l nucleare costa più del carbone. Meglio rinnovabili ed efficienza

_02_Cementificio-thumbSulla base di diversi studi pubblicati recentemente il nucleare risulta la fonte energetica più costosa. Più cara del fotovoltaico e degli interventi di efficienza energetica, ma anche del carbone e del gas.
Secondo un’analisi comparativa realizzata dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari costa il 16% in più rispetto a quella delle centrali a gas e addirittura il 21% in più rispetto alle centrali a carbone. Il risultato emerge chiaramente mettendo a confronto otto studi pubblicati tra il 2008 e il 2010 dall’Agenzia Nucleare dell’Ocse, dall’Ufficio del Budget del Congresso USA, dal Dipartimento dell’Energia statunitense, dal Massachusetts Institute of Technology, dalla Commissione Europea, dalla Camera dei Lords, dall’Electric Power Research Institute e da Moody’s.
“Il costo dell’ elettricità da centrali nucleari” scrive la Fondazione “è mediamente di 72,8 Euro/MWh, più elevato rispetto ai 61 Euro/MWh delle centrali a gas (meno 16%) e ai 57,5 Euro/MWh delle centrali a carbone (meno 21%)”. Stesso discorso per il fotovoltaico, che proprio nel 2010, è diventato più economico del nucleare. Lo ho ben spiegato John Blackburn, professore di economia alla Duke University, nel suo “Solar and nuclear costs. The historic crossover” del quale vi avevamo parlato tempo fa proprio su Nextville (vedi Riferimenti).
I prezzi dell’elettricità dal nucleare sono in crescita mentre quelli delle rinnovabili sono in costante calo. La difficoltà di garantire la sicurezza, lo smaltimento corretto delle scorie, sono solo alcuni tra i fattori che rendono il nucleare sempre meno appetibile, e lo dimostra il calvario del cantiere di Areva, a Olkiluoto, in Finlandia (vedi Riferimenti), dove i costi, stimati inizialmente in 2,3 miliardi di euro, sono lievitati fino ad arrivare oggigiorno a 7,68 miliardi di euro.
Come scrive la Fondazione decidendo di investire nel nucleare “si dovrà ripartire da zero, importare reattori che non produciamo, tener conto delle caratteristiche del nostro territorio, affrontare le forti opposizioni locali, considerare i tempi prevedibilmente più lunghi di realizzazione delle centrali”. Ma non solo, bisognerà capire se da qui al 2030 avremo realmente bisogno di 100 TWh e 13.000 MW di nuove centrali (questo prevede il piano nucleare italiano), visto che contemporaneamente le rinnovabili, sulla base dei piani europei, dovranno raggiungere quota 100 TWh entro il 2020, e nel frattempo ci sono “nuove centrali a gas e a carbone in costruzione o in fase avanzata di autorizzazione (almeno altri 10.000 MW entro il 2020)”, tutto questo in un contesto di crisi economica e quindi di moderata crescita dei consumi elettrici.
Insomma, in un tale scenario pare proprio ci sia qualcosa di troppo e non si capisce per quale ragione si debba investire sulla scelta più costosa quando esistono soluzioni assai più papabili, come ad esempio l’efficienza energetica “con ampie possibilità nei trasporti, nel riscaldamento, nelle apparecchiature elettriche, negli elettrodomestici e apparecchi elettronici, nell’illuminazione, nell’industria e negli edifici”. Lo scrive anche l’Adiconsum: “Per risparmiare 1 kWh l’anno in efficienza energetica occorrono 1,8 euro di investimento” molto meno che produrre 1 kWh l’anno con pannelli fotovoltaici (ci vogliono 5 euro) e assai meno che utilizzando l’energia nucleare. Per ora il Governo sta tentennando sull’efficienza energetica, il 31 dicembre scadranno le detrazioni del 55% e ancora non c’è luce sul futuro. Ci auguriamo che nell’arco dei prossimi mesi arrivi qualche buona notizia a rischiarare l’orizzonte.

Fonte: http://www.nextville.it/news/474
Articolo scritto da Emiliano Angelelli

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