Libia: tristi sciocchezze di guerra

(Fonte: Inviatospeciale.com/)

Continua la propaganda bellicista a partiti unificati. L’apologia delle ‘bombe democratiche’ dilaga, mentre i cittadini italiani non riescono piu’ neppure a sdegnarsi. Una guerra che sembra l’ultima spiaggia della ragione.

Il dittatore libico Gheddafi non ha mai rispettato un solo diritto per l’intera durata del suo regno, ovvero dal primo settembre del 1969. Il suo governo e’ l’espressione di un complesso sistema di mediazioni ed il potere a Tripoli e’ il risultato degli accordi tra i clan che compongono la nazione libica: Warfala, Zintan, Rojahan, Orfella, Riaina, al Farjane, al Zuwayya, Tuareg ed altri.

Fin dall’inizio delle rivolte interne delle ultime settimane i numerosi cronisti sul campo hanno raccontato non poche inesattezze sulla situazione e, fatto ancor piu’ strano, non hanno quasi mai intervistato i rappresentanti dei diversi gruppi tribali per capire quale fosse lo stato delle cose.

Si e’ preferito inseguire la disinformazione di Al Jazeera ed Al Arabya, al di la’ di ogni ragionevole dubbio impegnate in una operazione di preparazione alla ‘guerra umanitaria’, piuttosto che analizzare la crisi delle relazioni tra Gheddafi ed i capi clan.

Tra le tante bufale che sono state rilanciate la piu’ sconcertante riguarda i Warfala, la piu’ importante tribu’ del Paese ed indicata come la principale ‘nemica’ del Rais. Ieri, come nulla fosse, le agenzie si sono accorte che i suoi appartenenti sono alleati con il Colonnello e che lo sceicco Akram al-Warfali, che si era dichiarato contro il rais, e’ da tempo ‘sparito dalla circolazione’.

Nel frattempo poco si sa dei cosiddetti ‘insorti’, che sarebbero guidati dal ‘Consiglio nazionale libico’. Si sa che sarebbero rappresentati dall’ex ministro della giustizia di Gheddafi, Mustafa Mohamed Abud Al Jeleil, che ha base a Bengasi, in Cirenaica. Numerose fonti di intelligence riferiscono che fin dall’inizio della rivolta questo organismo riceverebbe armi da non meglio identificati sostenitori in Egitto e che uomini di alcuni servizi segreti occidentali abbiano a piu’ riprese lavorato per fornire agli insorti soldi, appoggio strategico e logistico.

Il caso piu’ eclatante riguarda gli inglesi. Un gruppetto di 007 britannici, dopo essere atterrato a Bengasi carico di armi, esplosivi, mappe segrete e documenti falsi da consegnare a ‘qualcuno’, era stato arrestato da una fazione di rivoltosi. Dopo l’incidente una telefonata ad uno dei capi dei ‘ribelli’ per ‘chiarire il malinteso’ e chiedere il rilascio dei prigionieri fatta dall’ambasciatore di Londra a Tripoli, Richard Northern, era stata registrata e trasmessa dalla televisione di Stato libica.

Secondo altre fonti di stampa italiane non verificate, poi, contatti sarebbero intercorsi a Parigi tra agenti francesi, Nouri Mesmari, un collaboratore di Gheddafi, e Farj Charrant, Fathi Boukhris e All Ounes Mansouri (indicati come appartenenti alle forze insorgenti) fin dallo scorso anno per organizzare l’insurrezione. Quest’ultima notizia, pubblicata ieri da ‘Libero’, non ha pero’ convinto la grande stampa internazionale che l’ha quasi del tutto ignorata. Tuttavia, la bandiera francese sventola sul quartier generale del Comitato nazionale libico a Bengasi insieme a quella dei rivoltosi, indicando i rapporti molto stretti con Parigi.

Intanto Russia e Cina, dopo un iniziale silenzio-assenso, sembrano decise a bloccare al piu’ presto la guerra e Mosca si e’ dichiarata disponibile ad aprire un confronto diplomatico con Tripoli.

Per il presidente Obama la nuova avventura militare si e’ trasformata in una debacle della sua visita in Sudamerica. La stampa locale ha considerato “E’n fallimento diplomatico” il tour. Ultimo errore del capo della Casa Bianca la visita alla tomba dell’arcivescovo Oscar Romero. Il sacerdote fu assassinato nel 1980 dagli squadroni della morte salvadoregni a causa della sua battaglia in difesa dei diritti civili. Molte organizzazioni per i diritti umani sostengono che l’omicidio fu eseguito con la complicita’ di Washington e cosi decine di manifestanti hanno protestato contro l’ospite americano per questo e contro la guerra in Libia.

I cittadini di El Salvador hanno chiesto che il denaro che gli Stati Uniti spendono per la Libia venga usato diversamente. Gli analisti Jean Guy Allard e l’avvocato Eva Gollinger hanno poi affermato che la visita latino-americana in Brasile, Cile ed El Salvador e’ stato un fallimento e una “reiterazione della politica imperialista di Washington”.

In una conferenza stampa Barack Obama ha difeso il coinvolgimento militare in Libia ed ha detto che pero’ il suo Paese non intende prendere “la guida” delle operazioni. Pero’ da domenica scorsa almeno 19 aerei statunitensi, tra cui tre bombardieri ‘Stealth’, hanno attaccato obiettivi insieme a tre B2 dell’Us Air Force, numerosi F15 e F16 e AV8-B Harrier del Corpo dei Marine. Le conseguenze delle bombe, secondo la televisione nazionale libica, sarebbero la morte di quasi cento di persone ed il ferimento di 200.

Intanto non si capisce ancora chi comandi le operazioni e quale sia il fine ultimo di Odyssey Dawn ed un numero sempre maggiore di osservatori collegano il petrolio alle bombe, evitando la propaganda della ‘guerra per la democrazia’.

Ma agli esponenti del centro sinistra, forse condizionati dalla lettura dei troppi reportage scritti sotto l’eccitazione da esplosivi, sfuggono la realta’ dei fatti. Dario Franceschini ha detto: “Anche io sono pacifista, capisco tutte le ragioni del pacifismo, ma domando: sbagliarono gli americani a venire a combattere in Europa? Sbagliarono i partigiani a prendere le armi?”. “Quando c’e’ una decisione dell’Onu, questa va rispettata e applicata. Lo pensavamo per l’Afghanistan, lo pensiamo adesso”, ha aggiunto il capogruppo del Pd alla Camera.

Qualcuno spieghi a Franceschini la situazione in Afghanistan e lo faccia riflettere sulla avventura in Libia. E gli ricordi che non esiste alcuna relazione tra la Seconda guerra mondiale e le crisi di Kabul o Tripoli.

(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)

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