Bin Laden e la banda della Grande Frontiera

(Fonte: Inviatospeciale.com/)

Il capo integralista ucciso in una operazione dal nome emblematico: Geronimo. E’ l’America bellezza!

Tra i tanti, Guido Olimpio, del ‘Corriere della Sera’, in un articolo dal titolo ‘Osama-Geronimo, un parallelo sbagliato’ ha scritto ieri sul quotidiano milanese che “la scelta del nome in codice per Osama non e’ stata troppo felice. Lo hanno ribattezzato ‘Geronimo’, come il famoso capo degli Apaches”. L’inviato dagli States, nonostante la lunga permanenza dall’altra parte dell’oceano, forse non ha ancora compreso bene i codici che nutrono ‘la pancia’ di quel Paese.

Il mitico guerriero nativo americano (termine politicamente piu’ corretto di ‘indiano’) oso’ combattere contro l’invasione ‘bianca’ del West e per questo fu imprigionato e tenuto prigioniero per molti anni. Olimpio fa notare nel suo pezzo che “certo, gli Apaches hanno ucciso molti coloni, ma erano stati depredati delle loro terre, colpiti da incursioni della cavalleria e lo stesso Geronimo aveva visto la sua famiglia trucidata dai messicani”, ma aggiunge che “come ha osservato la rete Cbs ”’ interpretando il pensiero di molti – il capo degli Apaches non ha nulla in comune con il leader di Al Qaeda”.

Che il condottiero apache non abbia alcun contatto con il fanatico leader terrorista saudita e’ un fatto che non ha bisogno di approfondimenti. La stessa cosa non si puo’ dire per la cultura ‘wasp’ (white, anglo-saxon and protestant) che ispira gran parte dell’apparato militare statunitense. Anche se, per la verita’, il generale Nelson Miles, che sconfisse Geronimo, si distinse per la sua visione ‘illuminata’ della ‘questione indiana’, criticando con durezza i suoi subordinati che sterminarono centinaia di Sioux e Lakota nella famigerata battaglia di Wounded Knee. A dimostrazione di quanto sia stato e sia ancora complesso decodificare la apparente ‘semplicita” degli americani.

Tuttavia, Geronimo (che in realta’ si chiamava GoyaaÅe’, in lingua chiricahua ‘colui che sogna’) per anni costrinse le giubbe blu ad inseguirlo e fu una ‘primula rossa’, come evidentemente al Pentagono ritenevano fosse bin Laden.

Olimpio, forse pensando di dover ‘giustificare’ in qualche modo la mentalita’ da bounty killer che ha ispirato l’azione contro il leader terrorista, ha voluto spiegare ai suoi lettori che presidente, Cia e Navy Seals hanno “dimenticato che anche i nativi americani hanno partecipato alla caccia a Bin Laden. Alcuni di loro, abili nel leggere le tracce sul terreno, sono stati inviati in Afghanistan dove hanno assistito i reparti impegnati lungo i sentieri di montagna”. Poi, rivelando un particolare ascrivibile piu’ alla leggenda che alla realta’, il giornalista del ‘Corriere’ ha annotato che “durante il blitz dei Navy Seals, i soldati non appena hanno eliminato Bin Laden hanno comunicato al loro comando: ‘Geronimo E-KIA’. Ossia Geronimo, nemico ucciso in azione (in inglese ‘enemy killed in action’, ndr)”.

In un articolo ‘dimenticato’ pubblicato da ‘Famiglia Cristiana’ ieri, Francesco Anfossi ha affermato: “Dunque il mostro Osama Bin Laden, il mandante dell’attentato terroristico piu’ mostruoso della storia dell’umanita’, e’ stato ucciso con un colpo alla testa, senza pieta’, in un blitz della Cia che pare non abbia fatto prigionieri. Il suo corpo e’ finito in fondo al mare. E’ la faccia giustiziera dell’America. Incarnata per l’occasione, singolare coincidenza della storia, dal democratico Barack Obama, il raffinato professore di diritto, lo studioso di dottrine umanitarie appassionato di Lincoln, del pensatore radicale garantista Alinsky e del filosofo liberaldemocratico John Rawis. Dal presidente che ha fatto smantellare la prigione-canile di Guantanamo e che ha puntato il dito contro le torture in Iraq. A ben vedere, l’umanista Obama ha fatto peggio del suo predecessore, il falco George W. Bush, che almeno un processo, al feroce dittatore Saddam Hussein e ai suoi accoliti, lo aveva concesso, istituendo l’Iraqui Special Tribunal”.

II commentatore dell’importante settimanale cattolico ha quindi aggiunto: “Si parlera’ a lungo di questo Obama trasformato nell’ispettore Callaghan, anche se a ben vedere non ci sono molte novita’ sotto il cielo a stelle e strisce. L’America, come aveva teorizzato la dottrina Monroe, non concepisce il limite della sovranita’, tranne che per se’ stessa, si riserva il diritto di intervenire dove vuole in nome della sua ‘crusade for freedom’ (anche oggi che la Guerra Fredda e’ finita) e si sente legittimata a fare cio’ che vuole nel suo interesse nazionale”.

Ecco allora che non e’ cosi difficile comprendere perche’ quella che ha portato alla morte di bin Laden sia stata chiamata ‘operazione Geronimo’. Non in ricordo del capo apache, ma in nome dell’epopea della Frontiera e della logica della vendetta che per gli americani (e non solo per loro) e’ piu’ legata alla legge del taglione che alla cultura del diritto.

InviatoSpeciale ritiene comunque necessario distinguere la tragica vicenda degli ‘indiani americani’ e di Geronimo dalle azioni, dalla vita e dalla morte del criminale bin Laden. Per questo vogliamo proporre ai nostri lettori la visione di un documentario che racconta la persecuzione subita dagli Apache Chiricahua. Perche’ oggi come allora la giustizia non sembra avere ancora totale cittadinanza nella terra della Grande Frontiera.

 

(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)

Be the first to comment on "Bin Laden e la banda della Grande Frontiera"

Leave a comment