Le “vittime” di Equitalia e i suicidi da “insolvenza”

altLa violenza va sempre condannata senza “se” e senza “ma”  per le intimidazioni ed attentati alle sedi e dipendenti di Equitalia. Ora, cerchiamo di “illuminare” con un faro di verità storica, economica e finanziaria, le ragioni di un  disagio crescente tra i contribuenti italiani.

La realtà quotidiana nostrana dal 2007 ad oggi ci descrive una escalation drammatica dei cosiddetti “suicidi da insolvenza”, anche se l’Italia è l’unico paese del G8 a non aver ancora attivato un servizio di monitoraggio continuo per lo studio di questa vera malattia sociale.

I dati più aggiornati risalgono al 2009 dove si sono registrati 2.986 casi di suicidio contro i 2.828 del 2008, con un aumento del 5,6% e di questi 198 sono collegati a ragioni economiche con un incremento del 32 % rispetto ai 150 casi del 2008 ed addirittura un + 68% rispetto ai 118 suicidi del 2007. Addirittura si sono registrati, sempre nel 2009, 357 suicidi (quasi uno al giorno) tra i disoccupati (fonte Eures).

Dal sito www.zic.it apprendiamo inoltre che “ … in Gran Bretagna tra il 1920 e il 1930, la disoccupazione produsse un aumento dei suicidi tra gli uomini. Un’analisi della crisi economica asiatica del 1997/98 ha indicato in circa diecimila i suicidi tra Hong Kong, Giappone, e Korea.
 Nel 2001, dopo la crisi che mise in ginocchio l’Argentina, la vendita di farmaci antidepressivi aumentò notevolmente. A Hong Kong. il 24% di tutti i suicidi avvenuti nel 2002 riguardava le persone con indebitamento. Secondo una ricerca pubblicata su Psychiatry, negli Stati Uniti, dopo il settembre del 2008, quando si è verificata la bancarotta della banca Lehman Brothers (evento simbolo del crollo finanziario) è avvenuta una lievitazione delle prescrizioni di sonniferi, ansiolitici e antidepressivi.
La World Psychiatric Association ha svolto uno studio in Corea del Sud nell’arco temporale che va dal 1998 al 2007, né uscito un incremento della frequenza della depressione e dei tentativi di suicidio durante il periodo di crisi finanziaria. Il tasso dei tentativi di suicidio è aumentato da 13,6 per 100 mila abitanti nel 1997 a 18,8 nel 1998, anno di inizio della crisi.
Il 21 settembre 2011, sul Wall Street Journal, Markus Walker ha scritto un reportage sull’aumento dei suicidi in Grecia: “I suicidi sono all’incirca raddoppiati rispetto a prima della crisi, raggiungendo il livello di 6 ogni 100 mila persone all’anno”. I dati provengono dal Ministero della Salute greco. Negli ultimi cinque mesi si sono uccisi il 40% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La Grecia è tra i paesi europei più colpiti e le statistiche non sono nemmeno precise, perché la maggior parte dei suoi cittadini sono ortodossi e la loro Chiesa vieta i funerali per chi si è tolto la vita.

Le “vittime” di Equitalia sono persone che, abitualmente, fanno la dichiarazione dei redditi e pagano le tasse. A causa della crisi economica o di scelte imprenditoriali sbagliate si sono trovate, però, impossibilitate a onorare i debiti fiscali o previdenziali verso lo Stato. Vanno aggiunte, poi, le centinaia di persone che si vedono arrivare cartelle esattoriali per bollette o multe, molte volte già pagate o inesistenti.
Il sistema adottato da Equitalia per i debiti relativi agli anni successivi al 2007, a causa di un meccanismo sanzionatorio e di riscossione perverso che porta le somme dovute a crescere anche del doppio e del triplo nel giro di pochi anni, produce sempre più frequentemente dei risvolti drammatici. In un quadro di crisi come l’attuale, per tante persone, molto spesso impossibilitate a far fronte alle spese “ordinarie”, le richieste di pagamento di Equitalia costituiscono la definitiva rovina. In tanti cadono nel tunnel della depressione e il suicidio diventa la via di fuga, il brusco allontanamento da angosce inaccettabili.
Per comprendere meglio il meccanismo affidiamoci alla eloquente ricostruzione fatta dai colleghi di  “nocensura.com” :

Con le nuove normative, a partire da ottobre 2011, Equitalia potrà prelevare i soldi direttamente dai conti correnti, e pignorare le case in SOLI 2 MESI dalla partenza delle procedure: la cosa che fa ancora più schifo,  le case  vengono SVENDUTE all’asta, a qualche ricco speculatore (magari un evasore fiscale che ricicla i soldi sporchi, anche tramite prestanome) che la acquista a prezzo stracciato, per rivenderla con calma, al doppio: anche se impiega 2,3 anni per venderla, è sempre un ottimo investimento…

Facciamo un esempio:

La tua casa vale 200.000 Euro:
con gli interessi di un mutuo ventennale, ne hai restituiti 350.000:

Se la casa non viene venduta alla prima asta, viene ripetuta, e il prezzo di partenza di abbassa di volta in volta: pertanto diventa una prassi, che alla prima non venga mai venduta:

Alla prima asta, il prezzo di partenza è di 130.000: niente!
L’asta si ripete: partendo da 100.000….. niente!
alla terza asta, si parte da 70.000 … e viene venduta.

