tonnellate di CO2.

Sostanzialmente, per ogni euro investito due sono gli euro di risparmio ambientale e non va dimenticato che se per gli addetti alla guida c’è un aumento esponenziale della qualità della vita rispetto allo stato attuale, anche per noi utenti della strada si profila un minore intasamento della stessa e ridotte possibilità di incidenti e code.

Il fatturato complessivo della rete previsto nel quinquennio, con una quindicina di nuovi posti di lavoro, supera i 25 milioni di euro anche grazie alla vendita di prodotti e servizi correlati. Previsti 15/20 posti di lavoro in più a nodo, e ulteriore vantaggio, la rete è una no profit utility di proprietà degli autotrasportatori aggregati.

«Il business raggiunto in rete è maggiore poiché il sistema informatico agganciato al satellite permette in automatico il coordinamento e il trasferimento delle informazioni in tempo reale ai singoli automezzi. Questa flotta consegna e ritira in giornata le merci locali/provinciali; fa viaggiare navette notturne tra le regioni limitrofe con ritiro/consegna entro le 12-24 ore; realizza il trasporto nazionale a staffetta da parte di navette con semirimorchio nel rispetto dei turni di guida/riposo di legge; utilizza l’intermodalità per le produzioni non Agroalimentari, caricando il solo semirimorchio senza motrice e autista perché verrà riagganciato da un altro partecipante alla rete; l’accettazione in tempo reale delle offerte della committenza fa viaggiare sempre pieni gli automezzi e può consentire la dismissione delle flotte di proprietà dei produttori che viaggiano a costi altissimi perché sempre quasi vuoti».

E se i produttori non volessero disfarsene? Ribatte La Legname:

«La crisi ha messo la parola fine al tempo degli scattisti in solitaria. Oggi si vince solo nel gruppo evoluto che si aggrega in rete. I produttori più avveduti possono sempre ascrivere la loro flotta al nodo più vicino della nostra rete provinciale. Così un costo certo non più sopportabile per loro, si trasforma in un business redditizio condiviso».

 

http://www.faimenostrada.org/

 

Articolo Pubblicato dalla Redazione di Criticamente per gentile e gratuita concessione dell’autore Gaetano La Legname

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