Poniamo che il tuo debito nei confronti di equitalia sia stato di 30.000 Euro: (magari l’importo dovuto è di 10.000 ma tra interessi e penali, in qualche anno è arrivato a 30.000) per recuperarli, svendono la tua casa a 70.000, dopodiché ti trattengono i 30.000 che devono, ti addebitano le spese (dell’asta e delle pratiche) per un importo di ulteriori 5.000 e ti restituiscono……….. 35.000 euro!

per sanare un debito iniziale di 10.000 Euro, ti hanno privato della tua casa che hai pagato 350.000 euro, restituendoti 35.000 Euro: in pratica, quel debito ti è costato la bellezza di 305.000 Euro, ovvero i 10.000 del debito iniziale sommati ai 35.000 che ti hanno restituito dopo la vendita all’incanto.

Aggiungiamo, grazie alle segnalazioni dei colleghi di “INFORMARE X RESISTERE”, www.informarexresistere.fr e di Alessandro R. di nocensura.com che:

1)    nei mesi scorsi una società che comprava (a prezzi stracciati) le case svendute all’asta, era di proprietà di una manager di Equitalia. Un conflitto di interessi gravissimo, nonostante ciò la notizia non ha trovato spazio sulla maggior parte dei giornali: per non parlare della TV, dove non ha trovato la minima menzione;
2)    Equitalia a Torino ha acquistato un vero e proprio palazzo di lusso, vincolato dal ministero dei “Beni Culturali”  per la “modica cifra” di 31.000.000 di Euro, di cui 29 milioni 920 mila per l’acquisto dello stabile e un altro milione per aggiudicarsi 45 box auto destinati ai dirigenti, a cui forniscono un garage privato per ciascuno;
3)    il Presidente di Equitalia Spa, dott. Attilio Befera, percepisce un emolumento lordo annuo di 457.000,00 euro (per un semplice raffronto il Presidente della FED, Bernanke, ha uno stipendio di circa 150.000,00 euro annui, possiede una sola villetta dove risiede acquistata con un mutuo a tassi di mercato);

Sul sito di Equitalia (www.gruppoequitalia.it) leggiamo che: “ Il suo fine è quello di contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all’efficacia della riscossione attraverso la riduzione dei costi a carico dello Stato e la semplificazione del rapporto con il contribuente. “ Sarà anche vero, ma la sensazione sempre più diffusa è che essa usi il “bazooka” verso le categorie più deboli (artigiani, autonomi e microimprese) e la mano leggera verso contribuenti “VIP” e grandi imprese e banche.

La storia, del resto, non gioca a favore del contribuente onesto, che negli ultimi 40 anni ha assistito a vari governi, di varie estrazioni politiche, ma accomunati da un unica certezza: l’emanazione di un qualche “condono”  (in media 1 ogni 5 anni):

1973 – Governo Rumor IV – Ministro delle finanze Emilio Colombo (condono fiscale)
1982 – Governo Spadolini I – Ministro delle finanze Salvatore Rino Formica (condono fiscale)
1985 – Governo Craxi I – Ministro delle finanze Bruno Visentini (condono edilizio)
1991 – Governo Andreotti VI – Ministro delle finanze Salvatore Rino Formica (condono fiscale)
1995 – Governo Dini – Ministro delle finanze Augusto Fantozzi (condono edilizio e concordato fiscale)
2003 – Governo Berlusconi II – Ministro delle finanze Giulio Tremonti (condono edilizio e fiscale)
2009 – Governo Berlusconi IV – Ministro delle finanze Giulio Tremonti (condono fiscale)
2011 – Governo Berlusconi IV – Ministro delle finanze Giulio Tremonti (definizione liti pendenti) – (*)
(*). anche se in questo caso parlare di tecnicamente di “condono” e’ improprio, chi ha un contenzioso tributario con il Fisco italiano per importi non superiori a euro 20.000, può chiudere la lite con uno sconto del 50%.
Del resto, il più grande condono fiscale della storia europea avvenne a Roma nell’anno 118 d.c.  L’Imperatore Adriano, da pochi mesi al potere come nuovo Cesare, decise di conquistare il più rapidamente possibile la simpatia ed il consenso di tutti i cittadini dell’Impero e cancellò tutti i loro debiti erariali degli ultimi sedici anni.
L’ammontare del denaro a cui Roma rinunciò, lasciandolo ai contribuenti, fu di oltre 900.000.000 di sesterzi, che quasi rappresentava le entrate fiscali che, complessivamente, l’Impero Romano raccoglieva annualmente.(fonte: Wikipedia).

Terminiamo in “bellezza”, con un elenco degli “sconti”  accordati a personaggi e/o società illustri, in seguito ad accertamenti fiscali:

Contribuente                           Tasse Non Pagate Contestate             Importo Pagato           Sconto concesso

Società Bosch Ag                        1.400 mln di euro                                   300 mln di euro                  1.100 mln di euro
Fisichella                                           17,2 mln di euro                                    3,8 mln di euro                    13,4 mln di euro
Tomba                                                23 mld di lire                                          7,5 mld di lire                      15,5 mld di lire
Pavarotti                                           40 mld di lire                                         25 mld di lire                         15 mld di lire
Aleotti (Menarini Farmac.)              500 mln di euro                                     330 mln di euro                   170 mln di euro
Valentino Rossi                              220 mln di euro                                      35 mln di euro                   185 mln di euro
Vasco Rossi                                           ?                                                      5,5 mln di euro                          ?

Autore: Antonio Mazzone – articolo tratto da IFA News

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